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“Beato Nunzio, suscita tu nuovi santi fra noi perché il mondo creda”

Non sono poche le persone che vengono contraddette anche per la fede, per il credere, per l’essersi messi nella logica di seguire il Signore con tutto il cuore, con tutta l’anima e con tutta la mente. Anche in mezzo a noi, anche nella nostra vita, anche nella nostra Chiesa, nelle nostre parrocchie. Ebbene, accettiamo queste contraddizioni perché se le accettiamo, lì forgeremo la nostra santità

Lo ha affermato ieri sera l’arcivescovo Valentinetti, presiedendo la Santa messa di accoglienza dell’urna del Beato Nunzio al Santuario della Divina Misericordia di Pescara

L'arcivescovo Valentinetti presiede la Santa messa dopo l'arrivo delle reliquie del Beato Nunzio al Santuario della Divina Misericordia

Una lunga e partecipata processione, guidata dall’arcivescovo di Pescara-Penne monsignor Tommaso Valentinetti, ieri sera ha accompagnato il trasferimento dell’urna contenete le reliquie del Beato Nunzio Sulprizio dalla parrocchia della Beata Vergine Maria del Rosario al Santuario della Divina Misericordia di PescaraL’evento, svoltosi nell’ambito delle celebrazioni del bicentenario della nascita del Beato di Pescosansonesco avvenuta nel piccolo borgo montano pescarese il 13 aprile 1817, è avvenuto alle 19.30 quando l’urna, trasportata da alcuni abitanti di Pescosansonesco con indosso una tuta da operaio a memoria delle sofferenze vissute dal giovane Nunzio quale garzone nella bottega di fabbro ferraio dello zio, è uscita dalla chiesa del Rosario accompagnata dal suono delle scampane slegate a festa.

La processione mentre attraversa la Strada parco

Il corteo ha così imboccato via Cavour, attraversando poi la Strada parco, via Leopoldo Muzii, via Cesare Battisti, Corso Umberto, fino a giungere a piazza Sacro Cuore dove ha fatto ingresso nel santuario sotto il cui altare l’urna è stata collocata per esservi custodita fino a domenica mattina alle ore 10, quando rientrerà a Pescosansonesco al termine del suo pellegrinaggio. Dopo la processione, l’arcivescovo Valentinetti ha quindi presieduto la Santa messa di accoglienza, concelebrata dal co-rettore del Santuario della Divina Misericordia don Giovanni Campoverde e dal rettore del Santuario del Beato Nunzio Sulprizio don Gianni Caldarelli.

Al centro dell’omelia del presule il tema della contraddizione, ripreso dal Vangelo del giorno che tornava a ripercorrere la vicenda biblica dell’ultima cena: «Gesù – esordisce monsignor Tommaso Valentinettilava i piedi ai dodici apostoli e sapete bene che fra loro c’era anche Giuda, colui che lo avrebbe tradito, contraddetto in maniera eclatante di fronte al Sinedrio, di fronte agli altri discepoli di Gesù, di fronte al popolo di Gerusalemme. E Gesù sa che questa è una verità ineluttabile “Colui che mangia il mio pane ha alzato contro di me il suo calcagno. Ve lo dico fin d’ora prima che accada, perché quando sarà avvenuto crediate che io sono Gesù”. Lui, dunque, è seriamente cosciente del mistero dell’iniquità e del mistero della contraddizione».

Un fenomeno, questo, che ha contraddistinto la storia della Chiesa fin da suoi primi passi: «Sono contraddetti – sottolinea l’arcivescovo – anche coloro che sono gli inviati del Signore. Molto spesso sono contraddetti i sacerdoti, molto più spesso sono contraddetti i vescovi. E ultimamente c’è uno sport nazionale, forse anche internazionale, a chi sa meglio contraddire il Papa. Ebbene, nessuno scandalo, è stato così per Gesù così, lo è stato per tutta la storia della Chiesa e lo è anche oggi. Ma quando si sperimenta il mistero della contraddizione, allora c’è il timbro dell’autenticità del messaggio di Dio, lì c’è il timbro dell’autenticità della fede, “Perché se hanno perseguitato me – afferma citando Gesù -, perseguiteranno anche voi, se hanno detto male di me, diranno male anche di voi”. Ma lì si annida, nel mistero della contraddizione, anche il mistero della santità».

Mons. Valentinetti, pronuncia l’omelia

Un mistero, quello della contraddizione, che ha attraversato anche la breve esistenza del Beato Nunzio: «La sua santità – chiarisce l’arcivescovo di Pescara-Penne – nasce proprio dentro un mistero di contraddizione. Volete sapere il perché? Innanzitutto, è stato un ragazzo molto sfortunato. I genitori muoiono quando lui è giovane, la nonna che gli dà i rudimenti della fede ma anche questa dopo non molto tempo viene meno. E Nunzio resta con lo zio, uno zio cattivissimo che lo contraddice in continuazione. Oltre a farlo lavorare dal mattino alla sera come garzone nella sua bottega di fabbro ferraio, dove aveva il compito di tirare i mantici per alimentare il fuoco che consentiva di modellare il ferro, lo zio lo mandava anche a fare le consegne di tutto quello che nel territorio circostante avevano ordinato. Nunzio si caricava di pesi difficili, insopportabili, e ha sperimentato anche questa contraddizione nella sua giovane vita fin quando, purtroppo, si è ammalato forgiando la sua santità e il suo cammino di fede. Si è santificato proprio attraverso la fatica e il lavoro, ma anche attraverso la contraddizione sperimentata con quello zio sciagurato che poi, alla fine, lo lascia andare a curarsi all’Ospedale degli incurabili a Napoli».

Ma la contraddizione, il Beato Nunzio l’ha vissuta anche avendo a che fare con i suoi compaesani dell’epoca di Pescosansonesco: «Quando – ricorda monsignor Valentinetti – lo allontanavano dalla fontana dove il giovane andava a lavare la piaga, che si era fatto lavorando in officina, temendo che infettasse l’acqua. Contraddizione ancora una volta e Nunzio, anche qui, forgia la sua santità».

I fedeli all’interno del Santuario della Divina Misericordia

Ma anche noi, nel nostro normale quotidiano, possiamo sperimentare la contraddizione: «Forse una contraddizione umana – osserva monsignor Valentinetti -, ma molte volte qualcuno può sperimentare anche una contraddizione per la fede. Non sono poche le persone che vengono contraddette anche per la fede, per il credere, per l’essersi messi nella logica di seguire il Signore con tutto il cuore, con tutta l’anima e con tutta la mente. Anche in mezzo a noi, anche nella nostra vita, anche nella nostra Chiesa, nelle nostre parrocchie. Ebbene, accettiamo queste contraddizioni perché se le accettiamo, lì forgeremo la nostra santità».

Perché oltre a dei bravi cristiani, a detta dell’arcivescovo, oggi c’è bisogno soprattutto di santi: «Questo mondo – riflette -, così come sta andando avanti nella sua realtà, non ha bisogno di azioni molto forti, ma ha bisogno di santi che sappiano vivere l’esperienza della santità nella propria quotidianità. Il mondo si converte se si vive nella logica della santità. Papa Francesco ce lo ricorda molto spesso e anche la nuova evangelizzazione, di cui tutti parlano, non è solo frutto di un impegno, di un’organizzazione, dev’essere portata avanti anche nel cammino della santità. Infatti, l’ultimo capitolo dell’esortazione apostolica Evangelii Gaudium si intitola “Evangelizzatori in spirito”. In spirito vuol dire con un’interiorità forte e la santità nasce dall’ascolto della Parola di Dio, nasce dalla preghiera, nasce dalla frequenza ai sacramenti. Nasce dalla capacità di saper individuare nella propria vita un itinerario di fede che sia conforme al Vangelo».

E a proposito di vocazione alla santità nel corso della processione, attraversando via Cesare Battisti che a Pescara è una delle vie della movida, non è passato inosservato l’atteggiamento di molti giovani: «C’erano tante persone nei vari bar – racconta amareggiato l’arcivescovo Valentinetti – che neanche per buona educazione si sono alzate per capire cosa stesse accadendo, c’era in loro un’assoluta indifferenza. È questa la nostra piaga. Così, mentre guardavo questa scena che purtroppo non è inconsueta anche in altre processioni come quella importante del Corpus Domini, facevo una riflessione e chiedevo al Beato Nunzio “Ma chi convertirà queste persone? Chi farà ascoltare il Vangelo a queste persone? Chi metterà nel cuore di queste persone il desiderio del Paradiso?”. Sì, perché se non coltiviamo nel cuore il desiderio del Paradiso, sapete, la nostra vita diventa scialba. E allora dicevo al Beato Nunzio “Pensaci tu, vedi un po’ se puoi suscitare con la tua intercessione qualche santa, qualche santo in mezzo a noi”. Santi vivi, che sappiano dare testimonianza perché il mondo creda, perché il mondo incontri Gesù».

La devozione dei fedeli davanti alle reliquie del Beato Nunzio Sulprizio

Da qui l’esortazione: «Preghiamo, fratelli e sorelle – invita il presule -, non scoraggiamoci di fronte alle contraddizioni della vita e della fede. Affidiamoci all’intercessione di questo giovinetto, che ha saputo incarnare molto bene l’esperienza della vita cristiana. Del resto, per quel che riguarda gli ambiti del lavoro e della sofferenza, nonostante il Beato Nunzio sia nato due secoli fa, la sua vita è talmente attuale da poterci veramente insegnare il cammino della fede».

Infine, un’ultima preghiera l’arcivescovo di Pescara-Penne ha chiesto ai fedeli di indirizzarla ai cardinali che compongono la Congregazione per le cause dei santi i quali, in questo periodo, stanno valutando l’ultimo presunto miracolo attribuito al Beato Nunzio (la guarigione di una giovane tarantino che, dieci anni fa, in seguito ad un incidente riportò danni cerebrali gravissimi, ma che sarebbe guarito completamente dopo che la madre poggiò sulla sua fronte una reliquia del Beato di Pescosansonesco) che, se venisse confermato, spalancherebbe le porte alla sua canonizzazione: «Preghiamo – conclude – perché possano affrettarsi a dirci se a questa guarigione può essere effettivamente dovuta alla sua intercessione, perché se cosi fosse avremmo l’orgoglio di avere un santo tra noi».

About Davide De Amicis (3861 Articles)
Nato a Pescara il 9 novembre 1985, laureato in Scienze della Comunicazione all'Università degli Studi di Teramo, è giornalista professionista. Dal 2010 è redattore del portale La Porzione.it e dal 2020 è direttore responsabile di Radio Speranza, la radio della Chiesa di Pescara-Penne. Dal 2007 al 2020 ha collaborato con la redazione pescarese del quotidiano Il Messaggero. In passato è stato direttore responsabile della testata giornalistica online Jlive radio, ha collaborato con Radio Speranza, scritto sulla pagina pescarese del quotidiano "Avvenire" e sul quotidiano locale Abruzzo Oggi.
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