Oliviero Tullio Liberatore è nato a Popoli il 24 aprile 1985. Entrato in seminario giovanissimo, ha frequentato il Liceo della Comunicazione a Chieti. Negli anni di formazione al ministero ordinato ha coltivato con particolare cura il suo già spiccato senso estetico, affinando la conoscenza della storia dell'arte e la pratica di diverse tecniche grafiche. Il tutto s'è felicemente sposato a un'ironia pungente ma sempre garbata, che volentieri l'Autore ci presta.
"Si è aperta - sottolinea il Santo Padre - una frattura tra famiglia e società, minando la fiducia reciproca, e così, l’alleanza educativa della società con la famiglia è entrata in crisi. Intellettuali e critici di ogni genere hanno zittito i genitori in mille modi, per difendere le giovani generazioni dai danni, veri o presunti, dell’educazione familiare"
Questo, per don Fulvio, è il tempo per la Chiesa: "Ecco perché – sottolinea - sono nati molti movimenti e Papa Francesco li ha invitati ad entrare molto più addentro in quella che è l’evangelizzazione, non fermandosi solo alle strutture o alle iniziative esteriori. Bisogna avere quell’incontro con Gesù Cristo, è questa la cosa più importante e più urgente. Questo incontro caratterizza la persona, fa in modo che il male esca e si incida la grazia di Dio"
"Quei pianificatori del benessere - ammonisce Papa Francesco - che considerano gli affetti, la generazione, i legami famigliari, come una variabile secondaria della qualità della vita non capiscono niente"
Davide, grazie per i tuoi commenti, ma per favore, siano brevi! Per una correttezza giornalistica non permettiamo il copia-incolla di altri autori, eventualmente la prossima volta inserisci un link! Buon natale
dalle FONTI FRANCESCANE (N.1669)
QUESTA NOTTE LE SORELLE ALLODOLE, I POVERI E TUTTI GLI ANIMALI VENGANO BEN PROVVISTI DI CIBO DAI BENESTANTI…
LE SORELLE ALLODOLE
1669. Il sabato sera, dopo i vespri, prima che cadesse la notte, Francesco migrò al Signore, e uno stormo di allodole prese a volare a bassa quota sopra il tetto della casa dove giaceva il Santo, e volando giravano in cerchio cantando.
Noi che siamo vissuti con Francesco e che abbiamo scritto questi ricordi, attestiamo di averlo sentito dire a più riprese: « Se avrò occasione di parlare con l’imperatore (Federico II di Svevia), lo supplicherò che per amore di Dio e per istanza mia emani un editto, al fine che nessuno
catturi le sorelle allodole o faccia loro del danno. E inoltre, che tutti i podestà delle città e i signori dei castelli e dei villaggi siano tenuti ogni anno, il giorno della Natività del Signore, a incitare la gente che getti frumento e altre granaglie sulle strade, fuori delle città e dei paesi, in modo che in un giorno tanto solenne gli uccelli, soprattutto le allodole, abbiano di che mangiare. Dia ordine inoltre l’imperatore, per riverenza al Figlio di Dio, posto a giacere quella notte dalla beata Vergine Maria nella mangiatoia tra il bove e l’asino, che a Natale si dia da mangiare in abbondanza ai fratelli buoi e asinelli. E ancora, in quella festività, i poveri vengano ben provvisti di cibo dai benestanti ».
Francesco aveva per il Natale del Signore più devozione che per qualunque altra festività dell’anno. Invero, benché il Signore abbia operato la nostra salvezza nelle altre solennità, diceva il Santo che fu dal giorno della sua nascita che egli si impegnò a salvarci. E voleva che a Natale ogni cristiano esultasse nel Signore e per amore di lui, il quale ha dato a noi tutto se stesso, fosse gioiosamente generoso non solo con i bisognosi, ma anche con gli animali e gli uccelli.
Diceva ancora dell’allodola: « La sorella allodola ha il cappuccio come i religiosi. Ed è un umile uccello che va volentieri per le vie in cerca di qualche chicco. Se anche lo trova nel letame, lo tira fuori e lo mangia. E volando loda il Signore, proprio come i buoni religiosi che, avendo in spregio le cose mondane, vivono già in cielo. La veste dell’allodola, il suo piumaggio cioè, è color terra. Così essa dà esempio ai religiosi a non cercare abiti eleganti e fini, ma di tinta smorta, come la terra ».
Mirando questi pregi nelle sorelle allodole, Francesco le amava molto e le guardava con gioia.
BUON NATALE NELL’UMILTA’,SEMPLICITA’ E CONDIVISIONE CON I POVERI…
Davide consiglia il commento al Natale di Raniero Cantalamessa
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DALLA FRENESIA AL SEGNO DELLA MANGIATOIA
dalle FONTI FRANCESCANE (N.1669)
QUESTA NOTTE LE SORELLE ALLODOLE, I POVERI E TUTTI GLI ANIMALI VENGANO BEN PROVVISTI DI CIBO DAI BENESTANTI…
LE SORELLE ALLODOLE
1669. Il sabato sera, dopo i vespri, prima che cadesse la notte, Francesco migrò al Signore, e uno stormo di allodole prese a volare a bassa quota sopra il tetto della casa dove giaceva il Santo, e volando giravano in cerchio cantando.
Noi che siamo vissuti con Francesco e che abbiamo scritto questi ricordi, attestiamo di averlo sentito dire a più riprese: « Se avrò occasione di parlare con l’imperatore (Federico II di Svevia), lo supplicherò che per amore di Dio e per istanza mia emani un editto, al fine che nessuno
catturi le sorelle allodole o faccia loro del danno. E inoltre, che tutti i podestà delle città e i signori dei castelli e dei villaggi siano tenuti ogni anno, il giorno della Natività del Signore, a incitare la gente che getti frumento e altre granaglie sulle strade, fuori delle città e dei paesi, in modo che in un giorno tanto solenne gli uccelli, soprattutto le allodole, abbiano di che mangiare. Dia ordine inoltre l’imperatore, per riverenza al Figlio di Dio, posto a giacere quella notte dalla beata Vergine Maria nella mangiatoia tra il bove e l’asino, che a Natale si dia da mangiare in abbondanza ai fratelli buoi e asinelli. E ancora, in quella festività, i poveri vengano ben provvisti di cibo dai benestanti ».
Francesco aveva per il Natale del Signore più devozione che per qualunque altra festività dell’anno. Invero, benché il Signore abbia operato la nostra salvezza nelle altre solennità, diceva il Santo che fu dal giorno della sua nascita che egli si impegnò a salvarci. E voleva che a Natale ogni cristiano esultasse nel Signore e per amore di lui, il quale ha dato a noi tutto se stesso, fosse gioiosamente generoso non solo con i bisognosi, ma anche con gli animali e gli uccelli.
Diceva ancora dell’allodola: « La sorella allodola ha il cappuccio come i religiosi. Ed è un umile uccello che va volentieri per le vie in cerca di qualche chicco. Se anche lo trova nel letame, lo tira fuori e lo mangia. E volando loda il Signore, proprio come i buoni religiosi che, avendo in spregio le cose mondane, vivono già in cielo. La veste dell’allodola, il suo piumaggio cioè, è color terra. Così essa dà esempio ai religiosi a non cercare abiti eleganti e fini, ma di tinta smorta, come la terra ».
Mirando questi pregi nelle sorelle allodole, Francesco le amava molto e le guardava con gioia.
BUON NATALE NELL’UMILTA’,SEMPLICITA’ E CONDIVISIONE CON I POVERI…
Davide consiglia il commento al Natale di Raniero Cantalamessa