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Scuola: “Per il 28% degli studenti almeno un loro compagno, dal lockdown, ha smesso di frequentarla”

"I numeri - spiega Daniela Fatarella, direttrice generale di Save the children - ci confermano la preoccupazione profonda per il rischio di un’impennata nella dispersione scolastica: gli studenti hanno subito conseguenze significative dalla Dad, che non sempre è stata efficace e che si sta lasciando alle spalle danni forse irreparabili"

Emerge dall’indagine “I giovani ai tempi del Coronavirus”, realizzata da Ipsos per Save the Children

La sanificazione di un'aula scolastica

Il 28% degli studenti italiani ha dichiarato che almeno un loro compagno di classe, dal lockdown di questa primavera ad oggi, avrebbe smesso di frequentare le lezioni (tra questi, un quarto ritiene che siano addirittura più di 3 i ragazzi che non partecipano più alle lezioni). È il dato più importante che spicca dall’indagine “I giovani ai tempi del Coronavirus”, realizzata da Ipsos per Save the Children su di un campione di adolescenti tra i 14 e i 18 anni, i quali sono stati intervistati per comprendere le loro opinioni, stati d’animo e aspettative: «Una voce, quella dei ragazzi e delle ragazze – sottolinea Save the Children -, che mette in luce il vero impatto, spesso sottovalutato, della chiusura delle scuole e del loro funzionamento a singhiozzo. A partire dal fenomeno delle assenze prolungate che sono, di fatto, l’anticamera della dispersione».

In base ai dati raccolti, Save the Children ha stimato che circa 34 mila studenti delle scuole secondarie di secondo grado, potrebbero aggiungersi a fine anno ai dispersi della scuola. E mentre con il decreto legge approvato stanotte dal Consiglio dei ministri è slittata all’11 gennaio la ripresa dell’attività didattica in presenza, per il 50% degli studenti delle scuole secondarie di secondo grado, a detta degli adolescenti intervistati, tra le cause principali delle assenze dalla Didattica a distanza (Dad), «vi è la difficoltà delle connessioni e la fatica a concentrarsi nel seguire la didattica dietro uno schermo. Difficoltà che sembrerebbero avere un duro impatto nella loro preparazione scolastica: più di uno studente su tre (35%) si sente più impreparato di quando andava a scuola in presenza e il 35% quest’anno deve recuperare più materie dell’anno scorso. Quasi quattro studenti su dieci dichiarano di avere avuto ripercussioni negative sulla capacità di studiare (37%). Gli adolescenti dicono di sentirsi stanchi (31%), incerti (17%), preoccupati (17%), irritabili (16%), ansiosi (15%), disorientati (14%), nervosi (14%), apatici (13%), scoraggiati (13%), in un caleidoscopio di sensazioni negative di cui parlano prevalentemente con la famiglia (59%) e gli amici (38%), ma che per più di 1 su 5 rimangono un pesante fardello da tenersi dentro, senza condividerlo con nessuno (22%)».

E gli studenti lamentano il poco coinvolgimento nelle scelte legate al contrasto alla pandemia di Covid-19. Misure che, in virtù dell’interruzione della didattica in presenza, li hanno visti penalizzati. In particolare, «il 65% di loro è convinto di star pagando in prima persona per l’incapacità degli adulti di gestire la pandemia, il 43% si sente accusato dagli adulti di essere tra i principali diffusori del contagio, mentre il 42% ritiene ingiusto che agli adulti sia concesso di andare al lavoro, mentre ai giovani non è concesso di andare a scuola».

Insomma, quello che è appena trascorso viene considerato un anno sprecato da quasi un adolescente su due (il 46%), che in ogni caso è costretto a vivere in un mondo di incontri virtuali, ha fatto riscoprire a molti di loro il valore della relazione “dal vivo” con i coetanei. Per quanto lo studio ha dimostrato che quasi un quarto degli adolescenti (23%), in questo anno di pandemia, ha realizzato che uscire non è poi così importante e che si possono mantenere le relazioni anche on line. Di contro, l’85% dei ragazzi intervistati afferma invece di aver compreso quanto sia importante uscire con gli amici, andare fuori e relazionarsi “in presenza”. In un’età di cambiamento come quella dell’adolescenza, il tema delle relazioni personali è fondamentale e tra le “privazioni” che i ragazzi hanno sofferto di più, c’è anche quella di non aver potuto vivere esperienze sentimentali importanti per la loro età (63%). Inoltre, stanchezza (31%), incertezza (17%) e preoccupazione (17%) sono i principali stati d’animo che hanno dichiarato di vivere gli adolescenti in questo periodo, oltre a disorientamento, apatia, tristezza e solitudine. Guardando al futuro, solo 1 su 4 ritiene che “tornerà tutto come prima” (26%) e la stessa percentuale ritiene che “continueremo ad avere paura”, mentre il 43% vede l’esperienza che sta vivendo come uno spartiacque che sdogana, anche dopo il vaccino, il fatto che “staremo comunque insieme in modo diverso, più on line” (43%).

Daniela Fatarella, direttrice Save the children Italia

A decidere sulla ripartenza e sul futuro sarà la politica, alle cui decisioni i giovani si sono mostrati particolarmente interessati: il 69% di loro, infatti, ha sentito in qualche modo parlare del Next Generation Eu e una gran parte degli intervistati, guarda con interesse alle occasioni che potrebbe offrire per il loro futuro, tanto da auspicare che mediante questo Fondo vengano incrementati i finanziamenti per l’ingresso nel mondo del lavoro dei giovani (30%) o la possibilità di studiare gratuitamente all’estero (17%) e all’università (17%). Riguardo alle priorità per il Paese su cui i giovani pensano si debba investire, emergono il lavoro (29%), la salute (21%) e la lotta alla povertà (19%) e l’ambiente (12%): «Questo anno – spiega Daniela Fatarella, direttrice generale di Save the children – ha fortemente condizionato la vita di milioni di bambini e adolescenti e in particolare questi ultimi, che hanno subito un allontanamento più lungo dalle aule scolastiche. Si sono ritrovati soli, in una condizione nuova e restrittiva a gestire scuola e relazioni a distanza e non tutti hanno resistito. I numeri ci confermano la preoccupazione profonda per il rischio di un’impennata nella dispersione scolastica: gli studenti hanno subito conseguenze significative dalla Dad, che non sempre è stata efficace e che si sta lasciando alle spalle danni forse irreparabili».

È fondamentale agire subito con dei ‘ristori’ anche per questi ragazzi, perché stanno perdendo non solo competenze ma soprattutto motivazione, allontanandosi velocemente dalla scuola e, con essa, dalle loro opportunità per costruirsi un futuro. Guardano alla politica con speranza e curiosità ed è ora che la politica sia all’altezza delle loro aspettative, utilizzando un fondo – Next Generation Eu – che proprio alle nuove generazioni dovrebbe essere dedicato, per dare nuova linfa e impulso a combattere un orizzonte con poche prospettive, soprattutto per coloro che vivono in condizioni di difficoltà».

Raffaella Milano, direttore programmi Italia-Europa Save the Children

Secondo i dirigenti di Save the children, in questa crisi gli adolescenti sono rimasti invisibili: «E l’impatto prodotto su di loro dalla chiusura delle scuole – ammonisce Raffaella Milano, direttrice dei Programmi Italia-Europa di Save the Children – è ancora gravemente sottovalutato. Corriamo il rischio che le lunghe assenze dalla scuola si trasformino in definitivo abbandono e che tante ragazze e ragazzi – in questa grave crisi economica – finiscano per ingrossare le fila del lavoro sfruttato. Non dimentichiamo – aggiunge – che già nel 2019, prima della pandemia, in Italia un ragazzo su otto abbandonava la scuola con in tasca solo la licenza media. Dai territori più difficili dove operiamo ci giungono continui segnali di allarme, nonostante l’impegno di scuole e educatori. È necessario riaprire subito le scuole in sicurezza con un’offerta educativa potenziata, soprattutto nei territori più difficili, per scongiurare un ulteriore allargamento delle diseguaglianze. Ed è necessario – come gli stessi ragazzi indicano – dedicare le risorse del Next Generation prioritariamente al futuro dei più giovani, con un forte e concreto investimento di lungo periodo sull’infrastruttura educativa, vera leva per lo sviluppo del Paese».

About Davide De Amicis (4359 Articles)
Nato a Pescara il 9 novembre 1985, laureato in Scienze della Comunicazione all'Università degli Studi di Teramo, è giornalista professionista. Dal 2010 è redattore del portale La Porzione.it e dal 2020 è direttore responsabile di Radio Speranza, la radio della Chiesa di Pescara-Penne. Dal 2007 al 2020 ha collaborato con la redazione pescarese del quotidiano Il Messaggero. In passato è stato direttore responsabile della testata giornalistica online Jlive radio, ha collaborato con Radio Speranza, scritto sulla pagina pescarese del quotidiano "Avvenire" e sul quotidiano locale Abruzzo Oggi.
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