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“Non pensiamo all’io, scegliamo la via di Dio perché la gente sia più felice”

"Cari fratelli e sorelle – ribadisce il Papa -, nella vita siamo sempre in cammino. E diventiamo ciò verso cui andiamo. Scegliamo la via di Dio, non quella dell’io; la via del sì, non quella del se. Scopriremo che non c’è imprevisto, non c’è salita, non c’è notte che non si possano affrontare con Gesù"

È stata l’esortazione rivolta oggi ai fedeli da Papa Francesco, pronunciando il Regina Caeli

Papa Francesco nella Biblioteca del Palazzo apostolico

Uscire dalla logica egocentrica dell’io, per passare a quella inclusiva di Dio. È stato questo il tema di fondo trattato da Papa Francesco, nella meditazione del Regina Caeli pronunciato oggi nella Biblioteca del Palazzo apostolico. Una riflessione innescata dal Vangelo odierno dei discepoli di Emmaus: «È una storia che inizia e finisce in cammino – premette il Papa -. C’è infatti il viaggio di andata dei discepoli che, tristi per l’epilogo della vicenda di Gesù, lasciano Gerusalemme e tornano a casa, a Emmaus, camminando per circa undici chilometri. È un viaggio che avviene di giorno, con buona parte del tragitto in discesa. E c’è il viaggio di ritorno. Altri undici chilometri, ma fatti al calare della notte, con parte del cammino in salita dopo la fatica del percorso di andata e tutta la giornata. Due viaggi, uno agevole di giorno e l’altro faticoso di notte. Eppure il primo avviene nella tristezza, il secondo nella gioia. Nel primo c’è il Signore che cammina al loro fianco, ma non lo riconoscono; nel secondo non lo vedono più, ma lo sentono vicino. Nel primo sono sconfortati e senza speranza; nel secondo corrono a portare agli altri la bella notizia dell’incontro con Gesù Risorto».

Due cammini diversi che parlano anche ai credenti di oggi, indicando due direzioni opposte: «C’è la via di chi, come quei due all’andata, si lascia paralizzare dalle delusioni della vita e va avanti triste – spiega il Pontefice -. E c’è la via di chi non mette al primo posto sé stesso e i suoi problemi, ma Gesù che ci visita, e i fratelli che attendono la sua visita, cioè i fratelli che attendono che noi ci prendiamo cura di loro».

Ecco, dunque, la svolta rilanciata dal Santo Padre: «Smettere di orbitare attorno al proprio io – esorta -, alle delusioni del passato, agli ideali non realizzati, a tante cose brutte che sono accadute nella propria vita. Tante volte noi siamo portati a orbitare, orbitareLasciare quello e andare avanti guardando alla realtà più grande e vera della vita. Gesù è vivo, Gesù mi ama. Questa è la realtà più grande. E io posso fare qualcosa per gli altri. È una bella realtà, positiva, solare, bella! L’inversione di marcia è questa. Passare dai pensieri sul mio io alla realtà del mio Dio; passare – con un altro gioco di parole – dai “se” al “sì”. Dai “se” al “sì”. Cosa significa? “Se fosse stato Lui a liberarci, se Dio mi avesse ascoltato, se la vita fosse andata come volevo, se avessi questo e quell’altro…”, in tono di lamentela. Questo “se” non aiuta, non è fecondo, non aiuta noi né gli altri. Ecco i nostri se, simili a quelli dei due discepoli. I quali passano però al sì. , il Signore è vivo, cammina con noi. , ora, non domani, ci rimettiamo in cammino per annunciarlo. , io posso fare questo perché la gente sia più felice, perché la gente migliori, per aiutare tanta gente. , sì, posso. Dal se al sì, dalla lamentela alla gioia e alla pace, perché quando noi ci lamentiamo, non siamo nella gioia; siamo in un grigio, in un grigio, quell’aria grigia della tristezza. E questo non aiuta neppure ci fa crescere bene. Dal se al sì, dalla lamentela alla gioia del servizio».

Un cambio di passo, quest’ultimo, avvenuto anche nei discepoli in un modo preciso: «Incontrando Gesù – ricorda Papa Bergoglio -. I due di Emmaus prima gli aprono il loro cuore; poi lo ascoltano spiegare le Scritture; quindi lo invitano a casa. Sono tre passaggi che possiamo compiere anche noi nelle nostre case. Primo, aprire il cuore a Gesù, affidargli i pesi, le fatiche, le delusioni della vita, affidargli i “se”; e poi, secondo passo, ascoltare Gesù, prendere in mano il Vangelo, leggere oggi stesso questo brano, al capitolo ventiquattro del Vangelo di Luca; terzo, pregare Gesù, con le stesse parole di quei discepoli Signore, “resta con noi” (v. 29). Signore, resta con me. Signore, resta con tutti noi, perché abbiamo bisogno di Te per trovare la via. E senza di Te c’è la notte».

Da qui l’invito finale di Papa Francesco: «Cari fratelli e sorelle – ribadisce -, nella vita siamo sempre in cammino. E diventiamo ciò verso cui andiamo. Scegliamo la via di Dio, non quella dell’io; la via del sì, non quella del se. Scopriremo che non c’è imprevisto, non c’è salita, non c’è notte che non si possano affrontare con Gesù. La Madonna, Madre del cammino, che accogliendo la Parola ha fatto di tutta la sua vita un “sì” a Dio, ci indichi la via».

About Davide De Amicis (4380 Articles)
Nato a Pescara il 9 novembre 1985, laureato in Scienze della Comunicazione all'Università degli Studi di Teramo, è giornalista professionista. Dal 2010 è redattore del portale La Porzione.it e dal 2020 è direttore responsabile di Radio Speranza, la radio della Chiesa di Pescara-Penne. Dal 2007 al 2020 ha collaborato con la redazione pescarese del quotidiano Il Messaggero. In passato è stato direttore responsabile della testata giornalistica online Jlive radio, ha collaborato con Radio Speranza, scritto sulla pagina pescarese del quotidiano "Avvenire" e sul quotidiano locale Abruzzo Oggi.
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