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“In Italia ottima capacità di attualizzare la lezione della Shoah”

"Non vanno ignorati - avverte - i segnali che arrivano da una parte di Paese che fa fatica ad affrontare il proprio passato o in cui si strumentalizza il significato della memoria per diversi fini, non ultimi quelli propagandistico-elettorali. Di fronte a queste minacce servono massima vigilanza e l’impegno di tutti"

Lo ha sottolineato ieri Renzo Gattegna, presidente dell’Unione delle comunità ebraiche italiane, intervenendo in occasione dell’odierna Giornata della memoria delle vittime della Shoah

L'ingresso del campo di sterminio di Auschwitz, in Polonia

«Sulla capacità di attualizzare la terribile lezione della Shoah, si stanno radicando ottime pratiche in tutto il Paese e i risultati più soddisfacenti arrivano senz’altro dal mondo della scuola. Guai però a sederci sugli allori». È quanto affermato da Renzo Gattegna, presidente dell’Unione delle comunità ebraiche italiane, in un’intervista rilasciata ieri all’agenzia di stampa Sir in occasione dell’odierna Giornata della memoria.

Renzo Gattegna, presidente dell'Unione delle comunità ebraiche italiane

Renzo Gattegna, presidente dell’Unione delle comunità ebraiche italiane

Nel delineare un bilancio rispetto al radicamento nel nostro Paese di una cultura della memoria, il presidente Gattegna esprime la sua soddisfazione per l’ulteriore ulteriore protocollo d’intesa con il ministro dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca, Stefania Giannini, ma aggiunge: «Non vanno ignorati – avverte – i segnali che arrivano da una parte di Paese che fa fatica ad affrontare il proprio passato o in cui si strumentalizza il significato della memoria per diversi fini, non ultimi quelli propagandistico-elettorali. Di fronte a queste minacce servono massima vigilanza e l’impegno di tutti, perché chi mette a rischio il valore della memoria mette a rischio l’intera società italiana, il suo presente, il suo futuro».

Nell’intervista, tra l’altro, Gattegna richiama anche la grande responsabilità dei leader e delle comunità religiose: «Lavorare insieme – auspica il presidente dell’Ucei – per la pace e la fratellanza è la risposta più forte che possiamo dare a chi, attraverso il veleno dell’odio, cerca di dividerci e allontanarci».

A tal proposito, ieri è stata pubblicata una ricerca condotta da due studiosi di fama internazionale (il demografo Sergio Della Pergola e L.D. Staetsky) intitolata “Da vecchie e nuove direzioni. Percezioni ed esperienze di antisemitismo tra gli ebrei italiani”, secondo cui il 63% degli ebrei italiani ritiene l’antisemitismo un “pericolo reale” e il 20% dichiara di aver preso in considerazione la possibilità di lasciare l’Italia per andare in Israele (aliyah). Si tratta di percentuali comunque inferiori rispetto a quelle registrate in Belgio, dove la minaccia antisemita mette in allarme il 79% degli ebrei, per arrivare all’86% registrato in Francia.

Dall’indagine, dunque, risulta che gli ebrei italiani sono preoccupati soprattutto dei problemi sociali ed economici del Paese come disoccupazione, corruzione, crisi economica, razzismo, criminalità e immigrazione. L’antisemitismo viene solo in settima posizione. Anche se, come già anticipato, il 20% degli ebrei italiani dichiara di aver preso in considerazione la possibilità di lasciare l’Italia per salire in Israele. Una percentuale fra le più basse fra quelle registrate nelle diverse realtà europee e che si colloca molto al di sotto della media europea, attestata sul 29%.

Gli ebrei francesi che dichiaravano di aver preso in considerazione l’aliyah erano il 46% e gli esperti confermano che probabilmente sarà ancora più alta oggi, sotto l’effetto dei fatti di Parigi. In Ungheria, invece, questa percentuale arriva addirittura al 48%. Molte forte, al contrario, la percentuale del 70% di ebrei italiani che esclude di aver preso in considerazione l’aliyah, un numero che nella media europea cala al 61%. Da notare infine che in Italia il 9% degli interrogati su questo punto, estremamente delicato, ha preferito non pronunciarsi. Si tratta di una percentuale lievemente superiore in questo caso alla media europea.

Appaiono, inoltre, differenze importanti riguardo la percezione dell’antisemitismo a seconda dell’area geografica di appartenenza. La percezione di un pericolo di antisemitismo, e di una crescita del fenomeno antisemita, risulta più acuta nella capitale. Piuttosto elevata anche la preoccupazione di essere coinvolti in eventi ebraici, che potrebbero comportare il rischio potenziale di subire un attacco antisemita.

Molto interessanti anche i fattori di differenza che distinguono gli ebrei italiani di fronte alla prospettiva di abbandonare l’Italia per affrontare la salita in Israele. In questo contesto solo il 19% degli ebrei romani dichiara di aver preso in considerazione l’opportunità dell’aliyah negli ultimi cinque anni, contro un ben maggiore 26% espresso dagli ebrei milanesi e un 22% espresso dagli ebrei che vivono nelle comunità minori.

In sostanza, le comunità ebraiche italiane non si lasciano condizionare dalla minaccia dell’antisemitismo in Europa, anche in seguito ai tragici attentati di Parigi: «La vita ebraica – sottolinea Gattegna – va avanti regolarmente. La situazione italiana, è molto diversa da quella francese o di altri Paesi in cui l’antisemitismo, nelle sue diverse matrici ed espressioni, presenta quotidianamente il proprio volto attraverso minacce all’integrità fisica degli individui, atti vandalici, attentati a luoghi ebraici. Gli ultimi episodi in Europa generano preoccupazione, è naturale, ma siamo anche consapevoli dell’eccellente lavoro svolto in questi anni assieme alle istituzioni e alle forze di sicurezza per reprimere ogni tentativo di intimidazione».

Insomma, l’atmosfera è più che mai serena fra gli ebrei italiani: «Le sinagoghe sono aperte – conclude -, le scuole sono affollate, il calendario di eventi culturali è fitto. La scelta di emigrare in Israele, nella stragrande maggioranza dei casi, è frutto di una scelta libera e consapevole e non dalla necessità di scappare da un pericolo imminente».

About Davide De Amicis (3843 Articles)
Nato a Pescara il 9 novembre 1985, laureato in Scienze della Comunicazione all'Università degli Studi di Teramo, è giornalista professionista. Dal 2010 è redattore del portale La Porzione.it e dal 2020 è direttore responsabile di Radio Speranza, la radio della Chiesa di Pescara-Penne. Dal 2007 al 2020 ha collaborato con la redazione pescarese del quotidiano Il Messaggero. In passato è stato direttore responsabile della testata giornalistica online Jlive radio, ha collaborato con Radio Speranza, scritto sulla pagina pescarese del quotidiano "Avvenire" e sul quotidiano locale Abruzzo Oggi.
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