"Non possiamo più tollerare - conclude Giacomo Guerrera, presidente dell’Unicef Italia - la continua perdita di vite umane. Dobbiamo assicurare a tutti i bambini migranti e rifugiati assistenza e protezione, ma soprattutto un futuro. Non possiamo avere sulla coscienza il rischio di una generazione perduta"
"L’emergenza legata alla diffusione del Covid-19, oltre che sanitaria - spiega Caritas italiana -, sta diventando sempre più sociale. Colpisce soprattutto chi già viveva situazioni di difficoltà o di fragilità, creando allo stesso tempo nuove situazioni di povertà. Le Caritas diocesane, grazie all’impegno di operatori e volontari, non cessano di garantire i propri servizi adeguandoli alla situazione contingente, operando in condizioni difficili, sempre con le opportune precauzioni"
"Plaudo, per questo, - afferma Galantino - alla circolare del ministro Giannini nella quale si chiarisce che la famiglia è il primo soggetto educante e nessuno, in nome di niente, può permettersi il lusso, in maniera surrettizia, di far passare le proprie fissazioni e ideologie con la forza del pensiero unico. Non è possibile"
"Dietro questo tema - sottolinea Cantelmi - credo vi sia molta sofferenza. È una questione estremamente sensibile che dobbiamo, sì, valutare tenendo sempre al centro il bene della persona, ma anche accogliendo il dolore legato a probabili esperienze passate di discriminazione, dandogli significato"
Secondo l’annuale Rapporto Eurispes, i cattolici italiani si recano in Chiesa per pregare (il 53,1%) e per tradizione familiare (il 18%). Un cattolico su cinque (20,5%) partecipa alla Santa Messa la domenica, in leggero calo rispetto al 1991 (24,4%), mentre il 14,8% si limita a una frequenza di una o due volte al mese (15,2% nel 1991). Il 7,4% infine non partecipa mai alla liturgia