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Settimana sociale: “Serve un piano di sviluppo per l’Italia su famiglia e sicurezza del territorio”

"La Settimana sociale di Cagliari - spiega monsignor Santoro - vuole essere, dunque, un cantiere aperto sul lavoro, che parta dall’ascolto delle sofferenze dei giovani e delle famiglie per indicare percorsi di un lavoro degno, cioè pienamente umano

Lo ha affermato oggi il cardinale Gualtiero Bassetti, presidente della Cei, aprendo la Settimana sociale dei cattolici italiani a Cagliari

Il cardinale Gulatiero Bassetti, presidente della Cei, ha aperto la Settimana sociale dei cattolici a Cagliari

«Oggi il lavoro è, senza dubbio, la priorità più importante per il Paese. E la disoccupazione giovanile è la grande emergenza». Lo ha scritto il cardinale Gualtiero Bassetti, arcivescovo di Perugia-Città della Pieve e presidente della Conferenza episcopale italiana, nella lettera pubblicata da “Vita pastorale” in occasione della 48ª Settimana sociale dei cattolici italiani. Bassetti inizia con il numero di novembre la sua collaborazione con la rivista. E lo fa parlando dell’appuntamento che si è aperto oggi a Cagliari: «Davanti al dramma nel quale si stanno dibattendo tante famiglie – ricorda il porporato -, abbiamo scelto di dedicare questa 48ª edizione al tema del lavoro, convinti come siamo che anche dal lavoro passa la stessa dignità della persona».

Richiamando poi la condizione in cui in Italia si trovano tante persone messe ai margini del mondo lavorativo, il cardinale ha affermato: «Che una società a misura d’uomo si giudica dall’attenzione che riserva alla dignità del lavoro, equamente retribuito, accessibile a tutti. A Cagliari non vogliamo celebrare l’ennesimo convegno, ma avviare processi che – come insiste Papa Francesco – impegnino le nostre comunità cristiane e la società italiana nel suo insieme. Sarà l’occasione per assumerci la responsabilità di alcune proposte da mettere al centro dell’agenda pubblica del Paese».

Il primo giorno dei lavori a Cagliari

 

Il presidente della Cei si è detto davvero fiducioso sul fatto che ci sarà un dopo Cagliari: «Un secondo tempo – precisa – in cui, ciascuno per la propria parte, impegnarci ad assumerne le proposte. Ce lo chiede il nostro Mezzogiorno; ce lo chiedono le nostre famiglie di oggi e di domani; ce lo chiedono i nostri giovani».

Successivamente, il cardinale Bassetti ha rilanciato la necessità di siglare un nuovo patto sociale per il lavoro, riprendendo l’appello rivolto da Papa Francesco ai sindacalisti della Cisl lo scorso 28 giugno: «Un patto sociale, aggiungo io, – afferma il cardinale – che oltre a salvaguardare la dignità umana sappia, al tempo stesso, creare occupazione e sviluppare veramente l’Italia con degli investimenti mirati per un grande progetto per il Paese e non solo con delle misure emergenziali. È forse giunto il momento per proporre un grande Piano di sviluppo per l’Italia, che si basi su due elementi di cruciale importanza: la famiglia e la messa in sicurezza del territorio».

È questa la prima proposta concreta scaturita dalla Settimana sociale di Cagliari: «Bisogna avere il coraggio – insiste il presidente della Cei – di investire su questi due fattori, che possono essere concretamente due traini per il mondo del lavoro e per un migliore equilibrio della società. Perché la famiglia e il territorio sono due elementi che hanno, al tempo stesso, una grande caratura morale e un immediato ritorno economico».

Quindi il porporato ha proposto la sua ricetta: «Investire sulla famiglia con provvedimenti di natura fiscale e di Stato sociale – applicando il fattore famiglia sulle tasse, incrementando il numero degli asilo nido e sviluppando nuove tutele della maternità e della paternità – significa favorire un diverso rapporto tra la famiglia e il lavoro, tra il tempo dedicato all’attività lavorativa e il tempo libero dedicato alla famiglia, al volontariato e al riposo. Oggi, avere a disposizione il tempo rappresenta un bene prezioso: significa non solo aumentare la qualità della vita, ma vuol dire, soprattutto, umanizzare e civilizzare i rapporti interpersonali all’interno della società».

Insomma, l’obiettivo di questa Settimana sociale è senza dubbio quello di rispondere a un problema reale della gente: «E iniziare percorsi – continua monsignor Filippo Santoro, arcivescovo di Taranto e presidente del Comitato scientifico delle Settimane sociali, intervistato dall’agenzia di stampa Sir – come ci chiede Papa Francesco».

Mons. Filippo Santoro, presidente del Comitato per le Settimane sociali

Dunque la Chiesa italiana, che sta radunando nel capoluogo sardo un migliaio di partecipanti in rappresentanza delle 225 diocesi italiane, vuole fare la propria parte per prima: «Il punto di partenza – spiega il presule – sono le facce delle persone, i volti che tutti noi quotidianamente incrociamo. L’orizzonte è quello unitario dell’Italia, del Mediterraneo e dell’Europa. Nella processione che si forma tutte le mattine in episcopio, mi chiedono due cose: la cura dell’ambiente – molti hanno parenti malati o morti per danni ambientali – e il lavoro, una richiesta pressante per loro, per i loro figli e nipoti. Per questo è importante, come faremo a Cagliari, interrogarsi sul senso del lavoro e su cosa significhi lavoro degno. La Settimana sociale di Cagliari vuole essere, dunque, un cantiere aperto sul lavoro, che parta dall’ascolto delle sofferenze dei giovani e delle famiglie per indicare percorsi di un lavoro degno, cioè pienamente umano». A tal proposito, saranno quattro le proposte della Chiesa italiana al Paese che verranno consegnate il 28 ottobre al Presidente del Consiglio, Paolo Gentiloni.

Il vice presidente del Comitato scientifico e organizzatore delle Settimane sociali Sergio Gatti, ha promesso che questa sarà una Settimana 4×4: «È stata chiamata – sottolinea – ad arrampicarsi su piste impegnative». Nella storia ultra-centenaria delle Settimane Sociali, infatti, il lavoro era stato messo a tema solo altre due volte, nel 1946 e nel 1970: «Erano anch’esse stagioni travagliate – ricorda -, passaggi d’epoca dove cambiavano paradigmi e la storia doveva scavalcare una faglia. Anche allora, erano strade in salita».

Sergio Gatti, vice presidente Comitato scientifico settimane sociali

Ma, tornando al presente, è interessate uno studio dell’Università di Oxford, secondo il quale si rileva che il 47% dei lavori che conosciamo non ci sarà più da qui al 2037: «Ma a estinguersi – precisa Gatti – saranno le professioni che possono essere sostituite dalla robotica e dall’intelligenza artificiale. Per il resto non ci sarà necessariamente un aumento della disoccupazione, bensì un cambiamento del mercato del lavoro».

Di qui la centralità della preparazione delle competenze: «La digitalizzazione, l’automazione, la gestione dei dati delle persone, le nuove modalità di selezione e fruizione dei servizi-acquisto dei prodotti ci riguardano – sottolinea l’organizzatore delle Settimane sociali -. Il governo dello sviluppo tecnologico ci pone responsabilità inedite».

Tra le sfide da raccogliere, Gatti ha citato quella di intervenire per diminuire le disuguaglianze e impostare una relazione positiva tra condizione di lavoro umano e innovazione tecnologica: «Superando le nuove disuguaglianze – conclude – e, in particolare, la divaricazione tra lavoratori a più alta qualifica (con maggiore occupabilità e migliori condizioni reddituali) e lavoratori con mansioni a basso tasso di conoscenza».

Alla Settimana sociale, che terminerà domenica, partecipa anche la delegazione diocesana pescarese guidata dall’arcivescovo Valentinetti.

About Davide De Amicis (4357 Articles)
Nato a Pescara il 9 novembre 1985, laureato in Scienze della Comunicazione all'Università degli Studi di Teramo, è giornalista professionista. Dal 2010 è redattore del portale La Porzione.it e dal 2020 è direttore responsabile di Radio Speranza, la radio della Chiesa di Pescara-Penne. Dal 2007 al 2020 ha collaborato con la redazione pescarese del quotidiano Il Messaggero. In passato è stato direttore responsabile della testata giornalistica online Jlive radio, ha collaborato con Radio Speranza, scritto sulla pagina pescarese del quotidiano "Avvenire" e sul quotidiano locale Abruzzo Oggi.
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