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“Con il debito pubblico si imprigionano i popoli e si sottraggono risorse”

"Noi ci chiediamo - osserva De Lellis - perché l’Europa sia lo spazio in cui i diritti si riducono, in cui la Sanità e la Scuola vengono privatizzate. Tutto questo accade attraverso il debito di cui, in Italia, siamo stati convinti che sia il popolo il suo preciso responsabile chiamato a ripagarlo"

E’ stata questa l’accusa lanciata ieri da Antonio De Lellis, curatore del libro “Il Giubileo del debito” presentato nella chiesa pescarese dello Spirito Santo

Antonio De Lellis, curatore del libro "Il Giubileo del debito"

«Il debito è una ragnatela in cui siamo imprigionati, è lo strumento più perfido e difficile da contrastare. Ognuno di noi sta combattendo contro uno dei raggi di questa ragnatela, che possiamo anche rompere ma che prima o poi verrà ricostituito, finché non verrà messo sotto attacco il centro stesso della ragnatela. Questo perché attraverso il debito, si imprigionano i popoli e gli si sottraggono risorse».

Lo ha affermato ieri sera Antonio De Lellis, consigliere nazionale dell’associazione Attac Italia, intervenuto presso il salone della chiesa dello Spirito Santo in Pescara per presentare il libro da lui curato “Il Giubileo del debito”: «Un’intuizione – premette monsignor Tommaso Valentinetti, arcivescovo di Pescara-Penne – , quella del Giubileo del debito, nata in occasione del Giubileo del 2000, quando venne avviata un’iniziativa dalla Conferenza episcopale italiana in base alla quale, con il contributo delle Chiese diocesane, si sarebbe dovuti intervenire sui Paesi in via di sviluppo. Questo non per abbattere totalmente il loro debito, perché sarebbe stato proibitivo, ma per abbatterne almeno una parte assicurandosi che i soldi inviati in quei Paesi fossero impiegati da essi stessi per progetti di sviluppo, che estendessero il bene comune sulle comunità più povere».

Mons. Tommaso Valentinetti, arcivescovo di Pescara-Penne

Mons. Tommaso Valentinetti, arcivescovo di Pescara-Penne

Un progetto, quest’ultimo, andato via via spegnendosi con l’allontanarsi da quel Giubileo fino a concludersi del tutto: «Questo perché – spiega il presule – ci si è chiesti se fosse giusto celebrare un Giubileo, quando non andiamo alle radici di cos’è un Giubileo nella vita del credente, del popolo d’Israele e della Chiesa».

E proprio il concetto di Giubileo, insieme a quelli di misericordia e di sabato, rivela o meno l’esistenza del concetto di debito nella Bibbia: «Qui – sottolinea l’arcivescovo di Pescara-Penne – il debito non esiste, perché la terra non è di chi la possiede ma è di Dio e chi la possiede concretamente, ne è soltanto il custode. Basti pensare che anche ai tempi del popolo d’Israele si andava in difficoltà economica, ma non si vendevano i terreni, quanto piuttosto la somma dei raccolti che separavano l’atto di vendita della terra dal Giubileo. Questo perché la terra tornasse al legittimo proprietario. E poi la Parola diceva “Nel momento in cui la terra produce, lascerai quello che non riuscirai a raccogliere per il povero e il forestiero”».

Un’analisi, quest’ultima, che spiega come il concetto di debito non esista in natura ma sia un’invenzione del tutto umana e materiale: «Noi ci chiediamo – osserva De Lellis – perché l’Europa sia lo spazio in cui i diritti si riducono, in cui la Sanità e la Scuola vengono privatizzate. Tutto questo accade attraverso il debito di cui, in Italia, siamo stati convinti che sia il popolo il suo preciso responsabile chiamato a ripagarlo».

Tutto questo, a detta del curatore del libro, ha consentito di giustificare l’adozione di misure quali il lavoro con meno diritti: «Questo libro – rilancia Antonio De Lellis – dimostra come il popolo italiano, nonostante i vizi e la corruzione di cui è afflitto, in 20 anni sia riuscito ad accumulare una cifra come 750 miliardi di euro. Se la finanza speculativa negli anni ’80 e ’90, quando il debito si è maggiormente amplificato, avesse avuto un limite al guadagno, come ad esempio il tetto del 2% rispetto al tasso d’inflazione di quell’anno, all’inizio della crisi avremmo dovuto 750 miliardi di euro di debito in meno. Avremmo già rispettato gli obiettivi  che avevamo fissati da qui a 20 anni fa, riportando il debito dal 136 al 60%. Una realtà, questa, che viene sottaciuta perché dall’altra parte il sistema è fatto di pochi creditori, solo per un terzo costituito da poche famiglie ricche, soprattutto di istituti finanziari nazionali ed esteri».

don Silvio Piccoli, consigliere nazionale di Pax Christi Italia

don Silvio Piccoli, consigliere nazionale di Pax Christi Italia

Insomma, è più che mai la finanza speculativa ad essere sotto accusa per la crescita incontrollata del debito pubblico nazionale: «Bisogna disarmare questa finanza che uccide – esorta don Silvio Piccoli, consigliere nazionale di Pax Christi Italia -, rendendoci nemici gli uni degli altri e alla fine sul campo lascia solo vincenti e morti. Anche la finanza dovrebbe essere un bene comune, stabilendo legami il più possibile armoniosi ed efficaci tra ricchezza disponibile e creazione di nuova ricchezza, ma questa attuale non lo è. Bisogna ripristinare i controlli sui movimenti dei grandi capitali, perché se io faccio un versamento o un bonifico in banca vengo controllato, ma gli spostamenti finanziari nessuno può controllarli. Ormai sono gli istituti finanziari a decidere se le operazioni di governo sono gradite o meno, e le banche centrali non possono intervenire. Inoltre è necessario abolire il segreto bancario ed eliminare i paradisi fiscali».

In tutto questo, ai cristiani viene chiesto di fare un primo passo per cambiare le cose: «Noi rispettiamo il comandamento “Non rubare” – conclude don Silvio Piccoli -, ma dovremmo rispettare “Non accumulare” perché è l’accumulazione della ricchezza la vera bestemmia. Con essa, infatti, l’uomo è chiamato a collaborare per migliorare la vita di chi la ricchezza non ce l’ha».

About Davide De Amicis (4378 Articles)
Nato a Pescara il 9 novembre 1985, laureato in Scienze della Comunicazione all'Università degli Studi di Teramo, è giornalista professionista. Dal 2010 è redattore del portale La Porzione.it e dal 2020 è direttore responsabile di Radio Speranza, la radio della Chiesa di Pescara-Penne. Dal 2007 al 2020 ha collaborato con la redazione pescarese del quotidiano Il Messaggero. In passato è stato direttore responsabile della testata giornalistica online Jlive radio, ha collaborato con Radio Speranza, scritto sulla pagina pescarese del quotidiano "Avvenire" e sul quotidiano locale Abruzzo Oggi.
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