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Abruzzo: tra Nord e Sud con grandi potenzialità

Lo ha confermato l’indagine “L’Abruzzo nella crisi dell’economia italiana. Quali strategie per la ripresa dello sviluppo?”, presentata ieri a Pescara da Svimez

L’Abruzzo, attualmente, si configura come una regione intermedia nel panorama italiano, con alti tassi di scolarizzazione, disoccupazione contenuta ed un grado di apertura ai mercati industriali poco distante dal Centro Nord. D’altra parte, però, occorre dare una spinta ulteriore verso una politica industriale attiva “anti-desertificazione” e a sostegno della crescita dimensionale delle aziende, valorizzando le aree interne con politiche di rigenerazione urbana, turismo verde e le opportunità dell’area vasta Pescara-Chieti.

Un'immagine del convegno

Tutto questo emerge da una recente indagine condotta da Svimez, l’Associazione per lo sviluppo dell’industria nel Mezzogiorno, dal titolo “L’Abruzzo nella crisi dell’economia italiana. Quali strategie per la ripresa dello sviluppo?” presentata ieri nell’ambito di  un convegno organizzato dalla Fondazione Pescarabruzzo presieduta da Nicola Mattoscio, alla presenza del presidente di Svimez Adriano Giannola, del presidente della Regione Abruzzo Gianni Chiodi e del sottosegretario alla Presidenza del Consiglio dei Ministri Giovanni Legnini. Ma tornando ai dati dopo la breve fase di recupero del 2010 e del 2011, secondo le stime Svimez, l’Abruzzo nel 2012 ha fatto registrare un Pil del -3,6% contro una media nazionale del 2,4%.

Negli anni pre-crisi, dal 2001 al 2007, la Regione ha invece segnato una crescita del Pil dello 0,8%, come media annua, inferiore all’1% del Mezzogiorno e più bassa dell’1,3% rispetto alla media nazionale. Successivamente, negli anni della crisi dal 2008 al 2012, la perdita del Pil regionale è stata di poco superiore alla media nazionale, -1,7% contro -1,4%, ma più contenuta rispetto al resto del Meridione.

Proprio in tal senso, l’Abruzzo ricopre una posizione intermedia nel panorama italiano, collocandosi a metà strada tra la media delle regioni del Nord e del SudNel 2012 il Pil abruzzese per abitante è stato pari a 21.244,7 euro, il 123% del prodotto medio pro capite del Mezzogiorno e l’82,6% di quello medio italiano, il livello più alto di tutto il Mezzogiorno. Si conferma dunque la Regione meridionale con il più elevato livello di prodotto per abitante. Inoltre, per quanto concerne l’export, l’anno scorso in Abruzzo il dato è crollato del 4,8%, per effetto soprattutto del forte calo della domanda dei Paesi Ue, dove l’Abruzzo concentra il 70% dell’export.

La Regione mantiene comunque all’interno del Sud il maggior grado di apertura ai mercati internazionali, con un peso sul totale dell’export meridionale pari al 22,1%. Negli anni precedenti alla crisi, dal 2011 al 2007, l’economia abruzzese è cresciuta del 5,5%, un terzo circa del dato medio nazionale, 9,4%, per effetto delle gravi perdite dell’agricoltura, -22% contro -3,5% a livello nazionale, delle costruzioni (-1,3% a fronte di un aumento del 18,9% nazionale), e delusa crescita contenuta del terziario (+6,9% contro +10,4% in Italia). Nonostante la crisi, comunque, l’Abruzzo è la regione più industrializzata del Mezzogiorno, con un tasso di industrializzazione, addetti per mille abitanti, dell’83,9‰, più del doppio della media meridionale, ferma al 38,8‰ nel 2012, e solo di 10 punti inferiore alla media del Centro Nord, attestata al 95,7‰.

Per effetto di una posizione geografica meno periferica rispetto al resto del Sud, migliori infrastrutture di trasporto, sviluppo di sistemi locali di piccola impresa con caratteristiche distrettuali, l’Abruzzo è poi una delle Regioni italiane con la più alta presenza di multinazionali straniere, attive soprattutto nel settore del l’elettronica e delle telecomunicazioni. Parlando dell’occupazione negli anni della crisi 2008-2012, l’Abruzzo ha perso l’1,9%, meno della media italiana, -2,2%, e meno della metà di quella meridionale, – 4,6%. Degli oltre mezzo milione di posti di lavoro persi in Italia tra il 2008 e il 2012, di cui ben più di 300.000 solo al Sud, pari a -4,6%, contro il -3,2% del Centro-Nord, la perdita di occupazione in Abruzzo si è commisurata in 10.000 unità, pari al 2% di occupati in meno.

Nel 2012, l’occupazione in Abruzzo ha segnato un leggero incremento, +0,2%, frutto di un aumento nel settore delle costruzioni (+7,9%) e da un rallentamento della crescita nel settore dell’industria in senso stretto, che dal +8,1% del 2011 è passato a +2,2% del 2012. In calo, invece, l’occupazione nei servizi che scende da +0,6% del 2011 a -0,1% del 2012. Forte la perdita di posti di lavoro nell’agricoltura, -23,8%. Discorso a parte per l’occupazione industriale, in lieve aumento da 112.300 unità del 2008 a 112.500 del 2012, +0,1%, mentre nello stesso periodo in Italia si registra un calo del 7,9% e nel Sud del 10,5%. E anche nella nostra Regione, il crollo del tasso di occupazione è dovuto soprattutto agli under 34, dal 49,2% del 2008 al 44,8% del 2012, mentre nello stesso periodo il Sud è diminuito dal 35,9% al 30,8% e in Italia dal 50,4% al 43,3%.

Lo stabilimento Sevel di Atessa, dell'indotto Fiat

A livello di genere, il tasso di occupazione giovanile maschile in regione è del 53,3%, con una differenza di oltre 17 punti percentuali. Il tasso di occupazione femminile è comunque decisamente più elevato di quello medio meridionale, 23,6%, anche se ancora distante dal 45,7% del Centro Nord. Negli anni della crisi 2008-2012, gli occupati in età giovanile in Abruzzo sono diminuiti del 13,7%: il Sud ne ha persi il 19,6%, l’Italia il 18,6% e il Centro Nord il 18,2%. Un andamento della Regione, quindi, decisamente migliore, seppur negativo. Sulla scolarizzazione, il tasso di passaggio dei giovani dalla scuola secondaria all’Università è stato nel 2012 del 63,6% contro il 54% del Mezzogiorno e il 61% del Centro Nord.

L’Abruzzo ha il 61,7% di persone con un tasso di istruzione superiore, ben più della media meridionale ferma al 48,7%, e inoltre un quarto delle persone in età compresa tra i 30 e i 34 anni è laureata, contro appena il 16,4% del Mezzogiorno e il 20,3% nazionale. Tra le regioni italiane vanta il più alto tasso di istruzione universitaria. Infine, il rischio di povertà relativa nella Regione decisamente più basso rispetto alla media meridionale, 21,5% contro il 34,5% medio del Sud, ed è molto più contenuto anche l’indice di diseguaglianza tra i redditi. Ad esempio, le persone che vivono in famiglie dove non vi sono occupati è contenuta, 4,9%, rispetto a una media meridionale più che tripla, 13,5%. Inoltre, secondo le rilevazioni dell’ISTAT, il tasso di soddisfazione della propria condizione di vita è mediamente più elevato di quello medio meridionale, 38,5%, contro il 29,5%.

About Davide De Amicis (4172 Articles)
Nato a Pescara il 9 novembre 1985, laureato in Scienze della Comunicazione all'Università degli Studi di Teramo, è giornalista professionista. Dal 2010 è redattore del portale La Porzione.it e dal 2020 è direttore responsabile di Radio Speranza, la radio della Chiesa di Pescara-Penne. Dal 2007 al 2020 ha collaborato con la redazione pescarese del quotidiano Il Messaggero. In passato è stato direttore responsabile della testata giornalistica online Jlive radio, ha collaborato con Radio Speranza, scritto sulla pagina pescarese del quotidiano "Avvenire" e sul quotidiano locale Abruzzo Oggi.
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1 Comment on Abruzzo: tra Nord e Sud con grandi potenzialità

  1. Peccato che queste grandi potenzialità non siano pienamente sfruttate. Basta mettere a confronto le modalità con cui all’estero sfruttano le proprie risorse naturali e la situazione in Abruzzo, dove tra NoTriv e politici locali l’opposizione alla ricerca di idrocarburi sta assumendo toni ideologici. http://www.goccediverita.it/in-canada-gli-ingegneri-e-in-italia-i-camerieri/

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