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La famiglia al centro di incertezze e speranze

LaPorzione.it intervista Don Paolo Gentili, direttore della Pastorale Familiare Cei, sul tema della famiglia in vista dell’Incontro mondiale di Milano

don Paolo Gentili, direttore Pastorale familiare Cei

Sarà Pescara, con la sua piazza Salotto, lo scenario che ospiterà la Festa diocesana delle famiglie dal tema “La famiglia: il lavoro e la festa”. Lo stesso che tre giorni dopo, dal 30 Maggio al 3 Giugno prossimi, darà luogo al VII Incontro mondiale delle famiglie, a Milano.

Rosella e Francesco Pinesich, ufficio Famiglia

A questi due importanti appuntamenti, grazie all’impegno dell’Ufficio di Pastorale Familiare dell’arcidiocesi di Pescara-Penne guidato da don Cristiano Marcucci, le famiglie pescaresi non arriveranno impreparate, venendo coinvolte in un percorso di riflessione e confronto: «Comunque vada – hanno spiegato Francesco e Rosella Pinesich, co-direttori della Pastorale Familiare diocesana – sarà un successo. La cosa più importante sarà il cammino, al di là di queste singole giornate, perché il cammino è un’occasione di comunione. Il nostro obiettivo principale è creare comunione tra i movimenti, le associazioni, i gruppi: tutto ciò che in diocesi si muove intorno alla famiglia. Del resto, uniti si va più lontano: meglio un passo avanti in due che correre lontano da soli».

Le famiglie presenti a Montesilvano

E il primo passo di questo lungo cammino è stato l’incontro che domenica scorsa, presso la parrocchia di S. Antonio di Padova di Montesilvano, ha tenuto don Paolo Gentili, direttore dell’Ufficio nazionale di Pastorale Familiare della Conferenza Episcopale Italiana, alla presenza di decine di coppie intervenute da tutto il pescarese, confrontatesi sul tema “La famiglia, il lavoro, la festa alla luce della “Familiaris Consortio”. Don Paolo ha approfondito e analizzato la “stato di salute” delle famiglie italiane, rispondendo ai quesiti de “LaPorzione.it”.

Don Paolo, qual è stato il senso di quest’incontro e perché partire proprio dall’enciclica “Familiaris Consortio”?

«Perché la “Familiaris Consortio” possiamo vederla come un albero che ci dà riparo, che ci orienta, che ha la linfa nuova del Concilio Vaticano II e allo stesso tempo, come radici, le catechesi sull’amore umano di Giovanni Paolo II. E come frutti, tutti i suoi discorsi, la lettera alle famiglie, l’Evangelium Vitae, che illuminano Benedetto XVI. È l’albero a cui attingeremo per un futuro in cui la famiglia possa, nelle varie dimensioni del lavoro e della festa, essere un segno profetico per poter vivere nella vita buona del Vangelo».

Da questo documento, qual è il messaggio che più traspare per le famiglie d’oggi?

«L’enciclica, quest’anno, compie trent’anni. Direi che è come se, parafrasando il racconto dei Vangeli, Gesù vivesse nascosto per trent’anni e poi desse inizio a un magistero pubblico che lo metta in evidenza. Credo che sia arrivato il momento in cui accorgersi della famiglia, che ha bisogno di un’attenzione particolare e che possa divenire protagonista della pastorale. Gran parte dell’evangelizzazione del terzo millennio, diceva Giovanni Paolo II, dipenderà dalle famiglie. Ma non solo, la famiglia può essere il metodo della pastorale: come poter portare la verità del Vangelo? Nel vissuto della vita familiare».

Apriamo ora una parentesi e fermiamoci ad analizzare il quadro attuale della famiglia, divisa tra lavoro, tempi frenetici e secolarizzazione: effetti disgreganti?

«La famiglia oggi vive la contraddizione dei tempi del lavoro sempre più stretti, che stritolano quelli della vita familiare, che riducono spesso a vivere in famiglia il momento della stanchezza o comunque il tempo più difficile. Si avverte, allo stesso tempo, la necessità della mobilità del lavoro che porta a disgregare le relazioni familiari: molte famiglie sono divise nel luogo, anche se non nel cuore, divise proprio dal lavoro. Inoltre, anche la festa è stata ridotta, sempre più vista come un’evasione e non più come una celebrazione della vita familiare. Mentre la festa, un tempo, era la vera anima della vita familiare, perché rafforzava i legami. Bisogna riscoprire le nostre radici sulle orme della Santa Famiglia di Nazareth, una famiglia che vive la festa, che vive il lavoro nella piccola bottega del falegname e che vive, soprattutto, la bellezza del Bambino di Betlemme che viene alla luce».

Da tutto questo, infine, emerge il quadro di una famiglia disgregata con figli sofferenti. Ma cosa è successo, cosa si è incrinato, cosa non permette più ai genitori di essere tali e di tenere saldo il legame familiare, anche a discapito della vita di coppia?

«Da una parte, questa cosa è vera e assistiamo anche a una crescita di separazioni in un momento di difficoltà della famiglia. Vi è però da dire anche che i tanti sacramenti del matrimonio, che sono le nostre comunità sono come le stelle che illuminano questo cielo tenebroso: sono il segno di una possibilità di speranza. Non credo che esista un futuro, per la nostra società, senza una famiglia fondata sul matrimonio. Ecco perché occorre non dare surrogati, cibi “fast food”, usa e getta. Talvolta anche le relazioni stesse, diventano usa e getta. Occorre, invece, dare il cibo buono, penso all’eucaristia, penso al pane che, un tempo nelle famiglie, era il cibo. Attorno al pane, che nasce da una fatica, da un lavoro, c’è però una benedizione che porta il pane. C’è il segno della festa, del condividere il pane, dello spezzare il pane. È necessario tornare all’autenticità delle famiglie che portino il profumo del pane, del pane buono del Vangelo».

Ma parliamo anche del tema del prossimo Incontro mondiale delle famiglie “Il lavoro e la festa”. Quali saranno gli aspetti che verranno approfonditi in questo appuntamento?

«C’è, innanzi tutto, un orizzonte che il Santo Padre ha dato, che è quello di un attenzione al mondo intero. Stiamo vivendo un mondo in cui, specialmente in Europa e nell’area mediterranea, il lavoro sta diventando sempre più difficile per tante famiglie. Ci sono persone che si trovano nella mancanza di lavoro per tempi molto prolungati. C’è chi, magari, con vari figli si trova ad essere in una condizione lavorativa difficile, che non consente un vero benessere. Qui, c’è una società che non deve guardare più in termini esclusivi di profitto al lavoro, ma come un lavoro che contribuisca alla crescita della stessa società, in cui ci sia anche una ridistribuzione delle ricchezze, in cui la famiglia abbia un ruolo riappropriandosi del primato educativo. Talvolta, i tempi del lavoro sono così alti che non c’è più il tempo per l’educazione in famiglia e magari i nostri ragazzi ricevono più messaggi dal mondo di internet, di Facebook. Occorre tornare alla centralità della famiglia come fattore sociale, che aiuti la vita della società. Quest’ultimo, è un punto decisivo perché una società che taglia fuori la famiglia, è una società che ha un individualismo in sé e non ha futuro. Una società che sostiene la famiglia fondata sul matrimonio, è una società che riequilibra il rapporto tra i tempi del lavoro e i tempi della famiglia, tra i tempi e lo spazio della festa non più vissuta come un’evasione, ma come una celebrazione della vita, dei rapporti familiari: momenti di piccola liturgia familiare come i compleanni, la preghiera da insegnare in famiglia».Insomma, una vera umanizzazione degli ambienti. Per far questo, però, serve capire cos’è, davvero, il progresso. Se il progresso tecnologico sta portando un vero benessere o ci sta, in qualche modo, impoverendo di alcuni beni di prima e necessaria attualità, cioè quello della comunione familiare. Bisogna tornare alla centralità di questo aspetto, come il vero bene da dover difendere».

In conclusione, quale dovrà essere l’obiettivo, il risultato, da attendersi dal prossimo Incontro mondiale delle famiglie: da dove ripartire?

«L’Incontro mondiale delle famiglie, si svolgerà dal 30 Maggio al 3 Giugno prossimo 2012. In particolare, i primi tre giorni saranno dedicati ad un grande convegno internazionale, con interventi di alto profilo e momenti di laboratorio: sono previsti molti varie decine di laboratori, proprio per mettere in gioco i vari aspetti, tra il lavoro, la festa e la famiglia. Infine negli ultimi due giorni, il 2 e il 3 Giugno, ci sarà l’incontro con il Papa, una festa dove ci sarà anche il momento dei vari colori, provenienti da tutte le nazioni del mondo, che irradieranno Milano di un’umanità, di un futuro possibile, anche di convivenza felice tra i popoli. Sarà una vera famiglia di famiglie mondiale e, in chiusura, ci sarà la celebrazione dell’ultimo giorno presieduta da Benedetto XVI. In quei giorni, è prevista la presenza di centinaia di migliaia di persone, che potranno riprofumare il nostro pianeta, in particolare l’Italia, della possibilità di una vita serena, che nasca dal lavoro che è benedizione, di una festa che è celebrazione del dono divino , di una famiglia che può amarsi dell’amore stesso di Colui che l’ha creata».

About Davide De Amicis (3928 Articles)
Nato a Pescara il 9 novembre 1985, laureato in Scienze della Comunicazione all'Università degli Studi di Teramo, è giornalista professionista. Dal 2010 è redattore del portale La Porzione.it e dal 2020 è direttore responsabile di Radio Speranza, la radio della Chiesa di Pescara-Penne. Dal 2007 al 2020 ha collaborato con la redazione pescarese del quotidiano Il Messaggero. In passato è stato direttore responsabile della testata giornalistica online Jlive radio, ha collaborato con Radio Speranza, scritto sulla pagina pescarese del quotidiano "Avvenire" e sul quotidiano locale Abruzzo Oggi.
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