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Alle prese con l’ infodemia

La situazione difficile che stiamo vivendo potrebbe essere un'occasione per approcciarci in maniera migliore al mondo dell'informazione, e non solo ...

Con l’ultimo decreto del Presidente del Consiglio Giuseppe Conte chiamato significativamente Io resto a casa, dalla mattina del 10 marzo, tutta Italia è considerata “area protetta”: ciò significa che la popolazione è invitata a limitare al massimo la circolazione sul territorio nazionale (in sintesi: lavoro, necessità urgenti, problemi di salute), per evitare di facilitare i contagi del coronavirus; questa situazione è sicuramente assai difficile e delicata, perché invitare la popolazione a non uscire implica (ahimè …) una limitazione delle sue libertà fondamentali. Detto questo va però sottolineata la necessità di questo atto per quanto detto sopra e anche vista la buona risposta che sta dando nelle precedenti “zone rosse” (Lombardia, Veneto ed Emilia).

Quello che invece non sta dando buoni risultati è il trattamento della questione coronavirus di una parte del mondo della comunicazione, così come è discutibile il comportamento di alcuni cittadini nell’interpretare le informazioni provenienti da quei settori della comunicazione (file interminabili ai supermercati, non rispetto delle indicazioni governative ecc.). Quella parte di comunicazione fa cattiva informazione e ha sovente come unico scopo quello di cercare il colpo a effetto con titoli e articoli che alimentano la paura e sono densi di opinioni ma scarseggiano di fatti e notizie, onde garantirsi così “click” sui rispettivi siti oppure aumenti di vendite dei loro giornali.

Questo modo scorretto di fare comunicazione e informazione si aggiunge (purtroppo…) alla buona informazione, così che in Rete, come sugli altri media, ci troviamo davanti una quantità eccessiva di informazione che tutti noi facciamo fatica a gestire e a interpretare correttamente.

La stessa Organizzazione Mondiale della Sanità ha parlato del propagarsi di una infodemia: «Circolazione di una quantità eccessiva di informazioni, talvolta non vagliate con accuratezza, che rendono difficile orientarsi su un determinato argomento per la difficoltà di individuare fonti affidabili».(“Infodemia”, in URL:http://www.treccani.it/vocabolario/infodemia% 28 Neologismi% 29/).

Cosa fare quindi per tentare un approccio più lucido e oggettivo al mondo delle informazioni? Di seguito mi permetto di fornire alcuni suggerimenti:

  1. “Interroghiamo” quello che leggiamo o vediamo (Chi lo dice? Ci sono conferme? Chi lo conferma? Ci sono altre versioni?);
  2. Come viene comunicato il fatto/la notizia (che tipo di parole vengono utilizzate? Attenzione ai giudizi netti e definitivi, privi di argomenti a sostegno, e pronunciati come fossero verità assolute);
  3. Attenzione a non confondere i fatti e le opinioni, separiamoli sempre;
  4. Non è necessario documentarsi sullo stesso fatto in continuazione, perché ciò alimenta solamente l’ansia e ci porta a creare sempre più confusione (se ci sono novità importanti, si sapranno senz’altro attraverso uno dei canali a nostra disposizione);
  5. Evitiamo di farci strumenti della cattiva informazione (se non ci siamo ben documentati su una cosa, non diffondiamola).

Questi giorni sono sicuramente difficili e bisogna sempre rispettare le disposizioni che vengono via via emanate da chi ha responsabilità in tal senso (Governo, Ministeri ecc.), ma penso che possa essere utile da parte nostra fare anche un esercizio: “abitare l’incertezza”, accettare che non ci siano in queste situazioni di emergenza troppe sicurezze: così facendo probabilmente ci si renderà conto di quante e quali siano le potenzialità dell’uomo. Facciamo diventare un’emergenza un’occasione e usiamo il tempo in casa in modo creativo e riscopriamo quanto siamo stati costretti ad abbandonare, per via della frenetica vita quotidiana.

Facciamo un tentativo e come diceva san Francesco pian piano «ci sorprenderemo a fare l’impossibile».

About Luca Mazzocchetti (44 Articles)
Nato il 2 luglio del 1985. Studia Lettere moderne all'Università "G. D'Annunzio"di Chieti e poi Didattica dell'italiano come L2 e LS presso la Facoltà di Lingue e letterature straniere nella sede di Pescara della stessa Università. Ha frequentato la Scuola vaticana di biblioteconomia. Bibliotecario professionista e docente di scuola secondaria e dell'ISSR "G. Toniolo" di Pescara; direttore della biblioteca "Carlo Maria Martini" e dell'archivio storico dell'Arcidiocesi di Pescara - Penne.