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“Rimettiamoci alla sequela di Cristo, imbocchiamo una strada senza ritorno”

"Questa pandemia - s'interroga l'arcivescovo Valentinetti - non ci ha insegnato niente? Non ci ha insegnato ad essere un po’ più umani? A tornare ad essere un po’ più solidali? Un po’ più a capire che siamo interdipendenti gli uni dagli altri? Se non siamo capaci di capire quanto questa interdipendenza è interpersonale, intercittadina, interregionale e internazionale, l’umanità è smarrita"

È il monito espresso ieri dall’arcivescovo Valentinetti, che a Pescara ha presieduto la messa in onore di Sant’Andrea

L'arcivescovo presiede la santa messa sul palco mobile in via del Concilio

Al tempo del Coronavirus Covid-19 ieri mattina si è celebrata all’aperto, su di un palco mobile allestito all’esterno della chiesa in via del Concilio a Pescara davanti a 200 fedeli seduti distanziati e con mascherina, la tradizionale messa domenicale in onore di Sant’Andrea presieduta dall’arcivescovo di Pescara-Penne monsignor Tommaso Valentinetti e concelebrata dal parroco Padre Carlo Mattei.

Nell’omelia, il presule ha avviato la riflessione riprendendo estrapolando una frase dalla lettura del primo Libro dei Re: «“Piacque agli occhi del Signore che Salomone avesse domandato questa cosa. Poiché hai domandato questa cosa la sapienza e non hai domandato per te molti giorni, una lunga vecchiaia, né hai domandato per te ricchezza, né hai domandato la vita dei tuoi nemici, ma hai domandato per te il discernimento nel giudicare. Ecco, faccio secondo la tua parola”. Con questa frase si determina quanto sia importante il credente, ma forse non solo il credente, anche per l’uomo che vuole vivere la sua vita nella serenità, avere la capacità di discernimento, la capacità di giudizio, la sapienza di cosa fare al momento opportuno e la pagina del Vangelo fa eco a questa parola, dicendo che “la vera sapienza è cercare un grande tesoro o cercare una perla preziosa”. Cercare e trovare, fare un cammino e la sapienza è il grande tesoro e la grande perla preziosa. Le capacità del sapere, del discernimento della propria vita e della propria esistenza. Bisogna fare fatica, certamente. Cercare non è mai semplice, trovare è certamente dono di Dio. Ma Gesù questa perla preziosa e questo tesoro a cosa le identifica? Le identifica al Regno di Dio. D’altra parte l’inizio della pagina del Vangelo è “Il Regno dei cieli è simile a un tesoro nascosto nel campo”. E ancora “È simile a un mercante che va in cerca di perle preziose”. Ma un’altra parola del Vangelo dice “Lì dov’è il tuo tesoro, lì è il tuo cuore”».

L’arcivescovo Valentinetti pronuncia l’omelia

Partendo da queste premesse, l’arcivescovo Valentinetti ha fatto comprendere l’essenza del Regno di Dio: «Esso – spiega – è innanzitutto una questione di interiorità, di cuore. “Il Regno di Dio è già in mezzo a voi”. Ma il grande tesoro del Regno di Dio corrisponde ai tesori che abbiamo nel cuore? Domandiamoci, spiritualmente, quali sono i nostri tesori. Il nostro tesoro è la fede? Il nostro tesoro è l’amore reciproco? Il nostro tesoro è l’umiltà? Il nostro tesoro è la preghiera? O i nostri tesori sono altri, che ci allontanano da questa dimensione spirituale? Ma attenzione. Si può avere un tesoro spirituale, ma si deve avere anche un tesoro umano, la piena umanità. Ciò che sembra che gli uomini del nostro tempo abbiano smarrito».

L’esempio di ciò arriva dall’analisi dell’attualità: «Fratelli, sorelle – interroga l’arcivescovo di Pescara-Penne -, questa pandemia non ci ha insegnato niente? Non ci ha insegnato ad essere un po’ più umani? A tornare ad essere un po’ più solidali? Un po’ più a capire che siamo interdipendenti gli uni dagli altri? Se questa mattina, stando a messa, siamo costretti a portare la mascherina, me compreso per primo, è perché siamo interdipendenti in quanto se mi ammalo io, vi ammalate tutti quanti voi. E se non siamo capaci di capire quanto questa interdipendenza è interpersonale, intercittadina, interregionale e internazionale, l’umanità è smarrita, il tesoro nel campo non c’è più. La perla preziosa si smarrisce perché, nel profondo, la fede è da custodire. Ma è da custodire un’umanità che oggi gli uomini del nostro tempo sembrano aver smarrito. Le notizie che sentiamo in continuazione, violenze, femminicidi, situazione di degrado morale. Anche coloro che potrebbero e dovrebbero essere le persone chiamate a custodire i principi fondamentali, molto probabilmente, sembrano averli smarriti».

E allora monsignor Valentinetti è tornato a porsi l’interrogativo: «Qual è il tesoro? – afferma – Qual è la pietra preziosa? La ricchezza? La forza? La potenza? La sopraffazione? Sono queste le ricchezze di questo mondo? Questa è la perla preziosa? Questo è il tesoro del campo? No fratelli, il Regno dei cieli è la parabola ultima del Vangelo di oggi. Sarà un Regno dei cieli di giudizio, dove i pesci buoni saranno messi nei canestri e i pesci cattivi saranno buttati via. Ma abbiamo smarrito anche questo senso del giudizio divino».

Per questo l’arcivescovo ha rivolto un’esortazione ai fedeli pescaresi: «Se vogliamo onorare veramente Sant’Andrea – invita -, dobbiamo raccomandarci alla sua intercessione. Lui che il tesoro nel campo l’ha trovato veramente e la perla preziosa l’ha trovata veramente alla sequela di Gesù Cristo. Rimettiamoci alla sequela di Gesù Cristo, rimettiamoci alla sequela del Vangelo. Ridiamo alla nostra società i principi, che sono prima di tutto umani e poi anche di fede e cristiani. Rimettiamoci su questa strada, perché ne stiamo imboccando una senza ritorno. E queste situazioni che stiamo sperimentando, non vorrei esser profeta di sventure, purtroppo le sperimenteremo sempre di più se i potenti di questo mondo non capiranno questa capacità di interdipendenza e di globalità, non solo di globalizzazione, dentro cui oggi vive il genere umano. In quella ecologia globale a cui siamo richiamati da Papa Francesco. Ecologia globale ed ecologia umana. Ci aiuti il Signore, la sua grazia, e ci aiuti la potente intercessione di Sant’Andrea  a cui raccomandiamo anche i tanti morti del mare e, particolarmente, le situazioni luttuose dei questi ultimi mesi che hanno colpito la marineria pescarese (la morte dell’ex portavoce Mimmo Grosso, stroncato dal Covid-19) la quale, giustamente, questa volta, non si sente di fare festa, ma di rispettare il ricordo di chi è andato alla casa del Padre».

La statua di Sant’Andrea viene imbarcata sulla Erminio Padre

Al termine della celebrazione eucaristica, l’arcivescovo Valentinetti è partito alla volta di Cermignano (Teramo), proseguendo la visita alle parrocchie che più colpite dalla pandemia. A margine della messa, il sindaco di Pescara ha fatto proprie le parole del presule: «Dobbiamo guardare avanti – conclude Carlo Masci – e fare la processione in mare anche con un sola barca, per rispettare la tradizione e andare verso un futuro migliore, imparando dall’accaduto che siamo tutti nello stesso mondo, che dobbiamo curare stando uniti. Nessuno può pensare di muoversi da solo in questa realtà così interdipendente». Infatti, dal palco di via del Concilio, ha preso il via la prima parte della processione del santo compiuta a piedi, attraverso via Bologna, via Buozzi e il lungomare Matteotti, fino alla Madonnina. Da qui però l’effige del santo, caricata a bordo di un pick-up dell’Associazione Salvamento, e le autorità hanno proseguito autonomamente fino all’imbarco sul motopeschereccio Erminio Padre, ormeggiato eccezionalmente sulla banchina sud del porto: «Per problemi di fondale – spiega Riccardo Padovano, del Comitato organizzatore –, la barca non poteva ormeggiare sulla banchina nord».

L’imbarcazione, dopo aver issato l’effige del santo e accolto le autorità, ha solcato il mare della costa pescarese in solitudine per lanciarvi quattro corone di fiori in memoria dei suoi caduti delle marinerie nord-sud, del pescatore Cristian Dell’Osa e del compianto ex portavoce Mimmo Grosso. A lui è stato dedicato anche un poster, con su scritto “Buon vento Papà”, affisso sul fianco sinistro del motopeschereccio. Una quinta corona di fiori è stata invece depositata al monumento ai Caduti in mare. Al rientro al porto, l’effige del santo è stata accolta dai fuochi pirotecnici.

About Davide De Amicis (4378 Articles)
Nato a Pescara il 9 novembre 1985, laureato in Scienze della Comunicazione all'Università degli Studi di Teramo, è giornalista professionista. Dal 2010 è redattore del portale La Porzione.it e dal 2020 è direttore responsabile di Radio Speranza, la radio della Chiesa di Pescara-Penne. Dal 2007 al 2020 ha collaborato con la redazione pescarese del quotidiano Il Messaggero. In passato è stato direttore responsabile della testata giornalistica online Jlive radio, ha collaborato con Radio Speranza, scritto sulla pagina pescarese del quotidiano "Avvenire" e sul quotidiano locale Abruzzo Oggi.
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