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Inquinamento: “Figlio di una cupidigia del fare che non guarda a umanità e creato”

La mappa dei 42 siti inquinati italiani (ricadenti in 78 diocesi italiane, tra cui quella di Pescara-Penne per ciò che concerne il sito di Bussi sul Tirino): "Racconta – riflette monsignor Santoro - un percorso che si snoda da Nord al Centro e al Sud, senza soluzione di continuità. Un percorso di abusi e di disprezzo della salute delle popolazioni, uno stillicidio di veleni, malattie e morti. Gli anni che abbiamo alle spalle sono quelli dello sfruttamento delle risorse per il mero arricchimento, in spregio al disastro ambientale e al danno sanitario che ci sarebbe stato consegnato"

Lo ha affermato oggi il presidente della Cei Bassetti, intervenendo al Convegno online “Custodire le nostre terre”

Il cardinale Gualtiero Bassetti, presidente della Conferenza episcopale italiana

Stamani è stato il presidente della Conferenza episcopale italiana, il cardinale Gualtiero Bassetti, ad aprire con il suo saluto il Convegno online “Custodire le nostre terre”, promosso dalla Commissione episcopale per il servizio della carità e la salute, dalla Commissione episcopale per i problemi sociali e il lavoro, la giustizia e la pace, dagli Uffici nazionali per la pastorale della salute e per i problemi sociali e il lavoro, dalla Caritas italiana, con il coordinamento delle diocesi campane: «La custodia, o la mancata custodia, della casa comune – in quanto siamo tutti parte dell’umanità – incide direttamente sulla nostra salute – premette il porporato -. Gli effetti ambientali prodotti dalle nostre scelte hanno una incidenza diretta sulla salute fisica, psichica e sociale di tutti».

Conseguenze di cui la Chiesa italiana ha intenzione di farsi carico: «Per questa attenzione dovuta al bene delle persone – aggiunge il cardinale Bassetti -, la Chiesa ritiene suo dovere farsi carico del tema della salute di tutti e di ciascuno, in forza del comandamento dell’amore che anima la propria azione e dell’esplicito mandato evangelico di evangelizzare e guarire. Per la responsabilità che abbiamo e che conosciamo, possiamo affermare che può risultare riduttivo, quando non addirittura discriminante, parlare di “terra” e di “terre dei fuochi”. Perché dobbiamo piuttosto affermare con forza che siamo responsabili della “custodia di tutte le terre”, di tutto il Creato».

Quindi il presidente della Cei ha fatto un esempio concreto: «Cosa c’è di più semplice dell’acqua? – si interroga -. Una semplice creazione di Dio, composta di idrogeno e di ossigeno. Eppure l’uomo, se non la custodisce accuratamente, rischia di rovinare un progetto semplice, utile e umile (come la definisce san Francesco nel suo Cantico). Ma l’acqua non è solo un elemento naturale, è simbolo per eccellenza. Di purezza, di purificazione, di lavacro, fino al fianco squarciato di Cristo da cui escono “sangue ed acqua” per essere fatti figli di Dio nel Battesimo. Dopo la luce, l’acqua è il secondo simbolo pasquale; e in questa chiave le architetture delle chiese prevedono che il Battistero sia la tappa obbligata prima di poter entrare: tanto nell’edificio come nella comunità ecclesiale».

Da qui la raccomandazione del cardinale: «Ai cristiani – sottolinea – spetta il duplice compito di custodire la natura creata e con essa di custodire la simbologia che essa racchiude, animando il dibattito e il confronto non solo scientifico, o sociale e politico, ma culturale, spirituale ed etico». In particolare, il presidente dei vescovi italiani si è soffermato sul verbo “custodire”: «Amare, ed amare nella semplicità, non è sufficiente – ammonisce –.Una terza dimensione da coltivare – e su cui riflettere – è quella del custodire. Un verbo ed un agire profondamente biblico. San Giuseppe è definito “custode del Redentore”; Maria “custodiva” nel suo cuore le profezie sul figlio Gesù, e fin dalla Genesi l’umanità ha il mandato di coltivare e custodire la creazione. Custodire è proprio il “prendersi cura” in modo diretto e personale, nel cuore e con i fatti. Custodire la Creazione porta con sé il rapporto che Dio ha sia con il creato, sia con l’umanità. Come comunità cristiana, siamo custodi di una lettura concreta e al tempo stesso spirituale, etica e politica, culturale e sociale. Niente dell’umano, per e dall’Incarnazione di Cristo, è escluso. Così, “custodire” è un verbo molto spirituale e al tempo stesso molto concreto. In questo senso il tema di questo convegno è quanto mai appropriato. “Custodire le nostre terre” rimanda alla duplice relazione di Dio con l’uomo e dell’uomo con la creazione intera. Come comunità ecclesiale, rispondendo all’invito di san Paolo VI per cui servono più testimoni che maestri, siamo chiamati ad essere “custodi operosi”. Custodire quindi si traduce in un “prendersi cura” diretto, impegnativo, personalmente coinvolgente, soprattutto indelegabile».

Ma la custodia del creato è sempre frutto dell’amore: «Dio ama in modo semplice – approfondisce il cardinale Gualtiero Bassetti -. L’uomo, creato ad immagine e somiglianza di Dio, risponde alla chiamata di amare prima che fare. Se non siamo capaci di una logica di amore (e dell’agire per amore), la logica del fare fine a se stesso ci soverchia. Del fare carriera, del fare soldi, del fare in fretta. Così facendo accade però – per malizia o per ignoranza – che non ci si soffermi a guardare gli esiti di questo fare. L’inquinamento è figlio di una cupidigia del fare che ha rifiutato di guardare con amore all’umanità e al creato». E la responsabilità in merito all’inquinamento si pone su diversi livelli: «Quello personale – spiega il porporato -, sul quale ciascuno verrà valutato, quello familiare, in quanto la famiglia è il primo ed insostituibile soggetto di educazione, quello sociale e civile, per cui esiste una responsabilità diretta di chi amministra, e di chi quell’amministrazione l’ha voluta».

Chiudendo il suo saluto, il presidente della Cei ha infine lanciato ulteriori suggestioni per rilanciare l’impegno nella custodia del creato: «Il primo criterio di ‘gestibilità’ della vita – denota – è la semplicità. Ridurre agli elementi essenziali la vita dell’uomo, e al tempo stesso togliere una serie di sovrastrutture, mentali o indotte da una cultura del superfluo. In termini evangelici, si tratta di convertirsi e diventare come bambini, per entrare nel Regno dei cieli. Il secondo criterio è quello di una comprensione dei fatti inserita nell’annuncio del Vangelo e nella fede: concreta, intelligente, operosa, non inerte, tantomeno indifferente. L’appello che nasce dalla convocazione di oggi, è quello di agire essendo chiamati da Cristo a rispondere alla domanda essenziale. Quando hai fatto, o non hai fatto, qualcosa al più piccolo dei miei fratelli, l’hai fatto, o non lo hai fatto, a Me. In più, Papa Francesco ci ricorda che esistono i complici dei briganti – i ‘segreti alleati’ –, coloro che passano e guardano altrove, o sono indifferenti, o soffocano la speranza». Di qui l’invito: «Diamo questa risposta di ritorno al vero, all’essenziale, all’evangelico – esorta Bassetti -, tenendo presente che un’ampia parte del territorio italiano è inquinato, ma che qui sono riunite quell’ottantina di diocesi che sono segnate da territori e acque particolarmente caratterizzati da un inquinamento specifico. Diventa quasi una chiamata, un appello nominale. Dal Sud al Nord, dall’Est all’Ovest».

Mons. Filippo Santoro, presidente Commissione episcopale per i problemi sociali

Tra gli altri, è poi intervenuto l’arcivescovo di Taranto e presidente della Commissione episcopale per i problemi sociali e il lavoro, la giustizia e la pace: «Come ci ricorda Papa Francesco nella Laudato si’ – afferma monsignor Filippo Santoro -, le sfide ambientali ci riguardano e ci toccano tutti. La percezione della gravità ambientale è attualmente diffusa tra le popolazioni, ma ancora sottovalutata, anche perché, qui in Italia, non vediamo ancora l’applicazione da parte della classe politica di governo, che pure si era impegnata ad adottare provvedimenti seri con il Recovery Fund. Se è vero che il movimento ecologico mondiale ha scosso già molte coscienze e promosso innumerevoli iniziative a difesa del Pianeta, molti sforzi per cercare soluzioni concrete alla crisi ambientale si sono frenati di fronte al negazionismo dei potenti. Abbiamo, pertanto, il dovere di smuovere le coscienze, di invitare i cattolici e tutta l’opinione pubblica a prendere parte a un movimento globale che abbia l’intento di essere strumento di Dio per la difesa del Creato».

Un richiamo, quello rivolto dal presule, forte della mappa dei 42 siti inquinati italiani (ricadenti in 78 diocesi italiane, tra cui quella di Pescara-Penne per ciò che concerne il sito di Bussi sul Tirino): «Che racconta – riflette monsignor Santoro – un percorso che si snoda da Nord al Centro e al Sud, senza soluzione di continuità. Un percorso di abusi e di disprezzo della salute delle popolazioni, uno stillicidio di veleni, malattie e morti. Gli anni che abbiamo alle spalle sono quelli dello sfruttamento delle risorse per il mero arricchimento, in spregio al disastro ambientale e al danno sanitario che ci sarebbe stato consegnato». Quindi l’arcivescovo di Taranto ha ricordato il dramma campano della Terra dei fuochi: «Condividiamo con la Terra dei fuochi – sottolinea – la situazione drammatica che mette a repentaglio la vita, la salute, la dignità delle persone. In nome dell’ottimizzazione dei profitti e ignorando la difesa della vita e dell’ambiente».

Per questo monsignor Santoro ha rinnovato un appello alla politica: «Per l’attuazione di provvedimenti – invita – che garantiscano una continuità delle bonifiche e la definitiva attuazione della decarbonizzazione dello stabilimento qui, a Taranto, in dialogo con le istituzioni locali e le forze vive del territorio. Non è possibile che a ogni cambio di Governo si ricominci daccapo. L’unica acciaieria a ciclo integrale alimentata dal carbone ancora in attività è quella di Taranto. Urgono scelte coraggiose che investano risorse sulla produzione a forno elettrico e, contemporaneamente, la sottoscrizione di un accordo di programma per garantire il risanamento ambientale e la forza lavoro eccedente, affinché venga riqualificata perché nessun posto di lavoro sia perso. Questo a maggior ragione perché lo Stato, attraverso InvItalia, pagando 400 milioni di euro, è entrato direttamente nella gestione dell’acciaieria. È anche necessario sapere se e quanto i singoli inquinanti possano nuocere alla salute e all’ambiente. Servono risposte urgenti alle problematiche nella Terra dei Fuochi, come a Taranto, nel Centro Italia e nella Pianura Padana, mentre è grave che continui una sottovalutazione. Se non si cambia rotta i problemi saranno enormi nel 2050 e irrecuperabile nel 2100».

Da questo punto di vista, una riflessione significativa verrà compiuta nella 49ª Settimana sociale dei cattolici italiani, in programma a Taranto dal 21 al 24 ottobre 2021, sul tema “Il pianeta che speriamo. Ambiente, lavoro e futuro. #Tuttoèconnesso”: «Ciò che sta cuore – si legge nel comunicato finale del Convegno online “Custodire le nostre terre” – è un futuro degno della dignità della persona umana e della casa comune. Solo coinvolgendo le famiglie, le scuole, la catechesi, i mezzi di comunicazione sociale sarà possibile trasformare i concetti di sobrietà e sostenibilità in stili di vita, da declinare nella quotidianità. Per fare questo occorre mettere in rete le buone pratiche, gli esempi virtuosi nati sui territori, per elaborare una proposta unitaria». Per realizzare ciò è stata lanciata una proposta concreta: «L’avvio di un coordinamento tra le 78 diocesi italiane, nel cui territorio ricadono i 42 “Siti di interesse nazionale per le bonifiche” (Sin), censiti dal Ministero per la Transizione ecologica. La “Terra dei fuochi” non è un luogo circoscritto, ma un fenomeno esteso all’intero Paese».

About Davide De Amicis (4360 Articles)
Nato a Pescara il 9 novembre 1985, laureato in Scienze della Comunicazione all'Università degli Studi di Teramo, è giornalista professionista. Dal 2010 è redattore del portale La Porzione.it e dal 2020 è direttore responsabile di Radio Speranza, la radio della Chiesa di Pescara-Penne. Dal 2007 al 2020 ha collaborato con la redazione pescarese del quotidiano Il Messaggero. In passato è stato direttore responsabile della testata giornalistica online Jlive radio, ha collaborato con Radio Speranza, scritto sulla pagina pescarese del quotidiano "Avvenire" e sul quotidiano locale Abruzzo Oggi.
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