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“Una società cresce forte, buona, bella e vera se si edifica sulla famiglia”

"Non finite mai la giornata - esorta Papa Francesco - senza fare pace in famiglia. In una famiglia non si può finire la giornata in guerra. Dio vi benedica. Dio vi dia le forze, Dio vi dia il coraggio per andare avanti. Prendiamoci cura della famiglia. Difendiamo la famiglia perché lì si gioca il nostro futuro"

Lo ha affermato sabato sera Papa Francesco, intervenendo all’ottavo Incontro mondiale delle famiglie di Philadelphia

Papa Francesco interviene all'ottavo Incontro mondiale delle famiglie

«Tutto ciò che è buono, vero e bello ci porta a Dio. Perché Dio è buono, Dio è bello, Dio è verità». Lo ha detto Papa Francesco, che sabato sera ha rivolto un appassionato discorso, interamente a braccio e in spagnolo, alle famiglie convenute al Benjamin Franklin Parkway di Philadelphia per la festa e la veglia di preghiera alla vigilia della Messa che ieri ha poi concluso il loro ottavo Meeting mondiale.

Interrotto ripetutamente dagli applausi della folla, il Pontefice ha messo da parte il testo preparato e ha ringraziato per la testimonianza data da sei famiglie di diversi continenti e per la presenza di tante famiglie all’incontro: «Testimonianza – sottolinea il Papa – che vale la pena la vita in famiglia. Che una società cresce forte, cresce buona, cresce bella e cresce vera se si edifica sulla base della famiglia».

Francesco ha raccontato che una volta, rispondendo alla domanda di un bambino, gli ha detto che Dio è amore e che per questo ha creato il mondo, e tutto l’amore che ha realizzato in questa creazione meravigliosa l’ha affidato a una famiglia: «Una famiglia è veramente tale – precisa il Pontefice -, quando è capace di aprire le braccia e accogliere tutto questo amore. Tuttavia gli uomini hanno imparato a dividersi, e così ecco il primo fratricidio e la guerra. Tra queste due posizioni camminiamo noi oggi. Sta a noi scegliere, sta a noi decidere la strada da seguire».

Nonostante l’allontanamento dell’uomo e della donna da Dio, secondo il Pontefice, Dio non li ha lasciati soli e come segno più grande del suo amore ha dato il suo Figlio: «Dio – ricorda il Pontefice – è entrato nel mondo in una famiglia».

Rievocando la vicenda di Maria e Giuseppe, Francesco ha poi affermato: «Dio bussa sempre alle porte dei cuori e quello che gli piace di più è bussare alle porte delle famiglie. E trovare le famiglie unite, trovare le famiglie che si vogliono bene, trovare le famiglie che fanno crescere i figli e li educano, e che li portano avanti, e che creano una società di bontà, di verità e di bellezza».

Centinaia di migliaia le famiglie presenti al Benjamin Franklin Parkway di Phildelphia

Centinaia di migliaia le famiglie presenti al Benjamin Franklin Parkway di Phildelphia

Per il Papa, dunque, la famiglia ha la carta di cittadinanza divina e gliel’ha data Dio perché nel suo seno crescessero sempre più la verità, l’amore e la bellezza. Di qui una battuta autoironica: «Certo, qualcuno di voi mi può dire: “Padre, Lei parla così perché non è sposato. In famiglia ci sono difficoltà. Nelle famiglie discutiamo. Nelle famiglie a volte volano i piatti. Nelle famiglie i figli fanno venire il mal di testa. Non parliamo delle suocere…”. Nelle famiglie sempre – ammette Papa Bergoglio -, sempre c’è la croce. Sempre. Perché l’amore di Dio, il Figlio di Dio ci ha aperto anche questa via. Ma nelle famiglie, dopo la croce, c’è anche la risurrezione, perché il Figlio di Dio ci ha aperto questa via».

La famiglia, sempre secondo il Papa, è una fabbrica di speranza, di speranza di vita e di risurrezione. E i figli danno da fare. Noi come figli abbiamo dato da fare. A volte, a casa, vedo alcuni dei miei collaboratori che vengono a lavorare con le occhiaie. Hanno un bimbo di un mese, due mesi. E gli domando: “Non hai dormito?” “No, ha pianto tutta notte”. In famiglia, ci sono le difficoltà. Ma queste difficoltà si superano con l’amore. L’odio non supera nessuna difficoltà. La divisione dei cuori non supera nessuna difficoltà. Solo l’amore è capace di superare la difficoltà. L’amore è festa, l’amore è gioia, l’amore è andare avanti».

A conclusione dell’incontro con le famiglie al Benjamin Franklin Parkway di Philadelphia, sabato sera, il Papa ha chiesto una cura speciale per i bambini e per i nonni: «I bambini e i giovani – afferma – sono il futuro, sono la forza, quelli che portano avanti. Sono quelli in cui riponiamo la speranza. I nonni sono la memoria della famiglia, quelli che ci hanno trasmesso la fede. Avere cura dei nonni e avere cura dei bambini è la prova d’amore, non so se più grande, ma direi più promettente della famiglia, perché promette il futuro. Per Francesco, così, un popolo che non sa prendersi cura dei bambini e un popolo che non sa prendersi cura dei nonni è un popolo senza futuro, perché non ha la forza e non ha la memoria per andare avanti: «Dunque – ribadisce il Sommo Pontefice – la famiglia è bella, ma costa, dà problemi. Nella famiglia a volte ci sono ostilità. Il marito litiga con la moglie, o si guardano male, o i figli con il padre…».

Di qui il consiglio del Papa: «Non finite mai la giornata senza fare pace in famiglia. In una famiglia non si può finire la giornata in guerra. Dio vi benedica. Dio vi dia le forze, Dio vi dia il coraggio per andare avanti. Prendiamoci cura della famiglia. Difendiamo la famiglia perché lì si gioca il nostro futuro». Prima della benedizione finale, Papa Francesco ha pregato la Vergine Maria e invocato la protezione di San Giuseppe per le famiglie, perché ci aiutino a credere che vale lottare per la famiglia».

About Davide De Amicis (4378 Articles)
Nato a Pescara il 9 novembre 1985, laureato in Scienze della Comunicazione all'Università degli Studi di Teramo, è giornalista professionista. Dal 2010 è redattore del portale La Porzione.it e dal 2020 è direttore responsabile di Radio Speranza, la radio della Chiesa di Pescara-Penne. Dal 2007 al 2020 ha collaborato con la redazione pescarese del quotidiano Il Messaggero. In passato è stato direttore responsabile della testata giornalistica online Jlive radio, ha collaborato con Radio Speranza, scritto sulla pagina pescarese del quotidiano "Avvenire" e sul quotidiano locale Abruzzo Oggi.
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