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Famiglia: “Si è riscoperta chiesa domestica, torni da protagonista a messa”

È forse tempo di pensare anche liturgie familiari – sottolinea Padre Marco Vianelli -, così domani, quando potremmo ritrovarci di nuovo insieme, sarà come respirare con due polmoni. L’immagine di una Chiesa che prega, fa catechesi rendendo ai figli ragione della propria fede, fa carità nei quotidiani gesti d’amore e di servizio"

Lo ha affermato Padre Marco Vianelli, direttore dell’Ufficio Cei di Pastorale familiare

«In queste settimane di lockdown la famiglia si è riscoperta “chiesa domestica” appropriandosi di gesti ordinari facendoli diventare extra-ordinari, perché abitati dalla presenza del Signore; l’auspicio è che alla ripresa delle messe le famiglie tornino in chiesa da protagoniste». Lo ha affermato Padre Marco Vianelli, direttore dell’Ufficio nazionale per la Pastorale della famiglia della Cei, il quale, intervistato dall’agenzia di stampa Sir, ha notato che il primo registro attivato dal lockdown è stata la preghiera: «Forme di preghiera familiare e interfamiliare – precisa il religioso – attraverso piattaforme come Zoom che consentono, ad esempio, la contemporanea partecipazione di diverse famiglie alla recita del rosario. E poi i gesti. Cominciare a chiedersi scusa o fare il pane azzimo per poterlo spezzare la domenica di Pasqua, ha fatto sì che una serie di atti che appartengano alla ferialità della famiglia – come fare il pane – siano divenuti “sacramentali”. In queste settimane, le famiglie hanno scoperto di essere immagine di una Chiesa che prega, che fa catechesi rendendo ai figli ragione della propria fede, fa carità nei quotidiani gesti d’amore e di servizio. Cristo si rende presente nell’amarsi degli sposi, afferma il n. 73 di Amoris Laetitia; pertanto, in forza del sacramento delle nozze, nelle famiglie vi sono dei tabernacoli».

Da qui una prima importante conclusione: «Certamente – osserva Padre Vianelli -, la chiesa domestica non vive senza Eucarestia, ma è grammatica per la chiesa grande. Sarà importante, quando ci torneremo, che questa esperienza possa essere riportata in chiesa. Le famiglie vogliano tornare a messa da protagoniste, che gesti simbolici ma significativi fatti a casa, come pregare insieme tenendosi per mano e guardandosi negli occhi, vengano compiuti anche in chiesa».

Padre Marco Vianelli, direttore Pastorale familiare Cei

Dunque, la dimensione ecclesiale e spirituale vissuta in questo periodo deve indurre ad una riflessione profonda, in attesa che possano riprendere le messe in presenza di popolo: «È forse tempo di pensare anche liturgie familiari – sottolinea il direttore dell’Ufficio nazionale per la Pastorale della famiglia Cei -, così domani, quando potremmo ritrovarci di nuovo insieme, sarà come respirare con due polmoni. L’immagine di una Chiesa che prega, fa catechesi rendendo ai figli ragione della propria fede, fa carità nei quotidiani gesti d’amore e di servizio».

Quindi Padre Vianelli ha fatto un paragone con le feste ebraiche di Pesach o Hanukkah: «Nelle quali – osserva – la famiglia si riunisce, compie gesti e preghiere avvertendo in essi una presenza e un’appartenenza». Quindi un ulteriore riferimento alle antiche domus ecclesiae cristiane: «Oggi la sfida pastorale più grande – rilancia Marco Padre Vianelli – è non perdere la preziosità di una significativa ritualità familiare, non alternativa ma complementare a quella nella chiesa parrocchiale».

Inoltre, alla domanda se anche le famiglie di conviventi o divorziati possano considerarsi chiese domestiche, ha risposto: «In Amoris Laetitia – ricorda Vianelli – il Papa distingue tra forme d’amore in piena contraddizione con il modello che il Signore ci propone e forme in parziale contraddizione. Non è che l’amore tra divorziati risposati o conviventi non sia amore o non possa in qualche modo contenere l’amore di Cristo; gli mancano però alcuni elementi che potrebbero portarlo a piena comunione. I divorziati risposati o conviventi non sono né esclusi né scomunicati, come ha chiarito il Papa; il Signore non è assente in quelle forme d’amore, ma nella dimensione sacramentale la sua presenza è più piena. Pur senza giudicare, occorre però chiarire che sposarsi o non sposarsi non è la stessa cosa. Dunque, anche se l’intensità dei gesti d’amore nella coppia non sposata è la stessa, sono diversi l’accesso alla grazia e la presenza del Signore».

Infine l’obiettivo da raggiungere: «La sfida pastorale – conclude –  è fare leva su quello che c’è e al tempo stesso far capire che cosa manca per conformarsi sempre più al modo di amare di Cristo».

About Davide De Amicis (4359 Articles)
Nato a Pescara il 9 novembre 1985, laureato in Scienze della Comunicazione all'Università degli Studi di Teramo, è giornalista professionista. Dal 2010 è redattore del portale La Porzione.it e dal 2020 è direttore responsabile di Radio Speranza, la radio della Chiesa di Pescara-Penne. Dal 2007 al 2020 ha collaborato con la redazione pescarese del quotidiano Il Messaggero. In passato è stato direttore responsabile della testata giornalistica online Jlive radio, ha collaborato con Radio Speranza, scritto sulla pagina pescarese del quotidiano "Avvenire" e sul quotidiano locale Abruzzo Oggi.
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