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“La famiglia va sostenuta e promossa”

Lo ha sostenuto Papa Francesco, ieri, aprendo con il suo messaggio la Settimana Sociale dei cattolici italiani a Torino. Deciso anche l’intervento del cardinal Bagnasco

È stato un video, con analisi dettagliata della Sindone, ad aprire, ieri pomeriggio, la quarantasettesima edizione della Settimana Sociale dei cattolici di Torino. Così, quello che è universalmente ritenuto il telo che ha avvolto il corpo di Gesù, ha fatto dunque da richiamo per questo raduno di oltre 1.300 esponenti del cattolicesimo italiano che, fino a domenica, rifletteranno sul tema “La famiglia, speranza e futuro per la società italiana”.

L'avvio della Settimana Sociale dei cattolici italiani di Torino

Monsignor Arrigo Miglio, arcivescovo di Cagliari e presidente delle “Settimane Sociali”, ha quindi aperto il momento di preghiera e saluto che precede l’apertura ufficiale dei lavori, con la prolusione del cardinale Angelo Bagnasco, presidente della  Conferenza episcopale italiana. Ma innanzi tutto è stato monsignor Mariano Crociata, segretario generale della Conferenza episcopale italiana, a leggere il messaggio inviato da Papa Francesco il quale ha collegato la Settimana Sociale ad importante figura di santità laicale: «La tradizione delle Settimane Sociali in Italia – ha scritto il Papa – è iniziata nel 1907, e tra i suoi principali promotori vi fu il Beato Giuseppe Toniolo e questa 47ª Settimana è la prima che si tiene dopo la sua beatificazione, avvenuta il 28 aprile 2012. Laici come Toniolo, con la loro vita e il loro pensiero hanno praticato ciò che il Concilio Vaticano II ha poi insegnato a proposito della vocazione e missione dei laici e il loro esempio costituisce un incoraggiamento sempre valido per i cattolici laici di oggi a cercare a loro volta vie efficaci per la medesima finalità, alla luce del più recente Magistero della Chiesa».

Successivamente, il Pontefice ha espresso il suo apprezzamento per la scelta del tema: “La famiglia, speranza e futuro per la società italiana”. È proprio così. – ha proseguito il Pontefice – Ma per la comunità cristiana, la famiglia è ben più che tema: è vita, è tessuto quotidiano, è cammino di generazioni che si trasmettono la fede insieme con l’amore e con i valori morali fondamentali, è solidarietà concreta, fatica, pazienza, e anche progetto, speranza, futuro». Da qui l’appello centrale del messaggio per la Settimana Sociale, nel quale Papa Francesco ha tracciato un preciso “identikit” della famiglia come è intesa dalla comunità ecclesiale: «Anzitutto come Chiesa – ha sottolineato – offriamo una concezione della famiglia, che è quella del Libro della Genesi, dell’unità nella differenza tra uomo e donna, e della sua fecondità. In questa realtà, riconosciamo un bene per tutti, la prima società naturale, come recepito anche nella Costituzione della Repubblica Italiana. Le conseguenze, positive o negative, delle scelte di carattere culturale, anzitutto, e politico riguardanti la famiglia, toccano i diversi ambiti della vita di una società e di un Paese: dal problema demografico, che è grave per tutto il continente europeo e in modo particolare per l’Italia, alle altre questioni relative al lavoro e all’economia in generale, alla crescita dei figli, fino a quelle che riguardano la stessa visione antropologica che è alla base della nostra civiltà».

Papa Francesco

Da qui l’invito del Santo Padre: «La famiglia è scuola privilegiata di generosità, di condivisione, di responsabilità. Scuola che educa a superare una certa mentalità individualistica che si è fatta strada nelle nostre società. Sostenere e promuovere le famiglie, valorizzandone il ruolo fondamentale e centrale, è operare per uno sviluppo equo e solidale». Famiglie che mai come in questi anni, hanno sofferto e soffrono schiacciati dal fardello della crisi: «Non possiamo ignorare la sofferenza di tante famiglie. Una sofferenza dovuta alla mancanza di lavoro, al problema della casa, all’impossibilità pratica di attuare liberamente le proprie scelte educative; la sofferenza dovuta anche ai conflitti interni alle famiglie stesse, ai fallimenti dell’esperienza coniugale e familiare, alla violenza che purtroppo si annida e fa danni anche all’interno delle nostre case. A tutti – l’auspicio del Papa – dobbiamo e vogliamo essere particolarmente vicini, con rispetto e con vero senso di fraternità e di solidarietà. Ricordiamo soprattutto la testimonianza semplice, ma bella e coraggiosa di tantissime famiglie, che vivono l’esperienza del matrimonio e dell’essere genitori con gioia, illuminati e sostenuti dalla grazia del Signore, senza paura di affrontare anche i momenti della croce che, vissuta in unione con quella del Signore, non impedisce il cammino dell’amore, ma anzi può renderlo più forte e più completo».

Dopo la lettura del messaggio di Papa Francesco, come anticipato, è intervenuto il cardinale Angelo Bagnasco, presidente della Cei, che ha tenuto un’accesa prolusione in difesa della famiglia: «Da una parte – ha esordito Bagnasco – c’è “l’uomo di sabbia”: una figura fluida, impastata di contraddizioni e con una caratteristica evidente: la sensazione di stanchezza. Dall’altra c’è il “contributo di umanizzazione” della fede, che viene offerto in primo luogo dalla famiglia». Citando la psichiatra Catherine Ternynck, il cardinale ha dunque analizzato cosa sta accadendo alla nostra generazione , soggetta a sempre più frequenti crisi depressive e a inedite forme di disagio sociale: «È il “suolo umano” – ha precisato il presidente della Cei – che si è impoverito, si è svuotato del suo humus di relazioni, legami, responsabilità e così è divenuto friabile e inconsistente. Al punto che l’uomo stesso, su questo terreno incerto, finisce per diventare di sabbia. L’uomo di oggi, in altre parole, è un uomo dalla testa pesante, che fatica a portare avanti la sua vita, dubita del tragitto e del senso, chiedendo al contempo riconoscimento e rassicurazione. È schiacciato dall’urgenza di farsi da sé in una competizione continua e, nello stesso tempo, scopre che gli manca la terra sotto i piedi. Il grande sogno dell’individualismo, che ha segnato di sé l’uomo moderno, non ha tenuto».

È per questo che la Chiesa, oggi, è chiamata a fornire un contributo di umanizzazione: «Ascoltare l’uomo e la donna di oggi – ha spiegato il porporato, illustrando il compito della Chiesa -, senza pregiudizi o filtri ideologici, ma assecondando la vocazione della Chiesa che ha come suo primo compito quello di ascoltare Dio e inseparabilmente il mondo, soprattutto le sue differenze, disagi e fatiche, le sue paure». Un altro aspetto che, col tempo, è sempre più in crisi è quello della differenza dei sessi: «La differenza dei sessi e la differenza delle generazioni – ha aggiunto l’arcivescovo di Genova – costituiscono la travatura di ogni essere umano, l’espressione visibile e certa del suo essere relazione, due orientamenti fondamentali che non possono essere confusi senza che ne segua una disorganizzazione globale della persona e della società. Chi ha paura della differenza?».

Card. Angelo Bagnasco, presidente Conferenza episcopale italiana

Il riferimento è alla “gender theory”, nata negli anni Settanta, grazie alla quale la categoria di genere è diventata sempre più autonoma rispetto alla categoria di sesso biologico, fino a separarsi e a contrapporsi rivendicando un’autonomia assoluta, dichiarando la fine del dato naturale e instaurando il primato del culturale, della cifra storica, della preferenza soggettiva, individuale. Un capovolgimento, questo, che avrebbe travolto l’idea stessa di persona: «Questa prospettiva – ha riflettuto il cardinale Bagnasco – fortemente reattiva alla tradizione e insofferente a qualunque vincolo per l’espansione illimitata dell’io, presenta gli stessi limiti dell’individualismo assoluto, ma, ancor più gravemente, sta facendo emergere il carico di violenza che la prospettiva autoreferenziale, insofferente ai legami, porta con sé, come i drammatici casi di cronaca sempre più numerosi testimoniano».

Da qui è scaturita la difesa della famiglia, costituita da un uomo e una donna, fondata sul matrimonio: «Frequentemente ci si oppone alle ragionevoli considerazioni della Chiesa per motivi ideologici – ha stigmatizzato il presidente della Cei -: nei mesi scorsi, il dibattito sulla legge contro l’omofobia ha manifestato con chiarezza questa tendenza. Nessuno discute il crimine e l’odiosità della violenza contro ogni persona, qualunque ne sia il motivo: tale decisa e codificata condanna, coniugata con una costante azione educativa, dovrebbe essere sufficiente in una società civile. In ogni caso, per lo stesso senso di civiltà, nessuno dovrebbe discriminare, né tanto meno poter incriminare in alcun modo, chi sostenga pubblicamente ad esempio che la famiglia è solo quella tra un uomo e una donna fondata sul matrimonio, o che la dimensione sessuata è un fatto di natura e non di cultura».

Infine il cardinal Bagnasco ha ribadito il no della Chiesa al divorzio breve e, quindi, alle lacerazioni in famiglia: «Esistono tendenze – ha denunciato il cardinale – che mirano a cambiare il volto della famiglia, rendendola un soggetto plurimo e mobile, senza il sigillo oggettivo del matrimonio». Bagnasco ha così fatto notare che rendendo sempre più brevi i tempi del divorzio, lo Stato non favorisce un’ulteriore ponderazione su lacerazioni che lasceranno per sempre il segno, specie sui figli anche adulti: «Ci chiediamo – ha detto il presidente della Conferenza episcopale italiana -: I figli non hanno forse diritto a qualunque sacrificio pur di tenere salda e stabile la coppia e la famiglia? Indebolire la famiglia significa indebolire la persona e la società. Purtroppo, alcuni fanno esperienza della lacerazione della vita matrimoniale: allora restano ferite gravi e dolori che lasciano il segno in tutti, in special modo nei figli.

In conclusione, il cardinal Bagnasco ha quindi espresso stima e vicinanza a quanti vivono in prima persona queste traumatiche lacerazioni e per le conseguenze che ne derivano: Ad essi – ha concluso il porporato – vanno riservati una cordiale attenzione e un particolare accompagnamento, perché si sentano sempre parte attiva della comunità cristiana e ne sperimentino il sincero affetto».

About Davide De Amicis (4168 Articles)
Nato a Pescara il 9 novembre 1985, laureato in Scienze della Comunicazione all'Università degli Studi di Teramo, è giornalista professionista. Dal 2010 è redattore del portale La Porzione.it e dal 2020 è direttore responsabile di Radio Speranza, la radio della Chiesa di Pescara-Penne. Dal 2007 al 2020 ha collaborato con la redazione pescarese del quotidiano Il Messaggero. In passato è stato direttore responsabile della testata giornalistica online Jlive radio, ha collaborato con Radio Speranza, scritto sulla pagina pescarese del quotidiano "Avvenire" e sul quotidiano locale Abruzzo Oggi.
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