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Covid-19: “È il tempo della grazia in cui il Signore ci invita a seguirlo con forza”

"In questo tempo – riflette Giuseppe Notarstefano, vice presidente per il Settore Adulti di Azione cattolica -, una Chiesa missionaria, in uscita, che va incontro alle persone, ha bisogno dei laici. Ha bisogno di una missionarietà che è interpretata dalla testimonianza tipica dei laici. Viviamo in un mondo frammentato e individualizzato, in cui la vita sociale è faticosa e dove si trascura la dimensione del bene comune. E il laicato assume un protagonismo importante, perché il cammino della comunità permette di stare dentro la concretezza dell’esistenza degli uomini, vicino ai valori del Vangelo"

Lo ha affermato oggi il segretario generale della Cei, monsignor Stefano Russo, incontrando la Consulta delle Aggregazioni laicali

Mons. Stefano Russo, segretario generale della Cei - Ph: Cristian Gennari/Siciliani

È stato il segretario generale della Conferenza episcopale italiana, monsignor Stefano Russo, ad aprire l’incontro online dal tema “Le realtà ecclesiali, segno di speranza”, avvenuto oggi in streaming e promosso dalla Consulta delle Aggregazioni laicali per interrogarsi sul modo di essere Chiesa al tempo della pandemia: «Che tempo è questo che viviamo? – s’interroga il presule -. L’impressione, anche rispetto a quello che sta avvenendo ed è avvenuto, è che si sia aperta come una ferita, una ferita che fa fatica a rimarginarsi, a chiudersi. È il tempo in cui anche noi siamo chiamati a metterci in quell’atteggiamento presentato nel Vangelo “Molti lo seguirono ed Egli li guarì”. Molti seguirono Gesù fino al lungo cammino della Croce. Gesù, il ferito, il piagato, l’oltraggiato compensa con il suo sacrificio ogni piaga, ogni ferita dell’umanità. È il passaggio della Pasqua che fa sì che, seguendolo in questo cammino, possiamo essere addirittura portatori di quella stessa guarigione». Da qui il paragone con l’attualità: «Come cristiani – osserva monsignor Russo – dobbiamo saperci interrogare su questo particolare momento storico che, soprattutto per noi, può essere un tempo di grazia. È questo lo sguardo che dobbiamo avere sulla realtà che stiamo vivendo. Forse anche noi, come dice Isaia, ci sentiamo un po’ come delle canne inclinate, come delle fiamme smorte, incapaci di dire e fare qualcosa che possa essere un segno forte. Ma questo è il tempo della grazia, in cui il Signore ci invita a seguirlo con forza, ad affidarci a lui senza condizioni. Solo così possiamo leggerlo ed essere noi stessi segno di quella grazia».

Giuseppe Notarstefano, vice presidente Settore Adulti Azione cattolica

Successivamente, sono state le singole aggregazioni laicali ad intervenire: «In questo tempo – riflette Giuseppe Notarstefano, vice presidente per il Settore Adulti di Azione cattolica -, una Chiesa missionaria, in uscita, che va incontro alle persone, ha bisogno dei laici. Ha bisogno di una missionarietà che è interpretata dalla testimonianza tipica dei laici. Viviamo in un mondo frammentato e individualizzato, in cui la vita sociale è faticosa e dove si trascura la dimensione del bene comune. E il laicato assume un protagonismo importante, perché il cammino della comunità permette di stare dentro la concretezza dell’esistenza degli uomini, vicino ai valori del Vangelo. Un’attenzione che viene dal Concilio e dal Magistero di Papa Francesco». Secondo il vicepresidente Adulti di Azione Cattolica, inoltre, in questa fase storica la sfida più grande è quella della mediazione culturale: «Con la capacità del mondo cattolico – continua Notarstefano – di elaborare una visione dell’ecologia integrale fondata sulle sollecitudini del Santo Padre nella Laudato Si’, a partire da proposte concrete in materia di economia con un modello di crescita attento alla vita delle persone. L’incontro di oggi si rivela particolarmente importante, perché vuole testimoniare proprio quello stile di fraternità che oggi i cristiani, o laici credenti, sono tenuti a portare nel mondo, con un desiderio di amore per la vita che ha un forte valore profetico. Il segno che la Consulta ha voluto dare va proprio in questa prospettiva, il mondo ha bisogno di vedere che siamo capaci di pensarci come un noi al servizio del bene comune».

Mario Landi, coordinatore nazionale Rinnovamento nello Spirito

Quindi è intervenuto il coordinatore nazionale di Rinnovamento nello Spirito: «In un tempo nel quale assistiamo ad una recrudescenza degli egoismi territoriali, nazionali, professionali e sociali – afferma Mario Landi -, il laicato cattolico è chiamato a dare una risposta guardando al bene comune della società». A suo dire povertà, accoglienza dei deboli e degli emarginati, e risposte concrete ai lavoratori sono i temi su cui il laicato cattolico, con le sue peculiarità, è chiamato a collaborare: «Perché, come afferma Papa Francesco, nessuno si salva da solo», ricorda Landi. A proposito della presenza dei cattolici nel dibattito politico, il coordinatore nazionale del Rinnovamento nello spirito ha poi messo in luce come «essi siano scomparsi, perché da sempre visti come un serbatoio elettorale. E non di idee e testimonianze. Oggi i cattolici – aggiunge – sono chiamati a dare risposte alla vita sociale, senza perdere il senso profondo del Vangelo e senza cadere nell’illusione di una rappresentazione politica unitaria, esperienza del passato. Spesso sono considerati come una sorta di pronto soccorso sui problemi. C’è invece bisogno di progetti di più largo respiro in ordine al lavoro, al Terzo settore che non può essere la cenerentola della vita sociale dove tutto diventa o capitalismo o statalismo. Il Terzo settore fatto di associazioni, volontariato e progetti sociali, deve trovare alleanze che non siano solo unità ecclesiali, ma parlino anche a quella parte di società civile che, sebbene fuori dall’esperienza cattolica, agisce per il bene comune e la dignità della persona». Mario Landi ha concluso il suo intervento facendo un riferimento all’utilizzo massivo della rete e dei social nei mesi di lockdown: «Possono essere una grande occasione di crescita ma anche di imbarbarimento – ammonisce -, sia sul piano sociale che della fede. Dobbiamo sfruttarne il bene. Ma il virtuale non può sostituirsi al reale di cui c’è bisogno».

Roberto Fontolan, direttore del Centro internazionale di Comunione e liberazione

Inoltre, è intervenuto il direttore del Centro internazionale di Comunione e liberazione Roberto Fontolan: «Il futuro del laicato cattolico – premette -, non può essere scisso da quello che oggi è il cristianesimo e da come questo risponde ai bisogni del tempo presente». Per Fontolan il tema della pandemia ci investe su due livelli, il primo dei quali esistenziale: «Per tutte le domande, angosce e paure – spiega – che l’esplosione del virus ha portato nelle nostre vite. Ci siamo sentiti tutti un po’ come Giobbe, perché abbiamo chiesto a Dio il motivo di quello che stava accadendo. Il secondo livello è invece quello delle tante realtà che si sono mosse autonomamente, grazie alla ricchezza del tessuto sociale italiano che, nonostante tutto, è ancora caratterizzato da carità, apertura e accoglienza. Anche se il sistema dei poteri e della politica sembra avere fra i suoi obiettivi quello di cancellarle». Ma la loro presenza, secondo l’esponente di Comunione e liberazione, è stata fondamentale «in quanto ha contribuito a non far andare il Paese alla deriva». Quindi le sue conclusioni: «La pandemia – tira le somme – ha quindi posto domande molto radicali sul senso della vita. Ma il Signore accompagna sempre le nostre esistenze, ponendoci davanti un amico, una presenza che ci è vicina nella sofferenza. La speranza c’è in quanto la presenza di Dio è radicata nel presente della nostra storia umana».

Adriano Roccucci, responsabile italiano Comunità di Sant’Egidio

Ha concluso l’incontro online l’intervento del responsabile italiano della Comunità di Sant’Egidio Adriano Roccucci: «Come dice Papa Francesco – ricorda – ci troviamo in un passaggio d’epoca. Come laicato cattolico, dobbiamo essere dentro la storia con quelle che sono le armi dei cristiani: la preghiera, la liturgia, la Bibbia, la capacità di leggere la storia alla luce del Vangelo. Con una vicinanza piena di Misericordia per gli uomini e le donne del nostro tempo, a partire dai poveri». Roccucci, in particolare, ha testimoniato come la Comunità di Sant’Egidio ha vissuto questo periodo, sottolineando i due principali ambiti che hanno visto la comunità protagonista: «Da un lato l’impegno sulla strada, a fianco di chi più soffriva le conseguenze della pandemia – racconta -, e dall’altra la vicinanza alle tante persone che in Italia hanno iniziato ad avere problemi per sfamare loro stesse e la famiglia». Infine, ha espresso il suo dissenso «per una cultura – denuncia – che ha visto nei mesi del lockdown lo scarto degli anziani, vittima di vere e proprie stragi nelle Rsa. Credo che oggi si ponga il problema di rigenerare un istituto familiare intorno agli anziani, perché la loro vita sia valorizzata e non destinata alla solitudine e allo scarto nelle case di riposo. È una delle grandi questioni del futuro su cui il laicato cattolico può dare un contributo concreto per l’umanizzazione della società».

About Davide De Amicis (4359 Articles)
Nato a Pescara il 9 novembre 1985, laureato in Scienze della Comunicazione all'Università degli Studi di Teramo, è giornalista professionista. Dal 2010 è redattore del portale La Porzione.it e dal 2020 è direttore responsabile di Radio Speranza, la radio della Chiesa di Pescara-Penne. Dal 2007 al 2020 ha collaborato con la redazione pescarese del quotidiano Il Messaggero. In passato è stato direttore responsabile della testata giornalistica online Jlive radio, ha collaborato con Radio Speranza, scritto sulla pagina pescarese del quotidiano "Avvenire" e sul quotidiano locale Abruzzo Oggi.
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