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Chernobyl 25

Il celebre fotografo pescarese e Alessandro Zanon raccolgono all’Aurum frammenti di vite contaminate

Documenta l’interferenza di due tempi, il réportage di Stefano Schirato (clicca link) su Chernobyl: il tempo degli uomini e quello del mondo. A venticinque anni dal disastro nucleare più tristemente noto della storia, le strutture antropiche coinvolte ristagnano in un’aria che vibra d’un silenzio in bilico tra il surreale e l’orrido: questa luce infida e zigrinata, gli scatti di Schirato la intrappolano in immagini di struggente espressività. «Quello che le immagini dicono meglio di noi – ha dichiarato Alessandro Zanon (clicca link), autore dei testi, durante la conferenza inaugurativa – è l’assordante silenzio che rimbombava in quello spazio».

Quello spazio – quello individuato dalla cosiddetta “zona rossa” del sito radioattivo – si profila semplicemente come uno dei tanti spazî misteriosamente sottratti alla libera circolazione dall’anonimo soldato di turno in garitta; si tratta invece di un luogo in cui l’attività radioattiva pare essere destinata a permanere nei quarantottomila anni a venire. Ed ecco il “tempo del mondo”, che irrompe spietato sul “tempo degli uomini”, come il solleone sul fiore di campo. Appena più percettibile, nella commensurabilità coi parametri di un periodo umano, è il pronostico di una ripopolazione possibile tra centocinquant’anni.

Ma venticinque anni sono tutt’altro che sufficienti a eclissare una generazione: la documentazione del réportage non può limitarsi a ritrarre Pripyat (la città-dormitorio costruita per gli operaî della centrale) come una città-fossile, perché più di quanti si direbbe sono gli spettri che si aggirano per le sue carcasse edili, comportandosi come se davvero non avessero un corpo suscettibile di riportare serî danni da ogni ora di permanenza lì. Così sono non solo le dignitose rughe di Tymofiy Spychak, oggi sessantenne trasferitosi a Pyrohovychi, a raccontare il composto (sebbene immutato) dolore di una vita spazzata via come una nube, ma ci si trova davanti a decine di famiglie che nella città fantasma decidono di “vivere” (li chiamano i “Self Settlers”).

Aggirandosi per gli ampî spazî dell’Ex-Aurum, a Pescara, dove l’esposizione resterà allestita da oggi fino al 3 maggio, ci s’imbatte nell’isolata immagine di Ludmilla, la cui sconsolata temerarietà richiama l’icona della manzoniana “madre di Cecilia” durante la peste (salvo il fatto che dal cielo del Manzoni ci si dovevano aspettare ben altre precipitazioni che le piogge radioattive): due anni dopo la morte del marito, con cui era fuggita dalla città radioattiva, Ludmilla è tornata, sola, nell’antica casa – attorno un bosco divenuto rosso per gli effluvî radioattivi. Da tre anni ormai. Aspetta. Cosa? Solo quella foto di Schirato può dirlo con la necessaria franchezza e con il necessario pudore, sigillando le bocche di ogni moralista e di ogni filosofo.

Né ci sono solo il passato, la morte e i morenti, in questa storia contemporanea, ma i controversi e incredibili vissuti di ventenni, chiamati “Stalkers”, che nella zona rossa vivono a caccia di metalli tossici da rivendere per due soldi a mercanti (ricettatori) senza scrupoli. Non c’è male che non lasci profonde tracce di sé sul volto del mondo, perché niente è tanto assurdo da risultare impossibile, quando gli uomini sono costretti a scordarsi ciò che sono. Schirato e Zanon speravano che un réportage potesse avere un buon effetto sulla coscienza collettiva; non sospettavano ancora che in questo anniversario sarebbe sorta dal Sollevante l’oscura stella di Fukushima.

About Giovanni Marcotullio (156 Articles)
Nato a Pescara il 28 settembre 1984, ha conseguito la maturità classica presso il Liceo Ginnasio "G. D'Annunzio" in Pescara. Ha studiato Filosofia e Teologia a Milano, Chieti e Roma, conseguendo il titolo di Baccelliere in Sacra Teologia presso la Pontificia Università Gregoriana. Prosegue i suoi studi specializzandosi in Teologia e Scienze Patristiche presso l'Institutum Patristicum "Augustinianum" in Roma. Ha svolto attività di articolista e di saggista su testate locali e nazionali (come "Il Centro" e "Avvenire"), nonché sulle pagine della rivista internazionale di filosofia personalista "Prospettiva Persona", per la quale collabora anche in Redazione.
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