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Stragi del ’92: “I mafiosi non avevano previsto che l’esempio di Falcone e Borsellino sarebbe sopravvissuto”

"La password del computer del dottor Falcone, che conoscevo solo io, era “avanti” – rivela Giovanni Paparcuri, ex autista del magistrato -. Il messaggio è questo, “Andiamo avanti ad ogni costo”

Lo ha affermato oggi il presidente della Repubblica Sergio Mattarella, nel suo messaggio per la Giornata della legalità

I magistrati Giovanni Falcone e Paolo Borsellino

Nella Giornata della legalità, con il ricordo della Strage di Capaci nel suo 28° anniversario, il presidente della Repubblica Sergio Matterella non ha mancato di rivolgere il suo messaggio ai tanti studenti italiani che anche quest’anno avrebbero dovuto salpare con “La nave della legalità” da Civitavecchia a Palermo ma che, a causa della pandemia di Coronavirus Covid-19, hanno potuto farlo solo virtualmente: «La mafia – osserva Mattarella – si è sempre nutrita di complicità e di paura, prosperando nell’ombra. Le figure di Falcone e Borsellino, come di tanti altri servitori dello Stato caduti nella lotta al crimine organizzato, hanno fatto crescere nella società il senso del dovere e dell’impegno per contrastare la mafia e per far luce sulle sue tenebre, infondendo coraggio, suscitando rigetto e indignazione, provocando volontà di giustizia e di legalità».

Quindi il ricordo dei due attentati del 1992 compiuti da Cosa nostra, quello del 23 maggio in cui perse la vita il magistrato Giovanni Falcone con alcuni agenti della scorta e quello del 19 luglio, in cui morì il collega Paolo Borsellino con alcuni agenti della sua scorta: «Segnarono – ricorda il Capo dello Stato – il punto più alto della sfida della mafia nei confronti dello Stato e colpirono magistrati di grande prestigio e professionalità che, con coraggio e con determinazione, le avevano inferto durissimi colpi, svelandone organizzazione, legami, attività illecite».

Sergio Mattarella, presidente della Repubblica

Ma, a detta del presidente della Repubblica, nel progettare i due attentati i mafiosi avrebbero commesso l’errore di non considerare un aspetto decisivo: «Quel che avrebbe provocato nella società – spiega Mattarella -. Nella loro mentalità criminale, non avevano previsto che l’insegnamento di Falcone e di Borsellino, il loro esempio, i valori da loro manifestati, sarebbero sopravvissuti, rafforzandosi, oltre la loro morte. Diffondendosi, trasmettendo aspirazione di libertà dal crimine, radicandosi nella coscienza e nell’affetto delle tante persone oneste». E proprio le giovani generazioni, secondo il Presidente, sono stati tra i primi a comprendere il valore del sacrificio compiuto da Falcone e Borsellino: «E ne sono divenuti i depositari – constata –, in qualche modo anche gli eredi. Dal 1992, anno dopo anno, nuove generazioni di giovani si avvicinano a queste figure esemplari e si appassionano alla loro opera e alla dedizione alla giustizia che hanno manifestato».

Con l’occasione, il Capo dello Stato, ha inviato “un saluto caloroso” ai giovani delle scuole coinvolti nel progetto de “La nave della legalità” che «ricorda Giovanni Falcone e Paolo Borsellino. E, con loro, Francesca Morvillo e gli agenti Agostino Catalano, Walter Eddie Cosina, Rocco Dicillo, Vincenzo Li Muli, Emanuela Loi, Antonio Montinaro, Vito Schifani e Claudio Traina». Ricordando ancora l’impegno e il sacrificio di Falcone e di Borsellino, Mattarella si è rivolto così ai giovani: «Cari ragazzi – conclude -, il significato della vostra partecipazione, in questa giornata, è il passaggio a voi del loro testimone. Siate fieri del loro esempio e ricordatelo sempre».

E ieri sera, a Palermo, l’Azione cattolica diocesana ha ricordato Giovanni Falcone ospitando l’intervento di Giovanni Paparcuri, ex autista del giudice e ora custode del Museo Falcone-Borsellino ubicato al primo piano del Palazzo di giustizia palermitano: «È giusto andare a Capaci, all’albero Falcone, ma quelli sono luoghi di morte – sottolinea Paparcuri -, questi servitori dello Stato bisogna ricordarli per quello che hanno fatto in vita».

E l’ex autista del giudice Falcone, rivelando la password del suo computer, ha ricavato quello che sarebbe stato oggi il messaggio lasciato dal magistrato: «La password del computer del dottor Falcone, che conoscevo solo io, era “avanti” – rivela il collaboratore -. Il messaggio è questo, “Andiamo avanti ad ogni costo”». Inoltre Paparcuri, ricordando le vittime della strage, ha rivolto un monito alla società: «Queste persone non sono “eroi” – ammonisce -, perché, se le consideriamo tali, abbiamo l’alibi che quello che hanno fatto noi non possiamo farlo».

Guardando alla situazione attuale, infine, Paparcuri ha spiegato che «il problema della mafia oggi sta nella disonestà degli amministratori – conclude -, che poi fanno i paladini dell’antimafia. Salgono su un palco e parlano di onestà dietro un microfono, ma poi prendono le bustarelle o fanno le estorsioni dietro le quinte. Così la mafia non potrà essere mai sconfitta. Quando un mafioso vede che anche un amministratore pubblico ruba, capisce che ha terreno fertile».

About Davide De Amicis (4378 Articles)
Nato a Pescara il 9 novembre 1985, laureato in Scienze della Comunicazione all'Università degli Studi di Teramo, è giornalista professionista. Dal 2010 è redattore del portale La Porzione.it e dal 2020 è direttore responsabile di Radio Speranza, la radio della Chiesa di Pescara-Penne. Dal 2007 al 2020 ha collaborato con la redazione pescarese del quotidiano Il Messaggero. In passato è stato direttore responsabile della testata giornalistica online Jlive radio, ha collaborato con Radio Speranza, scritto sulla pagina pescarese del quotidiano "Avvenire" e sul quotidiano locale Abruzzo Oggi.
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