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Che figura sta facendo l’Italia davanti al mondo?

La soluzione al problema del terrorismo islamico non è solo politica e/o militare. Bisogna sviluppare una strategia anche sui social media.

Qual è l’immagine che l’Italia, tra le intimidazioni dell’Isis e gli atti vandalici degli Hooligans, sta offrendo al mondo? Facciamo delle considerazioni, provando ad offrire qualche spunto di riflessione.

Riguardo la crisi libica, il Governo italiano non ha fatto proprio una gran figura fin ad ora, risultando avventato nelle dichiarazioni e gravemente scordinato tra le parti. Ricordiamo quando, nei giorni 14 e 15 febbraio, i ministri Gentiloni e Pinotti – davanti alla minaccia dell’Isis di bombardare le nostre coste – dichiaravano in sincrono: «Siamo pronti, l’Italia è pronta a guidare in Libia una coalizione di paesi, sia europei che del Nordafrica, per fermare l’avanzata del Califfato». È bastato passasse un giorno, dalle dichiarazioni dei ministri degli Esteri e della Difesa, che repentino è arrivato il contrordine categorico di Renzi su un eventuale intervento militare italiano in Libia: «Non è tempo di intervento militare». Mentre il duo Gentiloni-Pinotti era sicuro di disporre di 5000 uomini e relativi equipaggiamenti da mandare in Libia, che in realtà non ci sono, Renzi si metteva al sicuro affermando che è meglio «aspettare che il Consiglio delle nazioni unite lavori più convintamente [sic] sulla Libia» e usare «saggezza e prudenza: non si passi dall’indifferenza all’isteria irragionevole». E, così facendo, il Governo ha dimostrato al mondo una grave mancanza di coordinamento tra le parti; mentre il premier ha confermato di saper intervenire “in solitaria” ma di non saper agire “in cordata”. Insomma, anche in questo caso, la strategia del Governo ci sembra sempre la stessa e la sintetizziamo così: “decido io, facciano loro, mentre voi state sereni”.

Come se non bastasse, sono arrivati anche i Barbari dall’Olanda. Così, mentre l’Italia si candidava a guidare le forze europee contro i jiadisti, in casa propria non riusciva a prevenire gli atti vandalici di sconsiderati alcolisti per niente anonimi. Tuttavia, se è vero che “non tutti i mali vengono per nuocere”, l’episodio della Barcaccia per alcuni verso è stato anche “consolante” per l’Italia. Il fattaccio, in modo empirico, ha mostrato che un paese il cui esprit de lois ha più o meno questa logica – legalizziamo le droghe “leggere” e la prostituzione per limitare i danni, mentre multiamo salatamente chi fa pipì per terra o butta carte per strada perché non è cosa buona – non produce in definitiva persone più civili e governi più lungimiranti del nostro. Insomma, “Barcaccia” vince Hooligans ma i “cocci” davanti al mondo restano comunque i nostri.

Dopo aver parlato del Governo, veniamo al popolo italiano. Che immagine ha dato, sta dando in queste ore, il popolo italiano al mondo, rispetto agli eventi sopra riportati? Chiaramente non c’è bisogno di spiegare che l’“immagine 2.0” dell’Italia sia la prima in ordine di tempo e di impatto sull’opinione pubblica nazionale e internazionale. Se è così, mentre l’Isis minaccia di arrivare a Roma e gli Hooligans ci spaccano casa, gli italiani sul web come rispondono?

Al Washington Post non è sfuggito che gli jihadisti su Twitter abbiano lanciato l’hashtag “#We_Are_Coming_O_Rome”. Non è ugualmente sfuggito che, al comparire di questo hashtag, si siano precipitati a rispondere italiani evidentemente invasati del sacro furore satiro-umorista “Je suis Charlie, visto che in molti consigliano agli uomini del Califfo di non scegliere l’ora di punta per l’attacco: troppo alto il rischio di finire imbottigliati nel traffico del Grande Raccordo Anulare. E sotto l’immagine di un maxi-ingorgo si legge: «State arrivando a Roma….Siete sicuri?».
 In un altro tweet si rincara la dose: «Domani è sciopero dei mezzi pubblici. Buona fortuna!». Ma i jihadisti vengono anche messi in guardia dal prendere il treno: «Datemi retta. Sono sempre in ritardo». Oppure: «Se prendete l’autostrada ricordatevi pneumatici da neve e catene. Sennò vi sequestrano il carro armato». Qualcuno dà anche dei suggerimenti su dove gustare i piatti della tradizione romana: «Go to Eat at Gigi Er Puzzone». Mentre altri minacciano: «Vi combatteremo con zampone e cotechino». E la battuta più forte è proprio quella sotto una foto della Barcaccia di piazza di Spagna violata dai teppisti: «Purtroppo per l’Isis, i tifosi del Feyenoord sono arrivati prima».

Se nella prima parte del ragionamento ci riferivamo all’immagine “ufficiale” del governo italiano, che dire dell’immagine ufficiosa del “popolo italiano 2.0”? Questo buttarla sempre un po’ a “taralucci e vino” è un carattere innato del popolo italiano, uno stereotipo logoro, oppure un legittimo modo per esorcizzare la paura, magari per disorientare la prepotenza degli jihadisti? Siamo sicuri che “lo sfottò per lo sfottò” sortisca veramente buoni risultati? Naturalmente, anche in questo caso, si potrebbe dare libero sfogo alla quaestio “satira sì/no” e giù fiumi di parole e di opinioni fino a risalire a Giovenale per scendere al sacrosanto diritto ad un po’ di evasione o allo stereotipo del popolo italiano giocoso. Ma non è questo il punto. Il punto, ci pare, è che quando parliamo di terrorismo l’immagine che si dà sul web non è un’immagine secondaria, così come non è secondario richiamare ad un uso responsabile del web. La sfida lanciata dall’Isis, infatti, viaggia soprattutto su Internet. Gli jihadisti studiano e assemblano bene le immagini: pensate al sangue fatto scorrere nel mare dopo la decapitazione dei copti, o i curdi fatti sfilare in gabbia, così come al coltello puntato in direzione di Roma. La guerra dell’Isis, che in fin dei conti vanta forze militari “irrisorie”, è soprattutto una guerra di propaganda che mira a fare proseliti tra i giovani musulmani, sottoposti a “lavaggio del cervello” su Internet. La soluzione al problema del terrorismo islamico non è solo politica e/o militare; appare sempre più necessario anche sviluppare sul web, sui social media, una strategia capace di contrastare la propaganda islamica che si serve astutamente di Internet.

A questo proposito, il Ministro degli interni francese, Bernard Cazeneuve, ha già incontrato i vertici di Facebook, Twitter e Google con i quali ha cercato un accordo per rimuovere le pagine che inneggiano al terrorismo islamico, al razzismo e all’antisemitismo e per una maggiore collaborazione nell’identificare i gestori e gli utenti di queste pagine senza la lunga trafila necessaria oggi. Ha detto Bernard Cazeneuve alla stampa, dopo l’incontro: «Ho sottolineato che quando è in corso una inchiesta o vi è la necessità di rimuovere velocemente una pagina o un account che inneggia al terrorismo e alla violenza religiosa, non possiamo passare per la strada burocratica e muoverci da Governo a Governo, ma dobbiamo interagire direttamente con i social media». «E’ molto importante avere una piena e tempestiva collaborazione» ha poi aggiunto. I tre colossi del web si sarebbero detti disponibili a collaborare con i funzionari francesi e con quei Governi che ne faranno richiesta, tuttavia per il momento l’accordo è solo di tipo verbale e non c’è nulla di più concreto.

E il Governo italiano, avverte l’esigenza di elaborare una strategia per combattere la propaganda islamica su Internet? Speriamo, in ogni caso, che la strategia del popolo italiano sul web non sia solo questa: “sfotto io, facciano loro, mentre voi state sereni”.