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“Mussalaha”, una terza via per la Siria

L’iniziativa popolare non violenta di alawiti, sunniti, drusi, cristiani, sciiti, arabi: la riconciliazione è più forte della violenza

Sangue, dolore, morte. Sono ancora le tristi protagoniste della vita cristiana – e non solo – in Siria. Ogni giorno giungono notizie di violenza, di minacce e il terrore continua a stravolgere la “serenità” della nazione e della zona di Homs. È notizia di ieri, riportata dall’agenzia Fides l’ennesima uccisione di un cristiano a Qusayr nei pressi della stessa Emesa – così veniva chiamata Homs in epoca romana – e continua l’esodo dei fedeli, da diecimila che abitavano la cittadina del centro ovest prima del conflitto, nei sono rimasti solo mille. E come non capire la fuga! L’opposizione armata, come confermano numerosi osservatori in Siria e all’estero, «si sta gradualmente radicalizzando verso una ideologia sunnita estremista di marca salafita­» con bande e gruppi militari che operano in modo del tutto indipendente dal coordinamento dell’esercito siriano di liberazione. Gli abitanti cristiani di Qusayr, riferisce Fides citando fonti locali, subiscono vessazioni come il divieto di circolare per strada e l’obbligo di “cedere il passo” se incontrano un musulmano «come ai tempi del califfato ottomano­».

Nonostante l’escalation di violenza delle ultime settimane, i rapimenti, le estorsioni, la Chiesa siriana continua a sostenere il Paese ricercando il dialogo, promuovendo la solidarietà, pregando e digiunando, come richiesto da Gregorios III Laham, patriarca greco-cattolico melchita di Damasco e a chiedere, insieme a monsignor Elias Tabe, arcivescovo siro-cattolico di Damasco «giustizia e verità per il bene dell’uomo e di tutti i siriani, senza nessuna distinzione di censo ed etnia».

Insomma, c’è ancora fede nella carità che tutto vince, nella voglia di pace, nella famosa “terza via” che non è risposta scontata alla violenza con altrettanta violenza, ma “Mussalaha”. “Riconciliazione” – è la traduzione del termine – è un’iniziativa popolare non-violenta, la dimostrazione di come sia possibile una strada alternativa non solo al conflitto armato ma anche a un possibile intervento militare dall’estero, invocato dal Consiglio nazionale siriano, che coordina l’opposizione siriana. A Homs cittadini, parlamentari, sacerdoti, membri di tutte le comunità etniche e religiose, “stanchi della guerra” hanno messo in campo tutte le loro energie, persuadendo larghe fasce di popolazione sul fatto che «in questa situazione di stallo, c’è bisogno di una scossa: è scoccata l’ora della riconciliazione». Alawiti, sunniti, drusi, cristiani, sciiti, arabi si sono ritrovati nei giorni scorsi certi di poter «costruire una Siria riconciliata e pacificata» in nome del rispetto reciproco.

Dialogo e riconciliazione sono ancora più forti di ogni brutalità.

 

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Direttore responsabile del notiziario online "Laporzione.it" e responsabile dell'Ufficio per le Comunicazioni Sociali dell'Arcidiocesi di Pescara-Penne. Laureato in Scienze della Comunicazione sociale e specializzato in Giornalismo ed Editoria continua la ricerca nell'ambito delle comunicazioni sociali. E' Regista e autore di
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