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Il discorso di fine anno di Napolitano

Il discorso del Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano, tra i classici auguri di buon anno e l’inusuale impegno programmatico e di governo

Il discorso di fine anno del nostro Presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, è stato accolto dalla maggioranza delle forze politiche con favorevole consenso e adesione.

Quello di quest’anno è sembrato, rispetto ad altri discorsi del Presidente, nonché rispetto ai tradizionali saluti, un discorso “programmatico”, di un uomo politico che non ricopre solo un ruolo di rappresentanza dell’unità nazionale ma anche di guida di governo. L’idea che l’attuale esecutivo sia effettivamente un “governo del Presidente”, anche alla luce dell’analisi del discorso “a braccio” di Napolitano, è molto forte.

Infatti, nonostante esso sia stato estremamente articolato e a tratti convincente, ha dato anche l’idea di essere orientato ad indicare il percorso di governo da seguire nei prossimi mesi. In tal ottica non stupisce, quindi, la piena adesione del Presidente del Consiglio Monti a quanto detto da Napolitano.

Ne riportiamo sinteticamente un sunto, aggregato per temi, raggruppando quanto abilmente trattato in maniera estremamente discorsiva e conciliante dal Capo dello Stato.

Ringraziamenti. il Presidente ha esordito con i ringraziamenti a tutti gli italiani che hanno partecipato con calore ed affetto ai festeggiamenti per i 150 anni dell’unità d’Italia.

Crisi finanziaria ed economica. L’Italia deve riguadagnare credibilità, puntando alla riduzione del debito pubblico che oggi è troppo alto e che, conseguentemente, genera elevati tassi di interesse. Pertanto lo sforzo di risanamento del bilancio deve essere portato avanti con rigore. Nessuno può sottrarsi al risanamento dei conti pubblici.

Produttività. I frutti dei sacrifici non mancheranno soprattutto con scelte politiche coraggiose, con l’azione incisiva degli imprenditori ma anche con la laboriosità di ogni cittadino. È necessario elevare i livelli di produttività e rinnovare le politiche del lavoro.

Ruolo dello Stato. La presenza dello Stato nell’economia si è accresciuta troppo nel tempo, soprattutto a causa degli eccessi di spesa degli anni 80. Questo ha portato a un livello troppo elevato di imposte sui contribuenti, generando disuguaglianze sociali nell’immediato nonché gravami sulle generazioni successive.

Legalità. Parassitismo, corruzione, illegalità e criminalità sono piaghe del Paese, anche a causa dell’eccessiva spesa pubblica. Sussiste ancora una massiccia, distorsiva e ingiustificabile evasione fiscale.

Spesa pubblica. È necessaria una revisione puntuale della spesa pubblica corrente, anche se questo  impone sacrifici. Tutto ciò deve essere fatto con equità, cioè senza gravare sugli strati della società più deboli, maggiormente esposti alla crisi e tendenti ad aumentare di numerosità in questo periodo di difficoltà. È necessario ripensare e rinnovare le politiche sociali.

Contesto internazionale. Negli ultimi anni si sono ridotti il peso ed i mezzi dell’Italia e dell’Europa a livello mondiale. Per contare di più è quindi necessario concentrare gli sforzi per guadagnare posizioni e opportunità nella competizione internazionale, senza però mettere in discussione i nostri valori. L’integrazione europea, costruita tenacemente negli anni, ha portato progresso, pace e benessere sociale, l’affermazione nel mondo dei nostri interessi e valori europei. Solo uniti potremo ancora progredire e contare come europei in un quadro molto variato. L’integrazione, quindi, deve essere sempre più forte, senza chiusure e arroganze nazionali, con scelte adeguate e concordate evitando azioni mirate a danneggiare i singoli Paesi.

Sindacati. Pur riconoscendone il ruolo fondamentale, soprattutto nella storica lotta all’inflazione galoppante ed al terrorismo degli anni 70, è necessario che i sindacati si concentrino oggi sui problemi attuali.

Infrastrutture e ricerca. Per aumentare l’occupazione qualificata per giovani e donne è necessario investire in questi ambiti.

Meriti dell’Italia. In Europa bisogna apprezzare le dimostrazioni che il nostro Paese sta dando con i sacrifici posti in essere al fine di garantire stabilità finanziaria, di bilancio e riforme strutturali per stimolare la crescita economica. In condizioni di parità dobbiamo ancora crescere per dare il nostro contributo a nuove decisioni di evoluzione dell’Unione.

Politica interna. Il governo Monti, dopo la presa d’atto della situazione di crisi da parte dell’ex “premier” Berlusconi nonché della convinzione delle principali forze politiche delle difficoltà nell’andare al voto immediatamente, può ora fruire di una ampia maggioranza parlamentare.

Riforme istituzionali. Sono oramai maturi i tempi per realizzare una compiuta democrazia dell’alternanza dopo il ritorno alle urne. Le forze politiche in questo periodo devono rinnovarsi per perseguire soluzioni di fondo per il Paese. La politica deve rigenerarsi e generare nuova fiducia. Solo così si potrà arrivare alla soluzione di problemi di fondo ardui e complessi come le ristrettezze economiche di giovani e famiglie, delle carceri e dei carcerati, del dissesto idrogeologico, degli immigrati che restano stranieri senza potersi integrare nei modi giusti.

Missioni internazionali. L’Italia non resta al di fuori dal portare la pace nel mondo anche con gli impegni fin qui presi e i dolorosi sacrifici che il nostro Paese ha subito, soprattutto a causa dei numerosi lutti di italiani caduti nei contesti di guerra.

Incitamento. Occorre una nuova forza motivante perché si sprigioni una migliore forza di crescita nel Paese. La fiducia in noi stessi è il solido fondamento su cui possiamo costruire il futuro.

About Davide Di Fulvio (6 Articles)
Davide Di Fulvio, laureato con lode in Economia Aziendale e specializzato con stessa valutazione in Amministrazione di impresa, ha operato e tuttora collabora con importanti realtà nazionali e multinazionali nell'ambito consulenziale, dell'industria, dei servizi e del mass market.
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