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Proteste per la “riforma contro l’università dei baroni”

Anche a Chieti manifestazioni e assemblee per comprendere la riforma Gelmini

La Riforma sulle Università del Ministro Mariastella Gelmini sta scuotendo l’intero mondo accademico italiano. Le proteste uniscono tutti gli atenei della penisola e si focalizzano su due punti fondamentali: i tagli finanziari e il destino dei ricercatori attuali.

I fondi di finanziamento ordinari verranno, infatti, depauperati di un miliardo e 350 milioni. Risparmio che non basta da solo a coprire la manovra finanziaria per l’assunzione dei ricercatori precari, nuova figura professionale all’interno del cursus accademico, nemica dei così chiamati “professori aggregati”. Essendo a tempo determinato (a 3 anni con un possibile rinnovo di altri 3), il loro contratto prevede oltre alla ricerca obblighi di didattica, ma non garantisce, al suo scadere, la promozione al ruolo di professore di seconda fascia. Infatti, si è parlato di istituire concorsi a questo scopo, bloccando in tal modo le possibilità di accesso ai ricercatori attuali, ma non è garantito che vengano banditi al termine dei tre o dei sei anni. Perciò ci si potrebbe facilmente trovare fuori dal mondo accademico, in un’età non più stimabile come “giovane”. Professori aggregati che prestano servizio da molti anni, regolati da un Decreto Legge del 1980 (DL 382), rimpiazzati da ricercatori precari a rischio disoccupazione o con la possibilità di accedere alla carriera universitaria in un tempo relativamente breve, se si pensa al servizio prestato dagli attuali.

Questa la sintesi della protesta che si è concretizzata il 5 ottobre presso la Facoltà di Lettere e Filosofia dell’Università degli Studi “G. D’Annunzio” di Chieti in nell’assemblea degli studenti presieduta dal Preside della Facoltà di Lettere Stefano Trinchese. Sono intervenuti anche il Professor Giancarlo Quiriconi e la Dottoressa Mariagrazia Del Fuoco, professoressa aggregata dell’ateneo da 15 anni. Il Professor Trinchese ha illustrato come la ‹‹Riforma epocale contro l’Università dei Baroni››, a fronte dei tagli finanziari e dell’esclusione dei professori aggregati, altro non è se non una concentrazione del potere gestionale e delle risorse in poche mani, anche a seguito di un possibile inserimento di esterni all’interno del consiglio di amministrazione. Il Professor Quiriconi, docente di Letteratura italiana moderna e contemporanea, ha insistito sul fatto che i ricercatori attuali all’interno della struttura universitaria svolgono, oltre alla loro mansione principale, il 40% della didattica frontale, pur non avendone l’obbligo. Mentre, nel resto d’Europa i due compiti sono separati. Inoltre, ha ribadito come con le nuova figure di ricercatori precari ci sia una svalutazione dal punto di vista qualitativo della stessa ricerca. La dottoressa Del Fuoco ha innestato il dibattito, che è scaturito poi con gli studenti in misura massiccia presenti al confronto, partendo proprio da quest’ultima considerazione e spiegando che la scelta di bloccare le lezioni, avviata dall’inizio dell’anno accademico corrente, in qualche caso recando disagi a interi corsi di laurea, pesi in termini reali al fine della protesta. C’è stato, infine, l’appello agli studenti: ‹‹Ragazzi, voi avete il diritto allo studio, ma il nostro dovere è di conservarlo per chi viene dopo››.

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