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Pio XII ha combattuto il nazismo anche investendo

Lo ha dimostrato la giornalista Patricia M. McGoldrick in un articolo pubblicato su “The Historical Journal”, recensito dall’Osservatore Romano

«La Santa Sede usò lo strumento finanziario per combattere la follia nazista e alleviare le ferite dell’Europa». Lo ha dimostrato Patricia M. McGoldrick in un articolo pubblicato su “The Historical Journal”, la rivista dell’Università di Cambridge, e recensito da Luca M. Possati su L’Osservatore Romano in edicola ieri con la data di oggi: «Dall’articolo in questione – ha esordito Possati -, apprendiamo che all’inizio della seconda guerra mondiale il Vaticano spostò rapidamente i suoi titoli e le sue riserve auree dalle zone minacciate dall’occupazione nazista verso gli Stati Uniti».

Luca M. Possati

Al centro della storia raccontata dall’autrice c’è Bernardino Nogara, membro della direzione della Banca commerciale Italiana e amico della Famiglia Ratti, che nel 1929 viene chiamato alla guida delle finanze della Santa Sede: «Sarà lui, diretto dai vertici della Curia – ha osservato Possati – il protagonista della strategia finanziaria del Vaticano che, durante la seconda guerra mondiale, diede un apporto fondamentale alla vittoria degli Alleati contro il nemico nazifascista. Una strategia fatta di milioni di dollari investiti nelle maggiori banche degli Stati Uniti e della Gran Bretagna, con i quali sono state aiutate Chiese perseguitate e popolazioni stremate». Il direttore del quotidiano della Santa Sede, Gian Maria Vian, in un corsivo fa notare che l’articolo citato dimostra esattamente il contrario di quanto è stato affermato con superficiale leggerezza nell’articolo pubblicato su “The Guardian”: «Ovvero – ha precisato Vian – che, anche con legittimi investimenti in tempo di guerra compiuti soprattutto negli Stati Uniti, la Santa Sede sostenne gli Alleati contro il nazismo».

Gian Maria Vian, direttore de L'Osservatore Romano

A proposito del recente articolo pubblicato sull’autorevole quotidiano londinese, variamente ripreso dai media, ma che a detta dello stesso direttore dell’Osservatore Romano non meritava davvero alcuna attenzione, trattandosi di un complesso di notizie imprecise o infondate messe assieme in modo maldestro e prevenuto, dunque inconsistente quanto a verità storica.

Vian ha poi ricordato che tra i patti del Laterano (che istituzionalizzavano i rapporti bilaterali tra Italia e Santa Sede, ndr), i quali nel 1929 chiusero la questione romana (la controversia relativa al ruolo di Roma, sede del potere temporale del Papa ma, al tempo stesso, capitale d’Italia, ndr), vi era una questione finanziaria, e che secondo l’accordo l’Italia indennizzava definitivamente la Santa Sede con 750 milioni di lire in contanti e con un miliardo di titoli, una somma di molto inferiore a quella che lo Stato avrebbe dovuto sborsare alla Santa Sede in esecuzione della legge italiana delle Guarentigie (la norma che disciplinava i rapporti tra il Regno d’Italia e Santa Sede all’indomani della Breccia di Porta Pia, ndr): «Non furono, dunque, gli accordi del Laterano – ha concluso Gian Maria Vian – un patto vergognoso tra Chiesa cattolica e fascismo, ma al contrario una soluzione necessaria ed equilibrata che chiudeva, dopo oltre un sessantennio, una lacerazione dolorosa nel Paese».

About Davide De Amicis (3596 Articles)
Nato a Pescara il 9 novembre 1985, laureato in Scienze della Comunicazione all'Università degli Studi di Teramo, è giornalista professionista. Oltre ad essere redattore del portale La Porzione.it è direttore responsabile di Radio Speranza, la radio della Chiesa metropolitana di Pescara-Penne. Dal 2007 al 2020 ha collaborato con la redazione pescarese del quotidiano Il Messaggero. In passato è stato direttore responsabile della testata giornalistica online Jlive radio, ha collaborato con Radio Speranza, scritto sulla pagina pescarese del quotidiano "Avvenire" e sul quotidiano locale Abruzzo Oggi.
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