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“Gesù è la vera giovinezza di un mondo invecchiato”

"Abbiamo bisogno di creare più spazi dove risuoni la voce dei giovani – afferma Papa Francesco -, perché la Chiesa non sia troppo concentrata su sé stessa, ma rifletta soprattutto Gesù Cristo. Questo comporta che riconosca con umiltà che alcune cose concrete devono cambiare"

Lo ha affermato Papa Francesco nelle premesse dell’esortazione apostolica “Christus vivit”

Papa Francesco

«Lui vive e ti vuole vivo!». Sono le prime parole che il Papa rivolge ad ogni giovane cristiano, nell’esortazione apostolica post sinodale “Christus vivit” a conclusione del Sinodo a loro dedicato: «Cristo vive – scrive il Papa nell’introduzione -. Egli è la nostra speranza e la più bella giovinezza di questo mondo. Tutto ciò che Lui tocca diventa giovane, diventa nuovo, si riempie di vita. Lui è in te, Lui è con te e non se ne va mai. Per quanto tu ti possa allontanare, accanto a te c’è il Risorto che ti chiama e ti aspetta per ricominciare. Quando ti senti vecchio per la tristezza, i rancori, le paure, i dubbi o i fallimenti, Lui sarà lì per ridarti la forza e la speranza».

Lo ha assicurato Francesco, definendo la sua esortazione apostolica «una lettera che richiama alcune convinzioni della nostra fede e, nello stesso tempo, incoraggia a crescere nella santità e nell’impegno per la propria vocazione». In quanto «pietra miliare nell’ambito di un cammino sinodale», il Papa si rivolge contemporaneamente a tutto il Popolo di Dio: «Ai pastori e ai fedeli – spiega il Santo Padre a proposito del documento di 183 pagine suddivise in nove capitoli -, perché la riflessione sui giovani e per i giovani interpella e stimola tutti noi. In alcuni paragrafi parlerò direttamente ai giovani e in altri proporrò approcci più generali per il discernimento ecclesiale. Mi sono lasciato ispirare dalla ricchezza delle riflessioni e dei dialoghi del Sinodo dell’anno scorso. Non potrò raccogliere qui tutti i contributi, che potrete leggere nel Documento Finale, ma ho cercato di recepire, nella stesura di questa lettera, le proposte che mi sembravano più significative. In questo modo, la mia parola sarà arricchita da migliaia di voci di credenti di tutto il mondo che hanno fatto arrivare le loro opinioni al Sinodo. Anche i giovani non credenti, che hanno voluto partecipare con le loro riflessioni, hanno proposto questioni che hanno fatto nascere in me nuove domande».

Quindi il Pontefice ha rivolto un invito: «Cari giovani – scrive nella conclusione dell’esortazione -, sarò felice nel vedervi correre più velocemente di chi è lento e timoroso. Correte attratti da quel Volto tanto amato, che adoriamo nella santa Eucaristia e riconosciamo nella carne del fratello sofferente. Lo Spirito Santo vi spinga in questa corsa in avanti. La Chiesa ha bisogno del vostro slancio, delle vostre intuizioni, della vostra fede. Ne abbiamo bisogno! E quando arriverete dove noi non siamo ancora giunti, abbiate la pazienza di aspettarci».

Nel secondo capitolo di “Christus vivit”, Papa Bergoglio ha ricordato la vicinanza di Gesù ai giovani: «È importante prendere coscienza che Gesù è stato un giovane – ricorda -. Ha dato la sua vita in una fase che oggi è definita come quella di un giovane-adulto. Egli è la vera giovinezza di un mondo invecchiato. Nel pieno della sua giovinezza iniziò la sua missione pubblica e quando diede la sua vita fino alla fine” il finale non è stato improvvisato. Tutta la sua giovinezza è stata una preparazione preziosa, in ognuno dei suoi momenti».

Poi, citando il Vangelo di Marco, Papa Francesco ha fatto notare come il Vangelo non pari della fanciullezza di Gesù, raccontandoci solo alcuni eventi della sua adolescenza e della fanciullezza. Un periodo compreso tra il ritorno della sua famiglia a Nazaret, dopo l’esilio, e il suo battesimo nel Giordano: «Le prime immagini di Gesù giovane adulto – conferma il Pontefice – sono quelle che ce lo presentano tra la folla accanto al fiume, venuto per farsi battezzare da suo cugino Giovanni il Battista come uno dei tanti del suo popolo. Quel battesimo non era come il nostro, che ci introduce alla vita della grazia, bensì è stata una consacrazione prima di iniziare la grande missione della sua vita. Nella sua fase giovanile Gesù si stava ‘formando’, si stava preparando a realizzare il progetto del Padre. La sua adolescenza e la sua giovinezza lo hanno orientato verso quella missione suprema. Tuttavia, non dobbiamo pensare che Gesù fosse un adolescente solitario o un giovane che pensava a sé stesso. Il suo rapporto con la gente era quello di un giovane che condivideva tutta la vita di una famiglia ben integrata nel villaggio. Aveva imparato il lavoro del padre e poi lo ha sostituito come falegname. Era un ragazzo del villaggio come gli altri e che aveva relazioni del tutto normali. Nessuno lo considerava un giovane strano o separato dagli altri. Grazie alla fiducia dei suoi genitori, Gesù si muove con libertà e impara a camminare con tutti gli altri».

Secondo il Papa, questi aspetti della vita di Gesù possono costituire un’ispirazione per ogni giovane: «Che cresce – precisa – e si prepara a compiere la sua missione. Nulla di tutto questo dovrebbe essere ignorato nella pastorale giovanile, per non creare progetti che isolino i giovani dalla famiglia e dal mondo, o che li trasformino in una minoranza selezionata e preservata da ogni contagio. Abbiamo bisogno, piuttosto, di progetti che li rafforzino, li accompagnino e li proiettino verso l’incontro con gli altri, il servizio generoso, la missione».

E il dialogo con i giovani aiuta anche la Chiesa a ringiovanirsi: «Essere giovani, più che un’età, è uno stato del cuore – osserva il Papa -. Quindi, un’istituzione antica come la Chiesa può rinnovarsi e tornare ad essere giovane in diverse fasi della sua lunghissima storia. La comunità ecclesiale, nei suoi momenti più tragici, sente la chiamata a tornare all’essenziale del primo amore. Chiediamo al Signore che liberi la Chiesa da coloro che vogliono invecchiarla, fissarla sul passato, frenarla, renderla immobile».

Quindi un’ulteriore richiesta: «Chiediamo anche che la liberi da un’altra tentazione – aggiunge il Santo Padre -. Credere che è giovane perché cede a tutto ciò che il mondo le offre, credere che si rinnova perché nasconde il suo messaggio e si mimetizza con gli altri. No. È giovane quando è sé stessa, quando riceve la forza sempre nuova della Parola di Dio, dell’Eucaristia, della presenza di Cristo e della forza del suo Spirito ogni giorno. È giovane quando è capace di ritornare continuamente alla sua fonte. Dobbiamo avere il coraggio di essere diversi, di mostrare altri sogni che questo mondo non offre, di testimoniare la bellezza della generosità, del servizio, della purezza, della fortezza, del perdono, della fedeltà alla propria vocazione, della preghiera, della lotta per la giustizia e il bene comune, dell’amore per i poveri, dell’amicizia sociale”, gli imperativi da raccogliere, a partire dalla consapevolezza che la Chiesa di Cristo può sempre cadere nella tentazione di perdere l’entusiasmo, perché non ascolta più la chiamata del Signore al rischio della fede, a dare tutto senza misurare i pericoli, e torna a cercare false sicurezze mondane».

E sono proprio i giovani, per il Papa, a poter aiutare la Chiesa a rimanere giovane: «A non cadere nella corruzione – precisa -, a non fermarsi, a non inorgoglirsi, a non trasformarsi in una setta, ad essere più povera e capace di testimonianza, a stare vicino agli ultimi e agli scartati, a lottare per la giustizia, a lasciarsi interpellare con umiltà. Chi di noi non è più giovane ha bisogno di occasioni per avere vicini la loro voce e il loro stimolo». Da qui la proposta del Santo Padre: «Abbiamo bisogno di creare più spazi dove risuoni la voce dei giovani – afferma Francesco -, perché la Chiesa non sia troppo concentrata su sé stessa, ma rifletta soprattutto Gesù Cristo. Questo comporta che riconosca con umiltà che alcune cose concrete devono cambiare, e a tale scopo ha anche bisogno di raccogliere la visione e persino le critiche dei giovani».

About Davide De Amicis (4359 Articles)
Nato a Pescara il 9 novembre 1985, laureato in Scienze della Comunicazione all'Università degli Studi di Teramo, è giornalista professionista. Dal 2010 è redattore del portale La Porzione.it e dal 2020 è direttore responsabile di Radio Speranza, la radio della Chiesa di Pescara-Penne. Dal 2007 al 2020 ha collaborato con la redazione pescarese del quotidiano Il Messaggero. In passato è stato direttore responsabile della testata giornalistica online Jlive radio, ha collaborato con Radio Speranza, scritto sulla pagina pescarese del quotidiano "Avvenire" e sul quotidiano locale Abruzzo Oggi.
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