Ultime notizie

Covid-19: “Sentiamo la responsabilità di affrontare strade nuove per ridisegnare il volto della Chiesa”

"Si tratta - precisa il cardinale Bassetti - di prendersi a cuore le persone, la loro dignità, la casa comune, il creato; di curare e custodire le relazioni, di coltivare e alimentare il dinamismo della comunione, che vive di incontro e di reale condivisione; di tessere con convinzione e gratuità una rete di alleanze sociali per promuovere insieme il bene comune, di ciascuno e di tutti"

Lo ha affermato ieri il presidente della Cei Bassetti, aprendo il Consiglio episcopale permanente

Il cardinale Gualtiero Bassetti, presidente della Conferenza episcopale italiana

È partita da “alcune immagini” dei mesi appena trascorsi l’introduzione del cardinale Gualtiero Bassetti, arcivescovo di Perugia-Città della Pieve e presidente della Conferenza episcopale italiana, al Consiglio permanente dei vescovi italiani che si aperto ieri a Roma, per concludersi domani, nel rispetto delle necessarie misure anticontagio: «I reparti ospedalieri trasformati in terapie intensive – premette il porporato -, la vita esposta a criteri di selezione e di scarto, l’isolamento che ha privato di affetti e conforti religiosi nel passaggio decisivo. Le bare anonime caricate su camion militari. Le restrizioni delle libertà, le attività sospese, i tradizionali luoghi d’incontro deserti. Un uomo affaticato e solo, che sale la china sotto la pioggia, e poi benedice una Piazza vuota in cui, significativamente, l’umanità intera si è riconosciuta presente. Questi fotogrammi, carichi di forza evocativa, ci costringono a mantenere vivo lo sguardo su ciò che abbiamo vissuto nel far fronte alla pandemia. Nel contempo, ci testimoniano che davvero nulla sarà come prima. Tanto soffrire, tanto morire, tutto sarebbe sperperato se tornassimo alla vita di sempre, con la stoltezza di chi dimentica il dramma e il messaggio che la sapienza cristiana ne riceve – afferma ancora citando l’arcivescovo di Milano, monsignor Mario Delpini -. Come Pastori siamo consapevoli di dover ripensare la forma dell’esperienza della fede, il nostro stesso ministero e, più in generale, la vita delle nostre comunità».

E nel corso dell’emergenza la Chiesa ha fatto molto: «Le nostre Chiese – ricorda il cardinale – hanno messo a disposizione un numero incredibile di strutture. Le nostre realtà hanno accompagnato e sostenuto la speranza di molti, abitando i tempi vuoti e gli spazi circoscritti, la solitudine degli anziani e la situazione inedita delle famiglie. Quanti gesti semplici di attenzione e vicinanza, quante proposte di preghiera e animazione, di catechesi e liturgia a distanza! Non sono mancati abusi e derive individualistiche, ma (con i loro limiti) anche le forme virtualiche vanno necessariamente confinate al tempo dell’emergenza hanno permesso a tanti di continuare a sperimentare un senso di appartenenza ecclesiale e, in senso più ampio, di sentirsi comunità».

Da qui l’elogio al «coraggio e alla dedizione umana e professionale di operatori sanitari, cappellani di ospedale e volontari delle Caritas e di altre associazioni. Silenziosi artigiani della cultura della prossimità e della tenerezza – come li ha definite il Papa -. Come la testimonianza solidale giunta da diocesi, parrocchie, comunità religiose, sacerdoti e laici, che sul territorio si sono fatti carico di vecchi e nuovi bisogni, a partire da chi si è ritrovato senza lavoro e alle prese con gravi difficoltà economiche, esposto a un’incertezza lacerante». Ma al di là del contributo della Chiesa italiana, l’emergenza resta e occorre uno sforzo collettivo per arginarla. Per questo, il presidente della Cei ha rivolto un appello a farsi carico di «quanti, a livello globale, anche in questa emergenza – sottolinea – sono costretti a pagare il prezzo più alto a causa di ingiustizie e disuguaglianze sociali, fino a ritrovarsi discriminati nella stessa possibilità di accesso alle cure, derubati della loro dignità dall’indifferenza del mondo».

La seduta inaugurale del Consiglio episcopale permanente

Quindi il cardinale Gualtiero Bassetti ha espresso un monito: «Indifferenza, sufficienza e arroganza – riflette – che hanno avuto il loro peso nel condurre un atteggiamento aggressivo e predatorio nei confronti dell’ambiente. Ora è sotto gli occhi di tutti la stoltezza che ci ha visti proseguire imperterriti, pensando di rimanere sempre sani in un mondo malato», come ha denunciato Papa Francesco. Il presidente dei vescovi italiani ha poi paragonato la situazione attuale a quella della prima comunità cristiana, riunita intorno agli apostoli: «È una comunità che sperimenta il pericolo – approfondisce -, per reagire al quale non fa conto tanto su analisi o su nuove strategie, ma si raccoglie in preghiera. È questa unità, più forte delle difficoltà come di ogni legittima differenza, che ci fa Chiesa, popolo di Dio; un’unità che matura, appunto, radicandosi nella relazione con il Signore. In Lui troviamo la chiave per interpretare e discernere ciò che accade, gli avvenimenti della storia personale e di quella collettiva. A indebolirci non sono mai state le prove, ma le nostre tiepidezze e infedeltà, la mondanità spirituale che ci allontana da una vita evangelica di povertà e di disponibilità, portandoci a pascere noi stessi invece di quanti ci sono affidati».

Partendo da questo presupposto, il cardinale ha rilanciato il compito della Chiesa italiana a tutti i livelli: «Il nostro contributo alla ripresa ha la forma di un annuncio essenziale, radicato nel Crocifisso Risorto – ribadisce Bassetti -, che rimane l’unica vera novità che abbiamo da offrire al Paese. Un annuncio lontano dalla tentazione di ridurre il Cristianesimo a una serie di princìpi, a una morale o a uno spiritualismo disincarnato. Un annuncio che muove da un ascolto paziente, fino a lasciarsi interrogare e coinvolgere a fondo da quello che accade, sviluppando in noi un’umile comprensione e una solidale compassione per le persone ferite; un annuncio che rende liberi, perché introduce alla verità e narra la fedeltà di Dio anche in questo scenario; un annuncio che risponde a responsabilità educative, passa dalla celebrazione dei sacramenti e si concretizza in stili di vita e in segni visibili di servizio, di carità e giustizia, che ridonano speranza e rendono fraterna l’esistenza. È con questo sguardo che intendiamo affrontare i prossimi mesi – in riferimento all’Assemblea generale dei vescovi italiani in programma dal 16 al 19 novembre. Saranno tutt’altro che facili; a maggior ragione, sosteniamoci reciprocamente», intraprendendo quel cammino di «conversione pastorale e missionaria, che non può lasciare le cose come stanno», come richiesto da Papa Francesco già nell’Evangelii gaudium: «Se ieri la stessa espressione di “Chiesa ospedale da campo” – ricorda il presidente della Cei – poteva risolversi in un’immagine suggestiva, oggi diventa la realtà che attende e impegna la nostra risposta. Lontani dall’essere nostalgici, lamentosi o ripiegati su improbabili scorciatoie, sentiamo la responsabilità di affrontare strade nuove, lungo le quali ridisegnare il volto della nostra presenza ecclesiale. Si tratta di prendersi a cuore le persone, la loro dignità, la casa comune, il creato; di curare e custodire le relazioni, di coltivare e alimentare il dinamismo della comunione, che vive di incontro e di reale condivisione; di tessere con convinzione e gratuità una rete di alleanze sociali per promuovere insieme il bene comune, di ciascuno e di tutti».

In seguito ancora un riferimento a quanto detto il Papa ai vescovi il 22 maggio 2017 “Camminare insieme è la via costitutiva della Chiesa”: «Forse – ipotizza il cardinale -, proprio le celebrazioni senza la presenza del popolo ci hanno fatto sentire con più forza la ricchezza di carismi e ministeri che anima le nostre comunità e rende tale la Chiesa. Questa stagione ci impegna a far crescere il senso di appartenenza e di corresponsabilità, dando tempo al riconoscimento, all’ascolto e alla stima dell’altro, arrivando ad assumere in maniera concorde e convinta scelte condivise».

About Davide De Amicis (4378 Articles)
Nato a Pescara il 9 novembre 1985, laureato in Scienze della Comunicazione all'Università degli Studi di Teramo, è giornalista professionista. Dal 2010 è redattore del portale La Porzione.it e dal 2020 è direttore responsabile di Radio Speranza, la radio della Chiesa di Pescara-Penne. Dal 2007 al 2020 ha collaborato con la redazione pescarese del quotidiano Il Messaggero. In passato è stato direttore responsabile della testata giornalistica online Jlive radio, ha collaborato con Radio Speranza, scritto sulla pagina pescarese del quotidiano "Avvenire" e sul quotidiano locale Abruzzo Oggi.
Contact: Website