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Sisma e Covid-19: “Troveremo la perseveranza creativa per costruire il futuro”

"Come credenti - ricorda il cardinale Petrocchi - abbiamo la certezza che ogni sofferenza, abitata dalla Pasqua di Gesù, viene riscattata e resa fonte di salvezza. Per questo il “terreno” umano dove è stato sparso un grande dolore, se vivificato con l’acqua del Vangelo, fruttifica in sovrabbondante risurrezione"

Lo ha affermato l’arcivescovo dell’Aquila Petrocchi, nell’odierno 11° anniversario del sisma

Il cardinale Giuseppe Petrocchi, arcivescovo de L'Aquila - Foto Marco Calvarese/Sir

In questo 2020 l’undicesimo anniversario del terremoto 6.3 Richter che alle 3.32 del 6 aprile 2009 ha devastato L’Aquila e l’Abruzzo, cade oggi nei giorni dell’emergenza sanitaria e del dramma sociale provocato dalla pandemia del Coronavirus Covid-19. Una coincidenza, questa, dalla quale l’arcivescovo dell’Aquila ha avviato il suo messaggio in occasione dell’anniversario: «A undici anni dal terremoto che ha devastato il nostro territorio – esordisce il cardinale Giuseppe Petrocchi -, un altro “shock” si abbatte sulla comunità aquilana. Questa volta si tratta di “onde-d’urto” non sismiche ma “virali”. Il famigerato Covid-19 ha causato i rovinosi “sussulti” sanitari che stiamo soffrendo. Solo quando questo “tsunami” pandemico, che si è drammaticamente abbattuto sulle nostre abitudini, entrerà nella fase di riflusso, potremo capire l’entità e l’ampiezza dei danni che ha provocato. Infatti, alcuni effetti-percepiti delle calamità sociali sono “successivi” all’evento, come l’ematoma su un corpo non compare subito, ma dopo un po’ di tempo dal colpo subìto. Anche le “risorse nascoste”, quelle custodite nei depositi profondi (personali e collettivi) e necessarie per affrontare le fasi di emergenza, si attivano nella misura in cui si prende coscienza-collettiva del disastro».

E il porporato ha invitato tutti ad utilizzare al meglio queste risorse nascoste: «La battaglia contro il coronavirus – ribadisce il porporato – può essere combattuta e vinta solo serrando le fila e mantenendo lo schieramento compatto della comunità, civile ed ecclesiale. Il rispetto severo delle norme decretate esige una disciplina condivisa, animata dall’amore e orientata verso una speranza che non sarà delusa. In questi casi non è sufficiente l’impegno di una “minoranza attiva” (per quanto ampia); non basta neppure che siano in “tanti” a mobilitarsi; occorre che “tutti” rispondano a questa “chiamata generale” e ciascuno faccia generosamente la propria parte. Bisogna mettere in “campo” una solidarietà intera, cioè a 360°, attenta a rilevare e soccorrere le nuove “urgenze” suscitate dalla condizione emergenzialeCompito, questo, che investe le Istituzioni, ma diventa anche “impresa” di popolo».

Candele accese, stanotte, per ricordare l’anniversario del sisma

Un’impresa possibile grazie al carattere e all’orgoglio degli aquilani: «Sui volti e nei gesti della Gente aquilana – osserva il cardinale Petrocchi – ricompaiono la stessa dignità indomita e la fierezza operosa dimostrate nei giorni del terremoto. Il cuore della comunità non deve perdere colpi o subire fibrillazioni disadattanti, ma, con ancora più vigore, deve pulsare flussi di coraggio, di “cittadinanza etica” e di tenace fiducia. Ancora una volta siamo tenuti a vincere la sfida contro un destino avverso. Pure in questi tornanti faticosi della nostra storia, troveremo la perseveranza creativa per andare avanti e costruire un futuro ricco di prospettive promettenti. La calma razionale e composta deve tradursi in partecipazione intelligente e fattiva».

Ecco perché, a detta dell’arcivescovo dell’Aquila, la commemorazione dell’anniversario del terremoto, in questo periodo è avvolta da un velo di tristezza aggiunta. Tra l’altro, proprio a causa dell’emergenza Coronavirus e delle restrizioni sociali imposte dal Governo nella necessità di arginare il contagio, stanotte non si è potuta svolgere la tradizionale fiaccolata in memoria delle vittime del sisma: «Tuttavia – ricorda rilancia Petrocchi -, l’allerta da coronavirus non riuscirà ad ammutolire la memoria del rovinoso sisma del 2009».

Infatti, nella notte, lo stesso arcivescovo dell’Aquila ha celebrato una messa in suffragio delle 309 vittime nella chiesa di Santa Maria del Suffragio (Anime sante), seguita dal suono dei 309 rintocchi di campana che nella notte hanno ricordato ogni singola vittima: «Questi suoni, mesti e solenni – sottolinea il porporato -, intendono abbracciare con la loro eco anche il dolore di tutte le famiglie che hanno perso i loro cari, spesso in circostanze strazianti, a causa del micidiale contagio. Vediamo quello che non c’è (la piazza vuota), ma dobbiamo difenderci dal rischio di non-vedere quello che c’è (la presenza morale ed affettiva dell’intera comunità)».

Ma il ricordo del sisma 2009 è stato anche visivo grazie alle lampade e ai lumi che, su invito dell’amministrazione comunale, tutti gli aquilani e non solo hanno accesso davanti alle finestre di casa: «Le 309 stelle (che rievochiamo) – ribadisce il cardinale Giuseppe Petrocchi – rimarranno sempre accese nel cielo spirituale e civile della città, così come brilleranno perennemente nell’anima dei loro cari. Nella notte di questo anniversario si accenderanno anche lampade e lumi per commemorare i morti da Covid-19. Così, alle luci del “firmamento” aquilano si aggiungono altri “bagliori”, simbolo di un’“appartenenza” destinata ad ardere per sempre».

Il terremoto e il Coronavirus, nonostante tutto, hanno comunque insegnato e insegno qualcosa: «Siamo chiamati, personalmente e insieme – invita l’arcivescovo dell’Aquila -, a comprendere la “lezione” che la storia, “magistra vitae”, ci sta dando. Gli insegnamenti, impressi sui tragici eventi di questo tempo, vanno letti attraverso “lenti” interpretative culturali e scientifiche, ma anche alla luce della fede. Certamente emerge con vigore un richiamo all’“essenziale” e l’energica spinta a distinguere saggiamente ciò che conta (e rimane!), rispetto a ciò che è effimero (e passa!). Come credenti abbiamo la certezza che ogni sofferenza, abitata dalla Pasqua di Gesù, viene riscattata e resa fonte di salvezza. Per questo il “terreno” umano dove è stato sparso un grande dolore, se vivificato con l’acqua del Vangelo, fruttifica in sovrabbondante risurrezione».

In conclusione, il cardinale ha espresso un’ulteriore riconoscenza: «Un grazie convinto e commosso – afferma – va a tutti coloro che si prodigano per respingere gli attacchi insidiosi del coronavirus. Il monumento al loro eroismo, prima che venga costruito sulle piazze, è già stato edificato nel cuore della gente. Chiedo alla Madonna (alla quale il 13 ottobre 2018 ho consacrato la Diocesi e la Città di L’Aquila) e ai santi Patroni che, con la loro intercessione, difendano il nostro territorio dagli attacchi del male e ci aiutino ad essere un popolo che – dopo aver attraversato una dura prova – avanza migliorato nella sua “identità” e più unito di prima per adempiere il compito che gli è stato affidato».

About Davide De Amicis (4380 Articles)
Nato a Pescara il 9 novembre 1985, laureato in Scienze della Comunicazione all'Università degli Studi di Teramo, è giornalista professionista. Dal 2010 è redattore del portale La Porzione.it e dal 2020 è direttore responsabile di Radio Speranza, la radio della Chiesa di Pescara-Penne. Dal 2007 al 2020 ha collaborato con la redazione pescarese del quotidiano Il Messaggero. In passato è stato direttore responsabile della testata giornalistica online Jlive radio, ha collaborato con Radio Speranza, scritto sulla pagina pescarese del quotidiano "Avvenire" e sul quotidiano locale Abruzzo Oggi.
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