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Covid-19, giovani: “La pandemia non diventi un alibi per non rialzarsi”

"Restiamo vicini con la preghiera – invita don Michele Falabretti -, ma anche con il ricordo e l’amicizia. Molti si stanno augurando che un tempo così difficile ci renda migliori e ci permetta di tornare alle nostre cose con un rinnovamento interiore. Me lo auguro anche io, anche se credo che non sarà un automatismo. Ci dovremo lavorare e spero che lo si possa fare insieme"

Lo ha affermato don Michele Falabretti, responsabile nazionale della Pastorale giovanile, presentando la 35ª Gmg

Don Michele Falabretti, direttore del Servizio nazionale di Pastorale giovanile

Domani, nella Domenica della Palme, ricorrerà anche la 35ª Giornata mondiale della gioventù (da vivere in ambito diocesano): la prima senza processione dei giovani in una piazza san Pietro vuota, a causa del Coronavirus che continua a restringere tutti nelle proprie case per arginare il contagio. Il tema della giornata, apparentemente paradossale, sarà “Giovane, dico a te, alzati!”: «Oggi alzarsi è l’ultima cosa che si può fare – commenta don Michele Falabretti, responsabile del Servizio nazionale per la pastorale giovanile (Snpg), all’agenzia di stampa Sir -. Ti alzi, fai pochi passi e sei arrivato già alla parete di casa. Ma c’è un alzarsi diverso che è quello del cuore, dello spirito, l’alzarsi interiore. Questo ci chiede lo sforzo di comprendere che ciò di cui disponiamo quotidianamente è qualcosa di molto prezioso e non possiamo attendere una pandemia per rendercene conto».

Ma lo stesso Coronavirus può essere uno stimolo a ripensare la propria vita, per quando sarà il momento di ripartire: «Non possiamo lasciare che la vicenda molto seria della pandemia – ammonisce il presbitero -, che ha dei costi in termini di sofferenza, di vite umane, di economia, passi senza rifletterci. Non si può tornare alla vita e non torneremo alle cose di prima, ricominciando da dove le abbiamo lasciate. Sentiamo dire che il virus è un castigo di Dio, ascoltiamo da varie parti dei mea culpa di chi crede che la pandemia sia il risultato delle nostre errate scelte di vita. Ecco, io non vorrei che diventassero alibi per non alzarsi di nuovo e non cominciare ad incidere come dovremmo con scelte che investono il nostro modo di stare accanto agli altri. E non posso nemmeno lamentarmi per l’assenza della Eucarestia, se poi non torno all’Eucarestia disposto a far sì che questa diventi la forma della mia vita. Non solo incontro e donazione con Cristo, ma diventare come Lui in termini di fraternità e di carità. Io credo che alzarsi voglia dire questo, altrimenti sarà tutto inutile. A questa Gmg mancherà il fatto di potersi incontrare. Voglio sperare, allo stesso modo, che in questo tempo ci sia almeno spazio per la riflessione e il silenzio».

Successivamente, sul sito web del Servizio nazionale per la pastorale giovanile don Michele Falabretti è tornato a parlare di Gmg: «Nessuno di noi – scrive – avrebbe mai immaginato una situazione del genere. Le parole non sono sufficienti a dire ciò che ci abita il cuore e, nello stesso tempo, sono necessarie perché qualcosa cominci a essere raccontato e riconosciuto. La morte, in diverse zone d’Italia, non ha risparmiato nessuna famiglia. Tutti hanno avuto almeno un parente o un amico caro da salutare. L’ombra della morte si prolungherà ancora per molto tempo, anche a causa dell’impossibilità di celebrare i riti del congedo. È un’esperienza di morte che in un certo senso si raddoppia».

Ma in tutto questo domani inizierà la Settimana santa: «Ci viene incontro – sottolinea il direttore del Servizio nazionale di pastorale giovanile – come la risposta cristiana al desiderio di speranza, di vita, di respiro che tutti cerchiamo in questo tempo. È la settimana in cui Gesù patisce, muore e risorge e forse mai come quest’anno vediamo il suo dolore nell’esperienza di molti ammalati, dei loro cari, di chi si sta prendendo cura di loro. Per questo sarà ancora più importante aiutare i ragazzi, gli adolescenti, i giovani a non perdere la possibilità di pregare insieme».

Da questo punto di vista, la tecnologia e i social network sono provvidenziali: «Le nuove tecnologie – riconosce Falabretti – sono un dono, perché aiutano a non perdersi di vista, ad accorciare le distanze, a ritrovarsi vicini; anche se non poter essere fisicamente presenti alle celebrazioni rende la preghiera non solo inedita, ma anche più faticosa». Da questo presupposto, il noto sacerdote ha rivolto un appello conclusivo: «Restiamo vicini con la preghiera – conclude -, ma anche con il ricordo e l’amicizia. Molti si stanno augurando che un tempo così difficile ci renda migliori e ci permetta di tornare alle nostre cose con un rinnovamento interiore. Me lo auguro anche io, anche se credo che non sarà un automatismo. Ci dovremo lavorare e spero che lo si possa fare insieme».

About Davide De Amicis (3840 Articles)
Nato a Pescara il 9 novembre 1985, laureato in Scienze della Comunicazione all'Università degli Studi di Teramo, è giornalista professionista. Dal 2010 è redattore del portale La Porzione.it e dal 2020 è direttore responsabile di Radio Speranza, la radio della Chiesa di Pescara-Penne. Dal 2007 al 2020 ha collaborato con la redazione pescarese del quotidiano Il Messaggero. In passato è stato direttore responsabile della testata giornalistica online Jlive radio, ha collaborato con Radio Speranza, scritto sulla pagina pescarese del quotidiano "Avvenire" e sul quotidiano locale Abruzzo Oggi.
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