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Famiglia: “Le istituzioni facciano scelte coraggiose e lungimiranti che la rimettano al centro”

"Nella pandemia – ricorda la presidente del Senato Casellati - le famiglie hanno garantito la tenuta della società, sorretto l’impalcatura del Paese e consentito l’applicazione delle misure anti contagio. La loro funzione sociale ne è risultata rafforzata"

Lo ha affermato ieri il presidente della Cei Bassetti, intervenendo all’Assemblea generale del Forum delle associazioni familiari

Card. Gualtiero Bassetti, presidente della Cei - Ph: Cristian Gennari/Siciliani

«Come Chiesa, ma anche come Istituzioni, è necessario intervenire per evitare il baratro delle famiglie, che sono di fatto il Paese e non possono rischiare di pagare il prezzo più alto della crisi post Covid-19». Lo ha affermato ieri pomeriggio il cardinale Gualtiero Bassetti, presidente della Conferenza episcopale italiana, intervenendo all’Assemblea generale del Forum delle associazioni familiari, moderata dal presidente del Forum delle associazioni familiari Gigi De Palo, che si è tenuta in diretta streaming per la Giornata internazionale della famiglia: «Auspichiamo – confida il cardinale Bassetti – che le Istituzioni sappiano fare scelte coraggiose e lungimiranti di politiche che rimettano al centro la famiglia, indipendentemente dalla visione laica o religiosa in cui ci si ponga. Dimenticarsi di loro, rilegarle in un angolo, sarebbe un vulnus, un difetto, che non renderebbe giustizia ai 26 milioni di nuclei familiari che sono in Italia».

Successivamente, il porporato ha riconosciuto il valore e l’impegno delle famiglie italiane durante il lockdown: «Le famiglie italiane, vere e proprie chiese domestiche – sottolinea -, si sono confermate non solo il tessuto connettivo ma anche il cuore pulsante della vita nazionale. Padri e madri hanno dovuto improvvisarsi insegnanti, informatici, fare la spesa per i genitori anziani. Questi sacrifici meritano riconoscenza, perché le famiglie sono state un vero ammortizzatore sociale per tutti, Stato compreso. Le famiglie, infatti, fanno risparmiare sul bilancio statale, con il loro gratuito, silenzioso, efficace lavoro di cura, educazione, attenzione alla crescita dei figli che poi domani saranno medici, ricercatori, politici, sacerdoti, professionisti, i contribuenti della nostra società». Il cardinale Bassetti, ricordando come le famiglie nella storia siano sempre riuscite a risollevarsi anche di fronte alle epidemie, alle guerre, ha poi aggiunto: «Il momento è difficile, ma con l’impegno di tutti e con lo spirito giusto è possibile risorgere».

Maria Elisabetta Alberti Casellati, presidente del Senato

Per conto delle istituzioni, ha dapprima portato il suo saluto la presidente del Senato Maria Elisabetta Alberti Casellati: «Nella pandemia – ricorda la senatrice – le famiglie hanno garantito la tenuta della società, sorretto l’impalcatura del Paese e consentito l’applicazione delle misure anti contagio. La loro funzione sociale ne è risultata rafforzata. Le famiglie hanno sopportato il peso maggiore delle difficoltà quotidiane sia personali che economiche. Si sono prese cura dei figli, degli anziani, delle persone disabili e dei malati. Centro di vera solidarietà. Tutte le donne si sono fatte carico di ogni bisogno con energia, coraggio e generosità. Si sono rese protagoniste di una nuova resistenza».

Ma da questo punto di vista, le nuove modalità di organizzazione del lavoro utili durante l’emergenza «non possono tuttavia significare per le donne un ritorno al passato – ammonisce la Casellati -, ricacciandole dentro casa e con ciò vanificando il loro cammino di emancipazione. Occorre costruire attorno alla famiglia e al lavoro femminile un nuovo modello di sviluppo sociale ed economico dell’Italia del domani». Un nuovo modello di sviluppo che deve avere come primo punto quello della denatalità: «Che gli effetti della pandemia – osserva la presidente del Senato – ha aggravato allargando la distanza tra il desiderio di diventare genitori e la possibilità concreta di farlo. Alla necessità di una scuola che sia messa in grado di svolgere il suo ruolo formativo ed educativo senza deleghe improprie alle famiglie. Investire su di esse, significa investire sulle fondamenta stesse della nostra crescita come popolo e come Nazione».

Elena Bonetti, ministra della Famiglia

Quindi è intervenuta anche la ministra della Famiglia Elena Bonetti, lanciando un altro obiettivo: «Promuovere – afferma – delle politiche al servizio delle famiglie che siano davvero efficaci nel loro risultato rappresenta il bene del Paese, soprattutto in questo momento storico. Mai come ora le famiglie sono quello che la nostra stessa Costituzione aveva definito l’embrione fondamentale su cui si costituisce la dimensione comunitaria e sociale. In tempo di pandemia sono state luogo di educazione, di lavoro, di cura. L’applauso dalle finestre è stato un riconoscimento di questo valore fondamentale. Ma questa situazione di emergenza ci chiama ad una nuova responsabilità, che è quella di riconoscere ciò che è accaduto. Abbiamo perso quei legami di connessione consolidati negli anni, che ci hanno mostrato come l’umanità non possa essere vissuta e riconosciuta in modo settorializzato. Oggi serve investire nella dimensione della relazione tra le persone. E la famiglia è il luogo generativo principale di esse».

La ministra Bonetti, così come la senatrice Casellati, ha poi fatto notare l’importanza di promuovere il protagonismo femminile «in una visione che vede la donna libera di esprimere se stessa nell’esperienza della maternità e nello stesso tempo in ambito istituzionale, sociale e lavorativo». Ha infine concluso il suo intervento con un nuovo riferimento alla denatalità: «È una delle piaghe più grandi che dobbiamo affrontare – ribadisce la ministra Bonetti -. Ma attenzione, non è solo un grave problema. È il sintomo della fatica che facciamo come Paese di declinarci al futuro. Dobbiamo riconsegnare al Paese, partendo dalle famiglie, la ragione di questa speranza».

Gian Carlo Blangiardo, presidente Istat

E sul tema del crollo demografico ha fornito la propria analisi il presidente dell’Istat Gian Carlo Blangiardo: «L’emergenza sanitaria – approfondisce – ha comportato un drastico calo della natalità andando ad aggravare una situazione, quella italiana, già particolarmente critica. L’unico modo per contrastare questa dinamica demografica è promuovere delle politiche concrete di sostegno per le famiglie». Blangiardo ha poi riflettuto sui fattori che sono alla base del preoccupante fenomeno: «Secondo l’Istat – precisa – la conciliazione tra vita quotidiana e lavoro resta ancora difficile. Il 31,5% delle donne tra i 25 e i 49 anni, infatti, è senza occupazione e non la cerca per motivi legati alla maternità. Per quanto riguarda i padri, la quota di chi ha lasciato il lavoro per i figli è invece dell’11%. Tra l’altro c’è un alto rischio di povertà per coloro che scelgono di assumere responsabilità familiari». Ma l’esperienza di altri Paesi deve renderci ottimisti e propositivi: «Ci ha dimostrato – denota il presidente dell’Istat – che lavoro e famiglia si possono conciliare. Sarebbe quindi necessario perseguire quelle modalità normative, economiche, culturali per non dover continuare a guardare al futuro con preoccupazione. Rilanciare la famiglia è infatti un dovere morale per lo sviluppo del Paese».

Massimo Recalcati, psicoanalista

Ha concluso i lavori lo psicoanalista Massimo Recalcati, soffermandosi sull’approccio educativo con cui sono state costrette a misurarsi le famiglie italiane, in riferimento alla straordinarietà di questo tempo: «La vita umana – afferma – necessita di legami, radici, sentimenti di appartenenza, necessita di famiglia. Essa è una necessità della forma umana della vita, è il luogo primario dell’accoglienza. C’è una prima parola che traduce la funzione genitoriale ed è “eccomi”, con la quale il genitore risponde al grido del figlio nascente offrendo la propria presenza. Ciò genera due effetti. Il primo è l’umanizzazione della vita del figlio, mentre il secondo è quello di rendere la sua vita unica e insostituibile. Questo primo gesto dei genitori è stato messo a dura prova dalla violenza del virus, ma anche in questo caso, abbiamo risposto ripetendo la parola “eccomi”. Abbiamo offerto la nostra presenza che ha funzionato come una roccia per i nostri affetti più stabili».

About Davide De Amicis (4378 Articles)
Nato a Pescara il 9 novembre 1985, laureato in Scienze della Comunicazione all'Università degli Studi di Teramo, è giornalista professionista. Dal 2010 è redattore del portale La Porzione.it e dal 2020 è direttore responsabile di Radio Speranza, la radio della Chiesa di Pescara-Penne. Dal 2007 al 2020 ha collaborato con la redazione pescarese del quotidiano Il Messaggero. In passato è stato direttore responsabile della testata giornalistica online Jlive radio, ha collaborato con Radio Speranza, scritto sulla pagina pescarese del quotidiano "Avvenire" e sul quotidiano locale Abruzzo Oggi.
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