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“Pensiamo alla fine, smettiamola di odiare”

"Non possiamo pretendere per noi il perdono di Dio – avverte il Papa -, se non concediamo a nostra volta il perdono al nostro prossimo. È una condizione. Pensa alla fine, al perdono di Dio, e smettila di odiare; caccia via il rancore, quella mosca fastidiosa che torna e torna. Se non ci sforziamo di perdonare e di amare, nemmeno noi verremo perdonati e amati"

È stato l’invito rivolto ieri all’Angelus da Papa Francesco

Papa Francesco saluta i fedeli - Foto SIR/Marco Calvarese

«Pensiamo alla fine, smettiamola di odiare». È stato l’invito centrale rivolto da Papa Francesco nell’Angelus di ieri, nell’ambito del quale si è soffermato sul significato del perdono: «Oggi (ieri per chi legge), al mattino, mentre celebravo la Messa – confida il Papa ai fedeli riuniti in piazza San Pietro, nel rispetto delle norme di distanziamento fisico – mi sono fermato, sono stato colpito da una frase della prima Lettura, nel libro del Siracide. La frase dice così “Ricorda la fine e smetti di odiare”. Bella frase! Pensa alla fine! Pensa che tu sarai in una bara… e ti porterai l’odio lì? Pensa alla fine, smetti di odiare! Smetti il rancore. Pensiamo a questa frase, tanto toccante “Ricorda la fine e smetti di odiare”. Non è facile perdonare, perché nei momenti tranquilli uno dice “Sì, questo me ne ha fatte di tutti i colori ma anch’io ne ho fatte tante. Meglio perdonare per essere perdonato”. Ma poi il rancore torna, come una mosca fastidiosa d’estate che torna e torna e torna… Perdonare non è soltanto una cosa di un momento, è una cosa continua contro questo rancore, questo odio che torna».

Da qui il monito di Papa Bergoglio: «Non possiamo pretendere per noi il perdono di Dio – avverte -, se non concediamo a nostra volta il perdono al nostro prossimo. È una condizione. Pensa alla fine, al perdono di Dio, e smettila di odiare; caccia via il rancore, quella mosca fastidiosa che torna e torna. Se non ci sforziamo di perdonare e di amare, nemmeno noi verremo perdonati e amati».

Dopo la recita dell’Angelus, il Pontefice è tornato a parlare degli incendi che nei giorni scorsi hanno devastato il campo profughi di Moria nell’Isola di Lesbo: «Lasciando migliaia di persone senza un rifugio, seppure precario – ricorda il Santo Padre -. È sempre vivo in me il ricordo della visita compiuta là e dell’appello lanciato assieme al patriarca ecumenico Bartolomeo e all’arcivescovo Ieronymos di Atene, ad assicurare un’accoglienza umana e dignitosa a donne e uomini migranti, ai profughi e a chi cerca asilo in Europa».

Quindi Papa Francesco ha espresso «solidarietà e vicinanza a tutte le vittime di queste drammatiche vicende. In queste settimane si assiste in tutto il mondo – in tante parti – a numerose manifestazioni popolari di protesta, che esprimono il crescente disagio della società civile di fronte a situazioni politiche e sociali di particolare criticità. Mentre esorto i dimostranti a far presenti le loro istanze in forma pacifica – aggiunge il Papa -, senza cedere alla tentazione dell’aggressività e della violenza, faccio appello a tutti coloro che hanno responsabilità pubbliche e di governo di ascoltare la voce dei loro concittadini e di venire incontro alle loro giuste aspirazioni, assicurando il pieno rispetto dei diritti umani e delle libertà civili. Invito infine le comunità ecclesiali che vivono in tali contesti, sotto la guida dei loro Pastori, ad adoperarsi in favore del dialogo, sempre in favore del dialogo, e in favore della riconciliazione».

About Davide De Amicis (4244 Articles)
Nato a Pescara il 9 novembre 1985, laureato in Scienze della Comunicazione all'Università degli Studi di Teramo, è giornalista professionista. Dal 2010 è redattore del portale La Porzione.it e dal 2020 è direttore responsabile di Radio Speranza, la radio della Chiesa di Pescara-Penne. Dal 2007 al 2020 ha collaborato con la redazione pescarese del quotidiano Il Messaggero. In passato è stato direttore responsabile della testata giornalistica online Jlive radio, ha collaborato con Radio Speranza, scritto sulla pagina pescarese del quotidiano "Avvenire" e sul quotidiano locale Abruzzo Oggi.
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