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“Il mondo si disumanizza e scristianizza: recuperiamo gesti d’amore”

"Vogliamo portare Gesù agli altri? - s'interroga monsignor Valentinetti - Vogliamo essere evangelizzatori veri? Recuperiamo i nostri gesti umanissimi, quell’umanità che Dio ha stampato nel nostro cuore, quell’umanità che Dio ha tracciato nella nostra mente e nella nostra vita. Perché più saremo umani, totalmente umani, più saremo vicini a Dio"

Lo ha affermato ieri sera l’arcivescovo Valentinetti, presiedendo la messa in Coena Domini nella Cattedrale di San Cetteo e lavando i piedi a dodici giovani

L'arcivescovo Valentinetti lava i piedi a uno dei dodici giovani

Ha ripetuto il tradizionale rito della lavanda dei piedi su dodici giovani dell’arcidiocesi di Pescara-Penne, ieri sera, l’arcivescovo monsignor Tommaso Valentinetti che ha presieduto la messa in Coena Domini del giovedì santo nella Cattedrale di San Cetteo. Un gesto semplice, un po’ come lo era quello della spezzare il pane e del passaggio del calice del vino che Gesù compì con i suoi commensali: «Un segno di comunione – spiega il presule -, fraternità, amore e condivisione. Chissà quante volte gli apostoli avranno mangiato insieme con Gesù, rinnovando questo gesto. Del resto, non è un gesto che ripetiamo anche noi quando abbiamo qualche ospite?».

Mons. Valentinetti pronuncia l’omelia

Ma quello della lavanda dei piedi è un gesto dal significato simbolico ancora più forte: «Un gesto umanissimo – sottolinea l’arcivescovo Valentinetti -. Gesù si toglie la tunica e depone le vesti. In questo suo deporre le vesti non c’è l’esigenza di stare più comodo per lavare i piedi ai discepoli, ma è ancora una volta uno spogliarsi della divinità di Gesù, fattosi servo dei servi fino in fondo per far comprendere ai suoi discepoli che dovevano essere servi dei servi. E attraverso questo gesto umanissimo, dà il segno della sua grandezza».

Ma Pietro, che aveva un’alta concezione della divinità e di chi doveva essere primo dice, dice “Non mi laverai mai i piedi”. E Gesù gli risponde: «“Ma se tu non capisci – parafrasa l’arcivescovo di Pescara-Penne – che devi chinarti anche tu a fare gesti umanissimi, non avrai parte con me”. In definitiva, fratelli e sorelle, il messaggio che promana da questa liturgia del giovedì santo è questa totale umanizzazione del Dio fatto uomo, di quel Dio che entra nella storia così, semplicemente, dalla grotta di Betlemme e continua a rimanere, semplicemente, dentro la storia di questo mondo».

Da qui l’invito rivolto ai fedeli: «Vogliamo portare Gesù agli altri? Vogliamo essere evangelizzatori veri? Recuperiamo i nostri gesti umanissimi, quell’umanità che Dio ha stampato nel nostro cuore, quell’umanità che Dio ha tracciato nella nostra mente e nella nostra vita. Perché più saremo umani, totalmente umani, più saremo vicini a Dio».

I fedeli presenti in Cattedrale

Lo dice anche la costituzione apostolica conciliare Gaudium et spes: «“Ciò che è umanamente bello – riporta monsignor Valentinetti -, importante, fondamentale per la vita dell’uomo, è cristianamente bello, importante e fondamentale per la vita di fede”. Cristo non passa sulle nostre teste, non è solo il Signore da contemplare e da adorare, ma Cristo passa dentro la storia di questa umanità, della nostra umanità e dell’umanità di tutti coloro con cui veniamo in contatto. Passa nella storia di questi ragazzi aperti al futuro, aperti alla vita, o degli altri 500 ragazzi che mercoledì santo hanno partecipato alla messa crismale, passa per la storia dei bambini qui presenti che sono la nostra speranza per un futuro più bello e umano».

L’arcivescovo prega davanti l’altare della reposizione

Un auspicio rivolto verso un mondo che, al contrario, si sta disumanizzando: «Perlomeno il mondo cosiddetto progredito – ammonisce il presule – si sta disumanizzando. E se si disumanizza, si scristianizza. Recuperiamo questi bei gesti d’amore e fraternità e saremo senz’altro in sintonia con quanto il Signore questa sera ci dona. Lui si china davanti a noi per lavare i nostri piedi, Lui ci invita al suo banchetto per fare con noi comunione».

Un’esortazione, quest’ultima, ripetuta poco dopo anche davanti ai tanti fedeli riuniti nella chiesa di Sant’Antonio di Padova a Montesilvano dove l’arcivescovo Valentinetti ha altresì presieduto la messa in Coena domini, concelebrata dal parroco don Antonio Del Casale, per essere vicino alla comunità parrocchiale.

Un gesto di sensibilità conforto e vicinanza, quello del presule, scaturito dalla tensioni causate, nelle ultime settimane, dalle critiche indirizzate al magistero di Papa Francesco da parte del vice parroco don Edward Pushparaj durante le suo omelie, che hanno portato lo stesso monsignor Valentinetti a esonerarlo temporaneamente dal servizio parrocchiale: «Cari fratelli – afferma il presule -, questa sera sono venuto a lavarvi piedi spiritualmente e sono venuto a compiere questo gesto per chiedervi perdono, perché certamente un’assemblea eucaristica non può essere turbata da espressioni che ognuno può tenere per se stesso, ma non manifestare all’interno di una liturgia perché questo dà scandalo. E allora, siccome il responsabile della diocesi sono io, questa sera spetta a me chiedervi perdono».

Parole di grande schiettezza e umiltà, quelle pronunciate dall’arcivescovo di Pescara-Penne, ispirate dallo stesso Papa Francesco che non ha esitato anch’egli a chiedere scusa per i mali causati dalla Chiesa nel corso del suo pontificato: «Domenica scorsa – ripercorre Valentinetti – e, forse, anche nelle domeniche precedenti, il sacerdote ha dato scandalo perché l’autorità del Papa non si mette in discussione».

L’arcivescovo presiede la messa in Coena Domini nella parrocchia di Sant’Antonio di Padova a Montesilvano

Un principio, questo, che l’arcivescovo ha subito spiegato attraverso una sua personale testimonianza: «Quando sono nato – racconta – al soglio di Pietro c’era Pio XII, da bambino frequentavo l’Azione cattolica e la prima cosa che mi hanno insegnato è che dovevo voler bene al Papa, che è il centro visibile dell’unità della Chiesa. E così ho imparato a voler bene a Giovanni XXIII, a Pio VI Papa della mia formazione, a Giovanni Paolo I durante il suo brevissimo pontificato e a Giovanni Paolo II, che mi ha nominato vescovo nel 2000, durante il suo lunghissimo pontificato, fino a Benedetto XVI che mi ha nominato arcivescovo di Pescara-Penne. Ma se ho e abbiamo voluto bene a questi papi, devo e dobbiamo voler bene anche a Papa Francesco».

Un pontefice che dà fastidio: « – osserva monsignor Valentinetti -, Papa Francesco dà fastidio, il suo ministero dà fastidio, perché va alla ricerca dei peccatori, dei lontani, dei poveri. Perché va a lavare i piedi ai poveri e chi va a lavare i piedi ai zozzoni dà scandalo e suscita contraddizione». Quello che è capitato, nei giorni scorsi, nella parrocchia di Sant’Antonio: «Un gesto di cui la Santa Chiesa di Dio è piena – ricorda il presule -. Basta che apriate alcuni strani siti web o post su Facebook e vi renderete conto di alcune contraddizioni a cui va in contro questo nostro fratello Papa. Ma quando si ricevono delle contraddizioni, vuol dire che si sta sulla buona strada perché il Vangelo ha detto una cosa bellissima “Guai quando tutti dicono bene di voi”. Chi cerca l’applauso non è per il Regno dei cieli, chi passa per la contraddizione è per il Regno dei cieli».

Ma nonostante tutto, tornando alla vicenda del vice parroco indiano, monsignor Tommaso Valentinetti ha rivolto un invito alla comunità parrocchiale: «Ho parlato a lungo con don Edward, che attualmente si trova in una casa insieme ad altri sacerdoti, per pregare, pensare e riflettere – conclude l’arcivescovo di Pescara-Penne -, dobbiamo accompagnarlo con la preghiera, con il nostro sostegno e anche con il nostro perdono. Sì, perché il Signore questo ci chiede, non dobbiamo avere rancore, dobbiamo dimenticare anche se non è semplice, ma questa è la strada che il Signore ci chiede di percorrere».

About Davide De Amicis (4191 Articles)
Nato a Pescara il 9 novembre 1985, laureato in Scienze della Comunicazione all'Università degli Studi di Teramo, è giornalista professionista. Dal 2010 è redattore del portale La Porzione.it e dal 2020 è direttore responsabile di Radio Speranza, la radio della Chiesa di Pescara-Penne. Dal 2007 al 2020 ha collaborato con la redazione pescarese del quotidiano Il Messaggero. In passato è stato direttore responsabile della testata giornalistica online Jlive radio, ha collaborato con Radio Speranza, scritto sulla pagina pescarese del quotidiano "Avvenire" e sul quotidiano locale Abruzzo Oggi.
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