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«Cattolici e Politica, vizi e virtù alla luce del Vangelo»

Ha riempito la Sala dei Marmi della Provincia di Pescara il convegno organizzato dall’associazione «Articolo 3»

«Cattolici e Politica, vizi e virtù alla luce del Vangelo», questo il titolo del Convegno che, nella mattinata di oggi, si è tenuto presso la Sala dei Marmi della Provincia di Pescara. L’iniziativa, promossa dall’Associazione «Articolo 3» è stata presentata – dal Presidente Antonella Allegrino – come la prima di una serie in programma «il cui filo conduttore sarà quello della “Politica Bella”, quella politica mossa da valori, principi, rispetto delle opinioni e delle diversità per la costruzione di opere di reale interesse collettivo». La riflessione è stata guidata da Padre Carlo Colonna, teologo gesuita, e da Michele Zanzucchi, giornalista laico, Direttore Responsabile della rivista «Città Nuova». Con loro quattro parlamentari in rappresentanza delle principali forze politiche: gli Onorevoli Rodolfo De Laurentiis dell’UDC e Letizia De Torre del PD; i Senatori Alfonso Mascitelli dell’IDV e Andrea Pastore del PDL. Presenti il Vice Sindaco Berardino Fiorilli, Il Presidente del Consiglio regionale Nazario Pagano e il Presidente della Provincia Guerino Testa.

La riflessione è partita da un’evidenza, da tutti condivisa: la crisi morale nella quale versa la politica italiana e la necessità impellente, richiamata in questi giorni dallo stesso Presidente Napolitano, di tenere viva la dignità politica e di contribuire tutti a rilanciarla e riabilitarla. Padre Colonna, nel suo intervento, ha sostenuto che le cause della crisi morale della politica, e della dilagante sfiducia della gente comune in essa, sarebbero di duplice natura: da una parte, sono dovute alla deresponsabilizzazione generalizzata dei nostri politici che, oramai, sembrano saper e voler praticare solo la «politica della carne», una politica sub-morale finalizzata esclusivamente al proprio utile, caratterizzata da violenza verbale e scandali; dall’altra parte, invece, sarebbero effetto della crisi strutturale dei sistemi politici moderni che, deformando il principio giusto della laicità dello Stato con un deteriore laicismo, vogliono escludere dalla dimensione politica – per definizione – qualsiasi fondamento etico e spirituale. Secondo la lettura di cui si fa interprete Padre Colonna, il giusto principio laico del «Dare a Dio quel che è di Dio, a Cesare quel che è di Cesare» ha funzionato e funziona se e solo se anche Cesare dà a Dio quel che è di Dio. Questo equivale ad invitare gli Sati Europei moderni, Italia compresa, a riscoprire le proprie radici cristiane, a tornare a fare dei valori evangelici delle beatitudini e dello spirito di carità i fondamenti meta-politici, la roccia su cui costruire i propri singoli ordinamenti destinati – altrimenti – a franare sulla sabbia dell’utile particolare e dell’interesse privato. Alla luce di questo, il contributo specifico che i cattolici possono e devono responsabilmente dare alla politica, risiede proprio nel farsi artefici e portatori di una «politica dello spirito»: una politica capace di riscoprire i valori cristiani e che, ispirata da Cristo ­– come Maestro di moralità e spiritualità­­ –, persegua solo il «bene comune» mettendosi a servizio di tutti i «crocifissi», gli odierni esclusi dal welfare.

Questa lettura meta-politica di Padre Colonna ha dovuto poi confrontarsi con i contributi dei diversi parlamentari intervenuti, tutti cattolici, nonostante la diversa appartenenza politica. Ognuno, facendosi interprete della propria esperienza, ha concordato con Padre Colonna sul fatto che i cattolici possano e debbano contribuire responsabilmente alla ripresa morale della politica e del paese, facendosi interpreti e portatori dei valori cristiani, garanti di una politica non dell’hic et nunc, ma che guardi al presente in vista di un futuro in cui il bene comune sia sempre più condiviso, «come in cielo così in terra». Ognuno, però, nel proprio intervento, ha palesato anche le difficoltà che, nel legiferare, incontra tra la volontà e la convinzione di rimanere fedele ai principi cristiani e la necessità di dialogare e dovere mediare con le altre forze politiche, di dover rappresentare gli interessi di tutti che, inevitabilmente, non coincidono sempre con i valori cristiani. Tutti, sostanzialmente, hanno concordato sul fatto che, nella pratica politica, sia «più difficile essere cattolici e non dirlo che dirlo e non esserlo». Da qui la sincera e responsabile presa di coscienza che un buon politico cattolico debba, innanzitutto, essere persona impegnata a lavorare su se stessa e sulla propria capacità di essere un buon esempio per gli altri, vivendo il proprio status politico come una vera dimensione vocazionale, come l’esercizio più alto di carità.

Concludendo, per i cattolici impeganti in politica è sempre più lontana l’ipotesi del ritorno al partito unico e sempre più condivisa la convinzione che, al di là dell’appartenenza politica, un buon cattolico debba, innanzitutto, essere un buon esempio di coerenza per tutti.

Questo convegno, nello specifico, è riuscito ad essere un «buon esempio» perché i cattolici intervenuti – se pur di diversa estrazione politica – hanno saputo parlare di moralità senza cadere nel moralismo di puntarsi il dito e giudicarsi l’uno con l’altro, di dialogare senza neanche sfiorare la violenza verbale, di dire apertamente i propri limiti senza vederli strumentalizzati dall’avversario politico. Tutto questo, inoltre, senza nominare Berlusconi o altro rappresentante politico e senza giudicarne i vizi o le virtù. Un buon esempio per tutti, per la stampa e la televisione soprattutto.