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Da Pescara a Sape: cinque anni di missione in aiuto della Chiesa albanese

"Siamo riusciti a dare una mano alla diocesi di Sape - riconosce don Massimo Di Lullo -, una Chiesa che sta ripartendo e noi stiamo accompagnando questa ripartenza. Ma nel frattempo è esplosa l’emergenza dei migranti e anche qui a Pescara siamo diventati terra di missione, con il rischio di mettere da parte il dramma albanese. Come Ufficio missionario, non possiamo non tener conto delle esigenza di centinaia di profughi africani ospitati in città, ma non per questo possiamo essere così miopi da non vedere più quello che accade al di là del mare"

Il direttore dell’Ufficio missionario diocesano don Massimo Di Lullo e il missionario laico Goffredo Leonardis, fanno un primo bilancio della missione

L'arcivescovo Valentinetti, con don Marco Pagniello, don Massimo Di Lullo, Goffredo Leonardis e Alessio De Fabritiis

Tra pochi giorni, a gennaio, saranno trascorsi i primi cinque anni dall’inizio della missione pastorale intrapresa dall’arcidiocesi di Pescara-Penne nella diocesi albanese di Sape denominata progetto “Vllaznia”, che tradotto dal dialetto albanese significa fratellanza. Una missione che nel 2012 ha visto partire tre missionari laici, Goffredo e Tiziana Leonardis oltre a Mariapalma Di Battista originari della parrocchia di San Giovanni Bosco a Montesilvano, guidati dapprima dal sacerdote don Giovanni Cianciosi  e poi, dall’ottobre 2015, da don Ezio Di Pietropaolo rientrato in Italia un anno dopo.

don Massimo Di Lullo

don Massimo Di Lullo, direttore Ufficio missionario diocesano

Un progetto pastorale impegnativo, quello nato dal gemellaggio tra le due diocesi, reso ancor più complessa dalla morte del vescovo di Sape monsignor Lucjan Augustini avvenuta lo scorso maggio, seguito costantemente dall’arcivescovo di Pescara-Penne monsignor Tommaso Valentinetti, dal direttore della Caritas diocesana don Marco Pagniello e dal direttore dell’Ufficio missionario diocesano don Massimo Di Lullo, i quali si sono recati in visita in Albania fino allo scorso mese di ottobre: «Ogni volta che torniamo a Sape è bello – racconta don Massimo -, perché è bello il clima conoscendo ormai tante persone tra cui le suore del Carmelo, gemellate con le sorelle pescaresi, e gli amici del Seminario di Scutari. Dopo cinque anni di missione, abbiamo conosciuto una Chiesa che ha sofferto molto a causa della dittatura comunista che ha tenuto sotto scacco il Paese negli anni ’80 e ’90 del secolo scorso».

Non a caso, Papa Francesco ha recentemente canonizzato dei martiri albanesi: «Una storia di martirio recente – ribadisce il direttore dell’Ufficio missionario diocesano -, se pensiamo che mentre noi nel 1982 festeggiavamo la vittoria dei Mondiali di calcio, dall’altra parte dell’Adriatico c’era un regime terribile che ha ucciso tantissimi cristiani e musulmani di cui non si è saputo più nulla. Da allora emergono bellissime storie di fede di persone che, pur di continuare a pregare, nascondevano i crocifissi sottoterra o nelle intercapedini dei muri pur di evitare l’arresto».

Un popolo costretto a pregare nel nascondimento per 40 anni: «Un popolo – ricorda don Massimo – che sta cercando di rinascere a fatica. I sacerdoti sono pochi, solo 15 nella diocesi di Sape, così come pochi sono i laici adulti che durante la dittatura hanno cercato di battezzare i propri figli di nascosto. Così sono proprio le giovani generazioni a soffrire di maggiori carenze spirituali e pastorali ma, anche grazie alla nostra presenza, stiamo cercando di recuperare il tempo perduto».

Da questo punto di vista è stato fondamentale il ruolo dei missionari laici, con Mariapalma Di Battista che oggi lavora come educatrice in una casa famiglia che aiuta le ragazze a riprendere in mano la propria vita a seguito di traumi e violenze familiari e Goffredo e Tiziana (coppia in missione e nella vita) che si occupano di portare avanti la pastorale nella parrocchia del villaggio di Mabë.

Goffredo e Tiziana Leonardis si recano in parrocchia a Mab

Goffredo e Tiziana Leonardis in una giornata albanese

Una località povera, nella quale c’è bisogno di tutto: «Al centro – descrive Goffredo Leonardis – c’è la scuola, un edificio ad elle su due piani ristrutturato tre anni fa ed intitolato a Mark Rrozhani, un perseguitato politico di Mabë prima mandato ai lavori forzati e poi ucciso dal regime nel 1974 nella zona di Puke. Il figlio Sander abita nel villaggio ed ha meno dei miei anni. Quando hanno fatto i lavori di restauro, la nostra missione ha contribuito con l’arredo di due classi facendo arrivare banchi usati dalla diocesi di Pescara dove gli scolari si siedono in due per ogni banco. Il tetto è piano, ricoperto di guaina nera e, in un angolo vi è un serbatoio per l’acqua da mille litri che per due anni, da quando l’acquedotto del villaggio è fuori uso, è rimasto vuoto. Dall’anno scorso, grazie all’iniziativa del nuovo direttore della scuola, che ha pagato i tubi di tasca propria, e di Fran, il vicino contadino-barbiere, che dà l’acqua del suo pozzo, viene riempito una volta al giorno».

È questa la base da cui i missionari pescaresi partono per curare la vita pastorale all’interno di tre villaggi vicini: «Si chiamano – spiega Goffredo – Dardhë, Mëzi e Ҫëbik. Ora che è inverno ci andiamo una volta al mese per la catechesi, che facciamo contemporaneamente nei tre villaggi non appena terminano le lezioni alle 13.30. Andiamo in quattro, da Fush Arrez padre Andreas con una sua catechista, e da Mabë moter Vjollca e io. Per svolgere circa un’ora e mezza di attività, partiamo alle 9 del mattino e torniamo verso le 19».

Sono 150 le famiglie che vi abitano: «Durante l’estate – aggiunge Goffredo – i nuclei familiari si ricompongono, mentre durante l’inverno chi può se ne va e tutti i ragazzi dai sedici anni in su vanno a studiare nel convitto statale di Puke. Qualcuno più fortunato riesce a concludere il triennio a Scutari o Tirana mentre quasi per tutti l’università resta un sogno».

Un momento di preghiera a Sape

Un momento di preghiera a Sape

Infatti, un’attenzione particolare viene riservata proprio ai giovani: «Oltre al doposcuola – precisa il missionario laico -, ci sono i corsi di italiano e chitarra, mentre con il supporto di Padre Mariano teniamo il gruppo giovani. È un bel gruppo quello che abbiamo, sono una ventina e partecipano assiduamente agli incontri settimanali. Ultimamente, abbiamo fatto con loro una giornata di ritiro presso la casa di esercizi dei padri carmelitani». E nella loro condizione di missionari sposati, Goffredo e Tiziana non mancano di prestare servizio anche nella Pastorale familiare: «Seguiamo un gruppo di 12 coppie – racconta Goffredo -, con le quali svolgono incontri a cadenza mensile per formarle alla vita matrimoniale».

Tutto questo in un contesto economico e sociale poverissimo: «I poveri sono tanti – evidenziano Goffredo e Tiziana – e li trovi dove meno telo aspetti. Nei giorni scorsi siamo stati a visitare Gjergji e Flora che vivono, con i loro due bambini di 4 e 6 anni, in una sola stanza di casa di circa 10 metri quadri dove fanno tutto tranne che andare al bagno. Per questo, infatti, hanno costruito una latrina con tavolacci di fortuna avanzati dalla costruzione della stalla per la mucca. Il rubinetto dell’acqua è fuori, mentre il tavolo da pranzo e di plastica e lo montano all’occorrenza nell’unico angolo della stanza che resta libero dal letto matrimoniale, una culla, un cassone con i vestiti e la stufa a legna».

Una povertà resa ancor più grave della loro dignità, che li ha spinti a chiedere aiuto solo per amore dei figli: «Ci vuole un intervento strutturato – rimarcano i missionari – per dare loro una mano concreta. Intanto, li assistiamo con dei generi di prima necessità, vestiti per i bambini e legna per l’inverno».

Dunque, a distanza di cinque anni, il progetto Vllaznia continua, ma le difficoltà non mancano: «Siamo riusciti a dare una mano alla diocesi di Sape – riconosce don Massimo Di Lullo -, una Chiesa che sta ripartendo e noi stiamo accompagnando questa ripartenza. Ma nel frattempo è esplosa l’emergenza dei migranti e anche qui a Pescara siamo diventati terra di missione, con il rischio di mettere da parte il dramma albanese. Come Ufficio missionario, non possiamo non tener conto delle esigenza di centinaia di profughi africani ospitati in città, ma non per questo possiamo essere così miopi da non vedere più quello che accade al di là del mare».

L'arcivescovo Valentinetti e don Marco Pagniello concelebrano la messa a Mabe

L’arcivescovo Valentinetti e don Marco Pagniello concelebrano la messa a Mabe

Per questo motivo, dopo le festività natalizie, ci sarà una fase di rilancio della missione pescarese in Albania: «Prima dell’inizio della Quaresima – annuncia il presbitero -, accompagneremo un gruppo di nostri sacerdoti a Sape, perché constare di persona la situazione è meglio che apprendere tutto attraverso un racconto. Inoltre, coinvolgeremo altre nostre famiglie nel lavoro della Pastorale familiare locale».

Tra i giovani pescaresi e quelli albanesi, invece, fin dall’inizio si è instaurato un dialogo costante attraverso lo scambio uno scambio di esperienze: «I ragazzi albanesi – afferma il direttore dell’Ufficio missionario diocesano – sono stati in pellegrinaggio nella nostra diocesi, mentre i nostri ragazzi dell’Azione cattolica, degli scout e dei gruppi post-cresima hanno partecipato, e continueranno, a partecipare a campi scuola in Albania».

Nel 2016 anche un giovane diacono pescarese, Alessio De Fabritiis, si è trasferito in Albania per frequentare l’ultimo anno di Seminario a Scutari: «Si è ambientato molto bene – conclude don Massimo Di Lullo -, alcuni giorni a settimana collabora in una parrocchia locale nelle attività pastorali. In due mesi ha già imparato a leggere e parlare un buon albanese».

About Davide De Amicis (4359 Articles)
Nato a Pescara il 9 novembre 1985, laureato in Scienze della Comunicazione all'Università degli Studi di Teramo, è giornalista professionista. Dal 2010 è redattore del portale La Porzione.it e dal 2020 è direttore responsabile di Radio Speranza, la radio della Chiesa di Pescara-Penne. Dal 2007 al 2020 ha collaborato con la redazione pescarese del quotidiano Il Messaggero. In passato è stato direttore responsabile della testata giornalistica online Jlive radio, ha collaborato con Radio Speranza, scritto sulla pagina pescarese del quotidiano "Avvenire" e sul quotidiano locale Abruzzo Oggi.
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