Ultime notizie

Imu, Onlus e fondazioni bancarie

L’introduzione dell’IMU e le polemiche (stranamente abbastanza celate) sulla assimilazione delle fondazioni bancarie alle ONLUS

L’IMU, Imposta Municipale Unica, detta anche la nuova ICI (Imposta Comunale sugli Immobili) è argomento di discussione da diverse settimane, sia per il gravame che rappresenterà per i magri bilanci di molte famiglie italiane in tempo di crisi, sia per le modalità di applicazione e di pagamento.

Un tempo era l’ICI. Fino a pochi anni fa su tutte le proprietà immobiliari si pagava l’ICI, un’imposta che afferiva direttamente nelle casse comunali e le cui aliquote venivano fissate anno per anno a seconda delle esigenze locali. Pur non essendo un’imposta particolarmente gradita, perché gravava sul bene principale di ogni famiglia, essa assolveva il compito di finanziare l’ente locale di prossimità più prossimo alla vita quotidiana (il Comune, appunto). Inoltre, sia l’ultimo governo Prodi, sia il successivo Berlusconi avevano via via ridotto, fino ad eliminare, questa imposta sulla prima casa, cioè sull’immobile di residenza del nucleo familiare.

L’IMU, le aliquote e le rendite catastali. Capita, quindi, che con l’introduzione del federalismo fiscale ad opera del governo Berlusconi, si debba eliminare l’ICI ed introdurre una nuova imposta, l’IMU. Questa imposta sostituisce l’ICI e l’Irpef sui redditi fondiari delle seconde case. L’aliquota base è lo 0,76% del valore catastale rivalutato secondo specifiche norme, che può essere aumentato o diminuito dello 0,30% dai comuni.  Sulla prima casa è fissata un’aliquota dello 0,40%. Tutte le aliquote e le modalità di calcolo sono presenti a questo link. Del gettito stimato, poi, solo la metà andrà ai comuni (per intero quello sulle prime case) mentre la parte restante (comunque la metà dell’aliquota base, anche se il comune decidesse di ridurla!) andrà allo Stato. A tutte queste considerazioni bisogna aggiungere che, sulla base di quanto dichiarato più volte dal Presidente del Consiglio (e Ministro dell’Economia ad interim), il catasto dovrebbe essere riformato con l’introduzione di rendite catastali più allineate ai valori di mercato. Questo si tradurrebbe con un inevitabile aumento della base imponibile su cui si calcola l’IMU. L’unica consolazione in tal senso è data dalla speranza che questa operazione venga fatta nei soliti “tempi biblici” italiani.

Le difficoltà dei comuni. La definizione delle aliquote IMU da parte dei comuni segue la necessità di far quadrare i bilanci, da un lato, e conservare almeno alcune delle riduzioni che venivano praticate sull’ICI, dall’altro. Data l’incertezza generata dai decreti ancora in approvazione in Parlamento moltissimi comuni non hanno definito le aliquote da applicare. Da ciò è scaturita la necessità di fissare gli acconti di Giugno 2012 per l’IMU calcolati con le aliquote base. Sarà poi il comune a dovere “comunicare” ai propri residenti l’aggravio di costi col saldo di fine anno. Alcune stime prevedono che, in realtà, l’aliquota media a livello nazionale sarà ben più alta dello 0,76% previsto come base.

Le esenzioni. La legge che introduce l’IMU ha anche previsto una serie di esenzioni. Tra queste, sono esentati gli immobili posseduti dallo stato, dalle regioni, province, comuni, ecc.; i fabbricati destinati ad usi culturali ed esclusivamente all’esercizio del culto; i fabbricati di proprietà della Santa Sede; i fabbricati degli Stati esteri e delle organizzazioni internazionali; terreni agricoli in aree montane o di collina, così come determinati da un apposito decreto. In particolare, poco tempo fa era nata una grossa polemica sui beni della Chiesa sui quali non viene pagata l’ICI (oggi IMU). Il Governo era intervenuto introducendo una formula ambigua nella quale si dice che, per poter godere della agevolazione, l’attività sociale svolta nell’immobile debba essere esercitata necessariamente “con modalità non commerciali”.Tale formulazione è vaga perché il nostro diritto vigente definisce in maniera abbastanza pacifica quali siano le attività commerciali e quali, invece, non sono commerciali; le “modalità non commerciali” non sono note!

I fini sociali e le fondazioni bancarie. Tutto questo discorso potrebbe non essere di estremo interesse ma, comunque, apprezzabile in funzione di una migliore definizione di quelle attività che saranno esentate e quelle invece tenute al pagamento dell’imposta. Infatti è normale che il passaggio da un’esenzione molto ampia dei beni di ONLUS, finte ONLUS, attività commerciali proprie o camuffate, al pagamento totale possa richiedere del tempo e formulazioni via via più raffinate e giuridicamente corrette. Stupisce però che le fondazioni bancarie siano definite enti a finalità prevalentemente sociale. È, infatti, di pochi giorni fa la mancata approvazione di un emendamento che applicava l’IMU anche a questi enti.

Cosa sono le fondazioni bancarie. Tali fondazioni nascono con la riforma del sistema bancario italiano attuata tra la fine degli anni 80 e gli anni 90, con lo scopo di rendere il nostro sistema in linea con le norme europee sulla concorrenza ed il mercato. Infatti, in passato la maggior parte delle banche era controllato direttamente dallo Stato, poiché erano soggetti di diritto pubblico. Al fine di scindere l’aspetto imprenditoriale (l’attività di impresa bancaria) dall’aspetto pubblicistico (il fine di utilità collettiva) si pensò di creare delle fondazioni che investono nel settore no-profit gli utili derivanti dalla gestione imprenditoriale delle banche. Oggi le fondazioni bancarie, che per legge hanno il compito di investire nel proprio territorio di appartenenza parti importanti dei loro introiti, sono dei potentati rilevanti e le nomine al loro interno sono oggetto di importanti dispute, anche tra i poteri politici locali.

Una polemica “in sordina”. In questo periodo di crisi a tutti è chiesto un sacrificio e l’IMU si configura come una vera e propria imposta patrimoniale. Molti economisti ritengono ingiuste le imposte patrimoniali (tanto care a Marx) perché non vanno a colpire la ricchezza prodotta ma la ricchezza accumulata, sulla quale già sono state pagate (almeno a livello teorico) tutte le imposte. In un momento di estrema difficoltà come questo, però, è sentimento comune di giustizia che tutti contribuiscano in maniera proporzionale alle proprie possibilità. Dell’esenzione dall’IMU per le fondazioni bancarie, però, se ne è parlato minimamente. Il motivo, probabilmente, non è tanto nel merito della questione, quanto nel “vaso di Pandora” che si potrebbe scoperchiare con valutazioni attente sull’argomento. Infatti, se formalmente potrebbe anche apparire corretto che questi enti beneficino di esenzioni tipiche delle ONLUS, ancora poco trasparente è il sistema di potere e di gestione della ricchezza praticato da queste organizzazioni in relazione al sistema delle banche, di cui esse sono azionisti.

La stretta al credito. Le banche, però, stanno via via stringendo il credito alle imprese ed alle famiglie, con crisi di liquidità che sono sempre più evidenti nella vita di tutti i giorni. Tali politiche garantiscono la solidità dei loro patrimoni e gli utili degli azionisti. Ma le fondazioni bancarie sono azionisti! Da qui si genera un cortocircuito anomalo e forse tutto italiano: le banche stringono i laccioli del credito, di fatto impoverendo l’economia ma, allo stesso tempo, raggiungendo gli obiettivi fissati dai propri soci. I quali, al contempo, perseguono fini sociali e beneficiano anche di esenzioni fiscali.

About Davide Di Fulvio (6 Articles)
Davide Di Fulvio, laureato con lode in Economia Aziendale e specializzato con stessa valutazione in Amministrazione di impresa, ha operato e tuttora collabora con importanti realtà nazionali e multinazionali nell'ambito consulenziale, dell'industria, dei servizi e del mass market.
Contact: Website

1 Trackbacks & Pingbacks

  1. Google Alert – FONDAZIONI NEWS – Easy News Press Agency | Easy News Press Agency

I commenti sono bloccati.