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La religione e il dominio della tecnoscienza

A Montesilvano il corso di formazione del Servizio nazionale dell’insegnamento della religione cattolica

Un orizzonte più ampio per uscire dall’inevitabile quotidianità, e ridonare all’insegnamento della religione cattolica la sua dimensione originaria: testimoniare una speranza nel mondo senza certezze. È l’affascinante percorso tracciato da don Vincenzo Annichiarico, responsabile del Servizio nazionale dell’insegnamento della religione cattolica, ai centotrenta partecipanti al corso di formazione e aggiornamento sul tema “L’impegno educativo dell’Idr nell’esercizio della professione docente”, in svolgimento da ieri fino a domani a Montesilvano, nel Pescarese. Un percorso che, proprio per questo suo ambizioso obiettivo, si è aperto con le due relazioni «di orizzonte» – così le ha definite don Annichiarico – del professor Lorenzo Ornaghi, rettore dell’Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano, e di monsignor Nunzio Galantino, responsabile del Servizio nazionale per gli studi superiori di teologia e scienze religiose. Di umano e di incertezza ha parlato Ornaghi: «La nostra epoca – ha detto – si caratterizza per il dominio della tecnoscienza, vera e propria ideologia che ha preso il posto di quelle del Novecento ma che, paradossalmente, ha affievolito le capacità di comprensione». Non solo, ma per Ornaghi «tale dominio ci ha privati di criteri per valutare le conseguenze immateriali di ciò che facciamo, al punto che non sappiamo più qual è il senso del nostro agire». Insomma, viviamo in una grande confusione, alimentata anche dal biopotere che illude l’uomo di riuscire a indietreggiare le frontiere della morte. Ecco perché, allora, la grande sfida sta non tanto «nell’”essere umano” quanto, piuttosto, nel “vivere da umano”, che vuol dire riacquistare la coscienza del tempo e tornare ad una razionalità che implica, come ha detto Benedetto XVI, un rapporto con la trascendenza». E qui entra il ruolo dell’insegnante, chiamato a vivere una nuova autorevolezza «che accompagni l’alunno nella riscoperta del gusto dello stare al mondo, ma anche la passione di pensare per agire». Un ruolo ancora più ambizioso per l’insegnante di religione: a lui tocca «sostenere il cammino dell’alunno verso una verità plausibile, non una tra le tante. Ed essere, tra i colleghi, portatore di un orizzonte più ampio, che sia di stimolo per restituire alla scuola burocratizzata la sua funzione originaria». In una giornata che ha visto, tra gli altri, anche gli interventi di monsignor Michele Seccia, vescovo di Teramo-Atri, Michelina Petracca, responsabile regionale Irc dell’Abruzzo, e Rita Minello, dell’Università Ca’ Foscari, coordinatrice dei vari laboratori, la relazione di Galantino ha ribadito il valore degli Istituti superiori di scienze religiose e delle Facoltà teologiche nella formazione degli insegnanti, il cui compito è quello di «preparare figure professionali inserite nelle dinamiche culturali e operative della società contemporanea”. Richiamando l’intervento di Ornaghi, Galantino ha insistito sulla formazione permanente, a partire dalla «consapevolezza che i fenomeni descritti sono altrettanti interrogativi che vengono posti all’uomo di cultura e all’uomo di fede».

Piergiorgio Greco
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