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“La sola paura che il discepolo deve avere è di allontanarsi da Dio”

"Non bisogna lasciarsi spaventare - esorta il Papa - da quanti cercano di spegnere la forza evangelizzatrice con l’arroganza e la violenza. Nulla, infatti, essi possono contro l’anima, cioè contro la comunione con Dio. Questa nessuno può toglierla ai discepoli, perché è un dono di Dio"

Lo ha affermato oggi Papa Francesco, presiedendo l’Angelus in piazza San Pietro

Papa Francesco saluta i fedeli - Foto SIR/Marco Calvarese

Attraverso il Vangelo di questa domenica (Mt 10,26-33), nel corso dell’Angelus di oggi, Papa Francesco fa riflettuto sull’invito rivolto da Gesù ai discepoli: «A non avere paura – afferma il Papa -, ad essere forti e fiduciosi di fronte alle sfide della vita, preavvisandoli delle avversità che li attendono. Il brano odierno fa parte del discorso missionario, con cui il Maestro prepara gli Apostoli alla prima esperienza di annuncio del Regno di Dio. Gesù li esorta con insistenza a “non avere paura”. La paura è uno dei nemici più brutti della nostra vita cristiana. Gesù esorta: “Non abbiate paura”, “non abbiate paura”».

E Gesù descrive tre situazioni concrete che i discepoli si troveranno ad affrontare: «Anzitutto, la prima – spiega il Pontefice -, l’ostilità di quanti vorrebbero zittire la Parola di Dio, edulcorandola, annacquandola, o mettendo a tacere chi la annuncia. In questo caso, Gesù incoraggia gli Apostoli a diffondere il messaggio di salvezza che Lui ha loro affidato. Per il momento, Lui lo ha trasmesso con cautela, quasi di nascosto, nel piccolo gruppo dei discepoli. Ma loro dovranno dire “nella luce”, cioè apertamente, e annunciare “dalle terrazze” – così dice Gesù – cioè pubblicamente, il suo Vangelo».

La seconda difficoltà che i missionari di Cristo incontreranno, a detta del Santo Padre, è la minaccia fisica contro di loro: «Cioè – approfondisce – la persecuzione diretta contro le loro persone, fino all’uccisione. Questa profezia di Gesù si è realizzata in ogni tempo. È una realtà dolorosa, ma attesta la fedeltà dei testimoni. Quanti cristiani sono perseguitati anche oggi in tutto il mondo! Soffrono per il Vangelo con amore, sono i martiri dei nostri giorni. E possiamo dire con sicurezza che sono più dei martiri dei primi tempi, tanti martiri, soltanto per il fatto di essere cristiani. A questi discepoli di ieri e di oggi che patiscono la persecuzione, Gesù raccomanda “Non abbiate paura di quelli che uccidono il corpo, ma non hanno potere di uccidere l’anima” (v. 28). Non bisogna lasciarsi spaventare da quanti cercano di spegnere la forza evangelizzatrice con l’arroganza e la violenza. Nulla, infatti, essi possono contro l’anima, cioè contro la comunione con Dio. Questa nessuno può toglierla ai discepoli, perché è un dono di Dio. La sola paura che il discepolo deve avere è quella di perdere questo dono divino, la vicinanza, l’amicizia con Dio, rinunciando a vivere secondo il Vangelo e procurandosi così la morte morale, che è l’effetto del peccato».

Il terzo tipo di prova che gli apostoli si troveranno a fronteggiare è la più sottile ed insidiosa: «Gesù – osserva Papa Bergoglio – la indica nella sensazione, che alcuni potranno sperimentare, che Dio stesso li abbia abbandonati, restando distante e silenzioso. Anche qui esorta a non avere paura, perché, pur attraversando queste e altre insidie, la vita dei discepoli è saldamente nelle mani di Dio, che ci ama e ci custodisce».

Il ritorno dei fedeli in piazza San Pietro

Per Francesco queste corrispondono a tre tentazioni: «Edulcorare il Vangelo – precisa -, annacquarlo; seconda, la persecuzione; e terza, la sensazione che Dio ci ha lasciati da soli. Anche Gesù ha sofferto questa prova nell’orto degli ulivi e sulla croce: “Padre, perché mi hai abbandonato?”, dice Gesù. Alle volte si sente questa aridità spirituale; non ne dobbiamo avere paura. Il Padre si prende cura di noi, perché grande è il nostro valore ai suoi occhi. Ciò che importa è la franchezza, è il coraggio della testimonianza, della testimonianza di fede: “riconoscere Gesù davanti agli uomini” e andare avanti facendo del bene». Da qui la preghiera: «Maria Santissima – afferma Papa Francesco -, modello di fiducia e di abbandono in Dio nell’ora dell’avversità e del pericolo, ci aiuti a non cedere mai allo sconforto, ma ad affidarci sempre a Lui e alla sua grazia, perché la grazia di Dio è sempre più potente del male».

Dopo la recita dell’Angelus, il Santo Padre ha parlato di alcuni dei temi di stretta attualità, a partire dalla Giornata mondiale del rifugiato celebrata ieri: «La crisi provocata dal Coronavirus – osserva il Papa – ha messo in luce l’esigenza di assicurare la necessaria protezione anche alle persone rifugiate, per garantire la loro dignità e sicurezza. Vi invito ad unirvi alla mia preghiera per un rinnovato ed efficace impegno di tutti a favore della effettiva protezione di ogni essere umano, in particolare di quanti sono stati costretti a fuggire per situazioni di grave pericolo per loro o per le loro famiglie».

E un altro aspetto su cui la pandemia ci ha portato a riflettere, è poi quello del rapporto tra uomo e ambiente: «La chiusura – constata il Pontefice – ha ridotto l’inquinamento e ha fatto riscoprire la bellezza di tanti luoghi liberi dal traffico e dai rumori. Ora, con la ripresa delle attività, tutti dovremmo essere più responsabili della cura della casa comune. Apprezzo le molteplici iniziative che, in ogni parte del mondo, nascono “dal basso” e vanno in questo senso. Ad esempio, a Roma oggi ce n’è una dedicata al fiume Tevere. Ma ce ne sono tante in altre parti! Possano favorire una cittadinanza sempre più consapevole di questo bene comune essenziale».

Inoltre, approfittando della festa del papà che oggi si svolge nella sua Argentina, Bergoglio ha indirizzato un pensiero a tutti i padri: «Assicuro la mia vicinanza e preghiera a tutti i papà – sottolinea -. Tutti noi sappiamo che fare il papà non è un mestiere facile! Per questo preghiamo per loro. Ricordo in maniera speciale anche i nostri padri che continuano a proteggerci dal Cielo».

Infine il saluto ai pellegrini, tornati più numerosi a partecipare all’Angelus in piazza San Pietro: «Saluto tutti voi – conclude il Papa -, cari fedeli romani e pellegrini venuti da varie parti d’Italia – adesso incominciano a vedersi, i pellegrini – e, sempre più, anche da altri Paesi – qualcuno: vedo le bandiere… Saluto in particolare voi giovani. Oggi ricordiamo San Luigi Gonzaga, un ragazzo pieno di amore per Dio e per il prossimo; morì giovanissimo, qui a Roma, perché si prendeva cura dei malati di peste. Alla sua intercessione affido i giovani di tutto il mondo. E a tutti auguro una buona domenica. Per favore, non dimenticatevi di pregare per me. Buon pranzo e arrivederci!».

About Davide De Amicis (3928 Articles)
Nato a Pescara il 9 novembre 1985, laureato in Scienze della Comunicazione all'Università degli Studi di Teramo, è giornalista professionista. Dal 2010 è redattore del portale La Porzione.it e dal 2020 è direttore responsabile di Radio Speranza, la radio della Chiesa di Pescara-Penne. Dal 2007 al 2020 ha collaborato con la redazione pescarese del quotidiano Il Messaggero. In passato è stato direttore responsabile della testata giornalistica online Jlive radio, ha collaborato con Radio Speranza, scritto sulla pagina pescarese del quotidiano "Avvenire" e sul quotidiano locale Abruzzo Oggi.
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