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Un libro come una “lanterna magica”

Lo splendido romanzo di Alberto Caviglia ci racconta senza retorica cosa succederebbe se anche la Shoah divenisse una semplice ipotesi...

Considerazione in forma di prologo:

Mentre finisco la lettura del romanzo di Caviglia mi tornano in mente le parole di Ennio Flaiano in Fine di un caso: «nel nostro paese la forma più comune di imprudenza è quella di ridere, ritenendole assurde, delle cose che poi avverranno».

Ma procediamo con ordine.

La settimana scorsa entrando in una cartolibreria di Pescara trovo davanti a me alla cassa una signora, con un bambino di circa sei anni. Ad un certo punto con un guizzo (che non sarei capace di replicare neanche potendo tornare a quell’età) si stacca dalla madre (presumo…) e corre verso un espositore pieno di libri; una volta arrivato a destinazione il ragazzino comincia a sfogliarne un paio a caso. La signora richiamandolo all’ordine ride e lo apostrofa: «Vieni qui! Lascia stare quella roba! Quante volte ti ho detto che bisogna pensare alle cose serie e non ai libri?»

Tralasciando il sentimento di chi scrive, che attraverso la sopra citata frase in un baleno si è visto cancellato il senso del proprio lavoro (e quindi anche di una parte considerevole della  propria esistenza); la signora ha colto nel segno: i libri sono una cosa seria?

Per cercare di rispondere a questa domanda a me pare utile la lettura del romanzo dello scrittore e regista romano Alberto Caviglia, intitolato Olocaustico (Giuntina, 2020). La storia del giovane ebreo romano David Piperno che per inseguire il proprio sogno di diventare un grande regista decide di trasferirsi a Gerusalemme; qui comincia a lavorare allo Yad Vashem, il museo che tra le altre cose raccoglie le testimonianze dei sopravvissuti ai campi di concentramento, e proprio David è chiamato dietro alla macchina da presa a registrarle. Ma il suo lavoro quotidiano lo appassiona sempre di meno, come si intuisce dal continuo controllo delle notifiche dei suoi social. Vuole essere un regista, e la sua sceneggiatura de La lucertola mutante è lì a dimostrarlo: aspetta solo qualcuno che voglia farne un film.

Da qui parte il racconto di una storia che progressivamente assume tratti sempre più bizzarri, al limite della tragicommedia, ma che nasconde invece una profonda riflessione sul mondo contemporaneo, che  tra serio e faceto è oramai in continuo “equilibrio instabile”.

Sullo sfondo di un’affascinante Gerusalemme con i suoi riti e le sue tradizioni; tra sopravvissuti, un vecchio barbone, una fidanzata poco paziente, una mamma perennemente fuori luogo e fuori tempo, David è chiamato a sbrogliare una matassa che si è costruito da solo, ma che è anche conseguenza di un mondo in cui verità e finzione sono concetti non più chiaramente definibili.

Un libro consigliato a tutti quelli che vogliono leggere una storia divertente… ma tremendamente seria (chi lo segnala alla signora della cartolibreria?).

La copertina del libro
About Luca Mazzocchetti (44 Articles)
Nato il 2 luglio del 1985. Studia Lettere moderne all'Università "G. D'Annunzio"di Chieti e poi Didattica dell'italiano come L2 e LS presso la Facoltà di Lingue e letterature straniere nella sede di Pescara della stessa Università. Ha frequentato la Scuola vaticana di biblioteconomia. Bibliotecario professionista e docente di scuola secondaria e dell'ISSR "G. Toniolo" di Pescara; direttore della biblioteca "Carlo Maria Martini" e dell'archivio storico dell'Arcidiocesi di Pescara - Penne.