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Siria, ore di tensione e speranza

Rapiti 240 fedeli cattolici. Parla il patriarca greco-cattolico di Damasco

«Sono arrivati e hanno portato via solo gli uomini, quelli di fede cristiana, lasciando le donne ed i fedeli musulmani». Sono queste le parole di Gregorios III Laham, patriarca greco-cattolico di Damasco, a poche ore dal rapimento di 240 fedeli cattolici, maroniti e soprattutto greco-cattolici, nel territorio circostante il villaggio di Rableh, tra il confine libanese e la città di Qusayr, nella provincia di Homes.

Nessun rivendicazione, nessuna certezza che siano jadhisti, nessun contatto, ma solo tanta paura e sgomento per il grave gesto. «Abbiamo udito spari e raffiche – è il racconto di testimoni oculari confermato dal Patriarca – Siamo andati a vedere cosa stava succedendo. Abbiamo visto molti furgoni e pickup che hanno portato via le persone. Nei campi sono rimaste solo le scatole con le mele raccolte».

Nonostante Gregorios III non capisca i motivi del rapimento ha avuto segnali di rischi: «Da circa tre settimane – continua il patriarca – il villaggio di Rableh, è posto sotto assedio da parte dell’Opposizione militare. La popolazione locale è impedita dal recarsi nei campi per raccogliere frutti e prodotti, per irrigare. Gli operai, i contadini, i giovani, uomini e donne, hanno voluto ugualmente fare qualcosa per non perdere tutto e sono andati nei campi dove poi sono stati catturati».

Il sequestro, però, non può essere legata all’“imprudenza” del recarsi a raccogliere i frutti della terra, anche perché una trattativa avviata dal governatore di Homs sembrava riportare la situazione in una fase di tranquillità. Più probabile che il gesto sia stato premeditato da tempo, troppe le persone portate vie. «Forse siamo davanti al tentativo di fare pressione sui cristiani – deduce il presule – affinché entrino nella spirale della violenza e di opposizione. La rivoluzione non si può imporre a nessuno. Ognuno, nella propria libertà, può scegliere da che parte stare e questo vale anche per i cristiani che sono liberi di esprimersi come credono. Noi vogliamo essere ponti di riconciliazione (avevamo dato notizia tempo fa proprio di questa volontà) di tolleranza, di pace e non fautori di guerra e violenza. Questa è la nostra posizione. La Siria ha bisogno di riconciliazione e non di divisione».

E allora l’appello ad Onu e Croce Rossa: «Chiedo a tutti le fazioni in lotta di rispettare i civili e risparmiare vite innocenti. Alcuni leader cristiani locali stanno cercando si contattare Ong e organizzazioni internazionali per chiedere assistenza in questa tragica situazione. Davanti a crimini del genere bisogna, inoltre, sensibilizzare la stampa internazionale e organizzazioni internazionali, come Onu e Croce Rossa, affinché cerchino una mediazione, trovino un contatto per avviare dei colloqui per la liberazione degli ostaggi».

 

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Direttore responsabile del notiziario online "Laporzione.it" e responsabile dell'Ufficio per le Comunicazioni Sociali dell'Arcidiocesi di Pescara-Penne. Laureato in Scienze della Comunicazione sociale e specializzato in Giornalismo ed Editoria continua la ricerca nell'ambito delle comunicazioni sociali. E' Regista e autore di
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