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Don Roberto sacerdote: “Un segno di speranza, la Chiesa non si ferma”

"Voglio ringraziare il Signore - afferma don Roberto Grifaci -, perché mi ha dato questo grande dono sicuramente non meritato, ma nella sua bontà e misericordia Lui sa chi scegliere. Poi mi affido al Signore. Dico “Ci penserai Tu nel mio ministero, mi darai Tu la forza di esserti sempre unito”. Lo ringrazio, perché si è manifestato sia nelle vicende positive, ma soprattutto in quelle negative"

Lo ha affermato giovedì l’arcivescovo Valentinetti, ordinando sacerdote don Roberto Grifaci nella Cattedrale di San Cetteo

Don Roberto Grifaci durante l'ordinazione impartita dall'arcivescovo Valentinetti

È stato un segno di speranza e di ripartenza, per la Chiesa di Pescara-Penne, l’ordinazione sacerdotale del diacono 38enne – originario di Trapani – don Roberto Grifaci avvenuta giovedì 25 marzo (festa liturgica dell’Annunciazione del Signore a Maria) nella Cattedrale di San Cetteo a Pescara. Una celebrazione, quella presieduta dall’arcivescovo di Pescara-Penne monsignor Tommaso Valentinetti, che ha visto un’ampia partecipazione di fedeli e sacerdoti concelebranti – tra cui il vicario generale monsignor Francesco Santuccione e don Domenico Di Pietropaolo che l’ha introdotto – per quello che le norme anti-Covid hanno permesso.

E il presule, nell’omelia, ha voluto contestualizzare questa ordinazione facendo un parallelismo con quanto suggerito dalla prima lettura del giorno, tratta dal libro del profeta Isaia: «Questa parola – esordisce l’arcivescovo Valentinetti – ci ha ricordato un momento molto difficile della vita del popolo d’Israele e viene chiesto un segno o perlomeno viene espresso il desiderio di avere un segno. Era un momento molto difficile. Non vorrei fare applicazioni immediate, ma tutti noi stiamo vivendo da più di un anno un momento molto difficile e, all’inizio di questa celebrazione, ho proprio detto che questa ordinazione sacerdotale vuole essere un segno, un segno di speranza. L’evangelizzazione non si ferma, la celebrazione dei sacramenti non si ferma, la vita della comunità ecclesiale non si ferma. Non si ferma nonostante le fatiche, le difficoltà, nonostante le inadempienze – forse anche nostre – nel cercare di sopperire a tutte le mancanze, ma resta sempre vera la Parola del Signore “Dio è con noi. La Vergine concepirà e partorirà un figlio chiamato Emmanuele, perché Dio è con noi. Questa piccola frase “Dio è con noi”, se vi divertite a guardarla sul messalino, è stata aggiunta al testo che abbiamo proclamato. Perché mentre tutto il testo è preso dal capitolo settimo, questa piccolissima frase è presa dal capitolo 8. Quasi la liturgia ci dice “Non abbiate paura, non abbiate timore, non abbiate ripensamenti, Dio è con noi, Dio non ci abbandona, Dio non ci lascia soli”. E questa ordinazione presbiterale l’abbiamo voluta come un segno, anche in questo tempo di pandemia l’abbiamo desiderato da tempo questo momento. Abbiamo fatto un cammino di discernimento e, perché no, abbiamo fatto un cammino di tanta obbedienza, ma lode a Dio perché possiamo porre ancora una volta, senza paure, timore o tentennamenti, gesti di speranza».

Da sinistra il vicario generale monsignor Francesco Santuccione, l’arcivescovo Valentinetti, don Roberto Grifaci e don Domenico Di Pietropaolo

Quindi un pensiero rivolto direttamente al novello sacerdote: «Quando crescerai nell’età e, forse, rivedrai le foto di questo momento – afferma l’arcivescovo di Pescara-Penne –, vedrai tanti sacerdoti e tu stesso e me con la mascherina. E ci ricorderemo di un tempo difficile, ma di un tempo in cui siamo stati anche chiamati a ripensare attentamente alla nostra vita, al nostro rapporto con Dio e a sentire fortemente che Dio è con noi, che gioia. Una verità così importante che trova un’applicazione bellissima in questa solennità dell’Annunciazione, descritta dalla pagina delle Lettera agli Ebrei “Non hai voluto né sacrificio né offerta, un corpo invece mi hai preparato”. E questo corpo è stato preparato da Maria, lo sappiamo bene. “Non hai gradito né olocausti né sacrifici, allora ho detto io vengo”. In questo mistero di obbedienza di Maria, che mediteremo nel Vangelo, c’è tutta questa verità. Dio si è preparato un corpo, si è preparato un’abitazione umana sulla terra perché si voleva umanizzare ma, allo stesso tempo, voleva divinizzare l’umanità. Mirabile commercio, mirabile contemplazione di doni che si sono reciprocamente riversati l’uno sull’altro, ma tutto per opera di Dio. Ora se questa presenza di Cristo nel mondo è stata data da Maria e noi contempliamo questa meraviglia di bellezza e d’amore, questa rosa mistica che ci ha donato il figlio di Dio, oggi sei chiamato tu ad associarti a questo mistero d’amore. Perché? Perché per le tue mani sacerdotali, tra poco unte, si preparerà il corpo che si chiama Eucaristia. Per le tue parole si preparerà quella Parola che non è tua, ma è del Signore. Per le tue preghiere e per la tua intercessione, si prepareranno quei sacramenti che santificano il popolo cristiano. Ma non perdere mai di vista una grande verità, che se ti è stato concesso un così grande dono, ci è stato concesso un così grande dono a me – a voi carissimi fratelli presbiteri -, tutto questo deve diventare verità non perdendo mai la nostra umanità. Maria non ha perso la sua umanità, Maria ha vissuto questo grande mistero d’amore come donna, totalmente donna, sempre donna e attenta a tutti i gesti di carità, di delicatezza, di bellezza, che potessero accompagnare quel figlio. Dalla grotta di Betlemme fino a quell’ultimo anelito sotto la croce, quando ascolta quell’ultima parola “Donna, ecco tuo figlio. Figlio, ecco tua madre”. Umano, profondamente umano, sempre. Mai isolato da questa realtà umana, dove tutti quanti noi siamo inseriti, perché attraverso questa umanità possa continuare a risplendere la divinità. Non ne siamo degni, ma Maria sì. Maria ne era capace e degna, noi non ne siamo degni. Ma vogliamo offrire anche noi questo nostro corpo, questa nostra mente, questo nostro sentire, questo nostro vedere, questo nostro ascoltare, questa nostra anima, questo nostro cuore perché realmente Gesù sia riconosciuto e amato da tutti. Ma attraverso questa logica di essere capaci di vivere umanamente fino in fondo e divinamente, per quel che è possibile alle nostre forze, fino in fondo».

A questo punto monsignor Valentinetti è tornato a rivolgersi a don Roberto, per consigliarlo e incoraggiarlo: «Ti verrà conferito il ministero del presbiterato – ricorda -. Forse, molto probabilmente, me l’hai anche confidato in questi giorni, ti senti un po’ spaventato, un po’ ansioso. Ma pensa un attimo a cos’è successo quella mattina o quel pomeriggio, quando quell’angelo si è presentato a quella fanciulla di Nazareth e gli ha detto “Rallegrati o piena di grazia”. Lei è turbata, si è domandata che senso avesse tale saluto e quando è stata rassicurata, è entrata nel mistero. Tante volte, te lo dico per esperienza in 44 anni sacerdozio e quasi 21 di episcopato, mi sono turbato anch’io di fronte al mistero di Dio, che potrebbe chiederti cose inaudite, impossibili o che umanamente possono sembrare inaudite o impossibili. Ma così come Maria, non avere paura, non avere timore, lo Spirito Santo sarà sempre presente nella tua vita. Quello Spirito Santo che tra poco invocheremo e che, attraverso la preghiera consacratoria e l’imposizione delle mani mie e dei confratelli presbiteri, si poserà su di te e ti accompagnerà. Fagli spazio, fai spazio allo Spirito, perché tu possa fare spazio all’obbedienza, alla castità, alla semplicità e alla povertà della vita. Inutile dire che la mia lode al Signore è una lode grande. Mi auguro che il Signore mi dia forza, coraggio e sapienza per continuare a guidare questo popolo santo di Dio che mi è stato affidato e chiedo a te, nella prima santa messa che concelebrerai con me stasera e nei giorni prossimi, di pregare per me, per tutti i confratelli presenti e quelli assenti e di pregare per questa santa Chiesa di Pescara-Penne, che ti ha aperto le porte e il cuore. Facci posto nel tuo cuore».

I fedeli presenti nella Cattedrale di San Cetteo

Al termine della liturgia eucaristica, dopo i riti consacratori, don Roberto ha preso la parola per rivolgere dei ringraziamenti: «Innanzitutto – afferma – voglio ringraziare il Signore, perché mi ha dato questo grande dono sicuramente non meritato, ma nella sua bontà e misericordia Lui sa chi scegliere. Poi mi affido al Signore. Dico “Ci penserai Tu nel mio ministero, mi darai Tu la forza di esserti sempre unito”. Lo ringrazio, perché si è manifestato sia nelle vicende positive, ma soprattutto in quelle negative».

Poi il ringraziamento rivolto all’Arcidiocesi di Pescara-Penne, al presbiterio pescarese e al Seminario per l’accoglienza, nonché alle parrocchie di San Gabriele dell’Addolorata di Pescara e di San Camillo De Lellis a Villa Raspa di Spoltore, dove ha svolto la sua formazione pastorale. Infine ha espresso la sua riconoscenza alla Pastorale giovanile e all’Unitalsi, che ha recentemente seguito, ma soprattutto alla sua diocesi di origine – quella di Trapani – che l’ha lasciato partire e alla sua famiglia.

Il primo incarico del novello presbitero sarà quello di vicario parrocchiale dell’Unità pastorale San Cetteo – San Luigi Gonzaga a Pescara.

Foto Cattedrale di San Cetteo

About Davide De Amicis (4360 Articles)
Nato a Pescara il 9 novembre 1985, laureato in Scienze della Comunicazione all'Università degli Studi di Teramo, è giornalista professionista. Dal 2010 è redattore del portale La Porzione.it e dal 2020 è direttore responsabile di Radio Speranza, la radio della Chiesa di Pescara-Penne. Dal 2007 al 2020 ha collaborato con la redazione pescarese del quotidiano Il Messaggero. In passato è stato direttore responsabile della testata giornalistica online Jlive radio, ha collaborato con Radio Speranza, scritto sulla pagina pescarese del quotidiano "Avvenire" e sul quotidiano locale Abruzzo Oggi.
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