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“Il mondo è uno, siamo un’unica famiglia, non dividiamoci”

"Ciò che io auspico - afferma Francesco Maragno, sindaco di Montesilvano - è che questa festa riesca a portare alla luce la consapevolezza che non bisogna avere paura del diverso, la consapevolezza che conoscendo altre realtà, altri costumi, altre tradizioni, si possono vincere timori e preoccupazione le quali, francamente, sono infondate"

Lo ha affermato sabato scorso Corrado De Dominicis, vice direttore della Caritas diocesana di Pescara-Penne, aprendo la nona Festa dei popoli a Montesilvano

La sfilata dei popoli che ha concluso la nona Festa dei popoli a Montesilvano

Sabato e domenica scorsi ha portato allegria e colore per la prima volta a Montesilvano la nona edizione della Festa dei popoli, organizzata dalla Caritas diocesana di Pescara-Penne in collaborazione con l’amministrazione comunale della città adriatica e con il sostegno del Centro servizi per il volontariato, che si è svolta al Teatro del mare a pochi giorni dall’odierna Giornata mondiale del rifugiato. Una ricorrenza, quest’ultima, ricordata da alcuni video dal titolo “Se fossi… E sono”, proiettati in apertura della festa, realizzati dagli stranieri iscritti al Centro interprovinciale d’istruzione per adulti Pescara-Chieti.

Corrado De Dominicis, vice direttore della Caritas diocesana di Pescara-Penne

Una Festa dei popoli dal titolo “Noi siamo mondo”, che ha visto la partecipazione di 15 comunità in rappresentanza dei cinque continenti e 18 associazioni: «Il mondo è uno, siamo un’unica famiglia – esordisce Corrado De Dominicis, vice direttore della Caritas diocesana di Pescara-Penne -, non dividiamoci tra quelli che sono qui e quelli che sono lì, ma stiamo tutti uniti per vivere insieme su questo mondo che è unico, è di tutti ed è per tutti. Abbiamo voluto vivere questi due giorni come un’unica famiglia di questo mondo, di cui noi siamo i protagonisti. Grazie agli artisti, che ci hanno dato la loro disponibilità, e grazie a tutte le comunità le quali attraverso la musica e la loro presenza, ci hanno fatto conoscere degli angoli di mondo che sembrano molto lontani, ma in realtà sono molto vicini, perché sono qui a Montesilvano, ma sono qui nel nostro Abruzzo e nella nostra Italia».

E l’annuale kermesse della conoscenza e dell’integrazione, si è sposata bene con la città di Montesilvano: «Che è – precisa il sindaco Francesco Maragnola città più multietnica d’Abruzzo. È una città estremamente ospitale, basti pensare che nel 1950 contava soltanto 5 mila abitanti e in questi ultimi cinque decenni è cresciuta a dismisura, ospitando tutte le etnie. Abbiamo gente che viene da ogni parte del mondo, non ci sono mai state situazioni d’intolleranza. È ovvio che questa sia una tematica molto dibattuta, ma credo che conoscere serva per evitare degli scontri che sono ingiustificati e immotivati. Io vedo oggi degli stand di associazioni che lottano quotidianamente contro la povertà in tutto il pianeta, in Africa, per cercare di introdurre nella società e fare in modo di integrare soggetti che vengono da posti e realtà differenti».

Francesco Maragno, sindaco di Montesilvano

A Montesilvano, tra l’altro, nel 2017 l’accoglienza dei migranti è stata qualitativamente migliorata con l’adesione al progetto Sprar del Ministero dell’Interno, realizzato proprio mediante il supporto della Caritas diocesana pescarese: «Il progetto più ambizioso – sottolinea il primo cittadino – per l’accoglienza degli stranieri, delle persone che sono venute in Italia scappando da contesti difficili, da contesti di guerra dove gli venivano negati anche i diritti elementari. Noi abbiamo abbracciato queste persone, l’abbiamo fatto condividendo con loro un percorso di crescita e di accoglienza per i bambini, i ragazzi, ma anche per gli adulti e le famiglie. Alcune famiglie hanno visto nascere a Montesilvano i loro figli e vogliono integrarsi in questo vissuto, collaborando a 360 gradi con l’amministrazione comunale. Alcuni di questi stanno facendo lavori socialmente utili, altri stanno collaborando con i disabili, altri ancora stanno collaborando per la gestione del verde e dei servizi cimiteriali. Ma ciò che io auspico è che questa festa riesca a portare alla luce la consapevolezza che non bisogna avere paura del diverso, la consapevolezza che conoscendo altre realtà, altri costumi, altre tradizioni, si possono vincere timori e preoccupazione le quali, francamente, sono infondate. E soprattutto dobbiamo lavorare tutti quanti insieme perché il comune denominatore della pacifica convivenza sia il rispetto delle regole. Nel momento in cui queste si rispettano, non ci sono problemi di convivenza, non ci sono problemi di paura, non c’è timore nei confronti del soggetto che viene da lontano».

Uno stand africano

E la festa, guardando a questi obiettivi, si è svolta attraverso un mix entusiasmante di balli tipici cubani, dominicani, venezuelani e non solo nel pomeriggio di sabato, per poi lasciare il posto al coinvolgente concerto serale folk/rock “Lutè Lumè” di Graziano Zuccarino  “Lutè Lumè”. La domenica, invece, è partita con l’apertura di stand per adulti e bambini in cui fare musicoterapia e balloterapia. Poi ancora laboratori di percussioni africane e, nel pomeriggio, laboratori interculturali con treccine africane, nomi in lingua araba, tatuaggi con hennè, lavorazione del cacao, argan, profumi arabi, prodotti naturali viso e corpo secondo le tradizioni marocchine, prova trucco, ricami tipici, capoeira e altro ancora. Quindi lo spettacolo delle classi quarta B e C dell’Istituto comprensivo Delfico, al termine del progetto annuale condotto dalla Caritas in preparazione alla festa, prima della spiritualità della preghiera interreligiosa e del colore della sfilata dei popoli, che partendo da viale Europa ha raggiunto il Teatro del mare.

Ottavio De Martinis, assessore agli Eventi

Gran finale, domenica sera, con il concerto della band salentina Après la classe: «La nuova collocazione della festa sul nostro territorio – conclude Ottavio De Martinis, assessore alla Cultura e agli Eventi – non può che riempirci il cuore di gioia perché questo è un evento che ha tanti risvolti dal punto di vista sociale, umano e del divertimento».

GIORNATA MONDIALE DEL RIFUGIATO

Sono circa 68,5 milioni – secondo l’ultimo rapporto dell’Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i rifugiati (Unhcr) – le persone costrette a lasciare le proprie. Di questi 25,54 milioni sono rifugiati, 40 milioni sfollati interni e 3,1 milioni i richiedenti asilo. L’85% dei rifugiati sono accolti dai Paesi in via di sviluppo e il 68% proviene da 5 Paesi: Siria 6,3 milioni, Afghanistan 2,6 milioni, Sud Sudan 2,4 milioni, Myanmar 1,2 milioni, Somalia 986.400. Questi i dati inseriti nel dossier “Rifugiati: la sfida dell’accoglienza”, pubblicato oggi da Caritas italiana sul proprio sito web in occasione della Giornata internazionale del rifugiato: «Lasciare il proprio Paese e vivere da rifugiato non piace a nessuno – afferma Caritas italiana in un comunicato -, così come mettere la propria vita, e quella della propria famiglia, in mano a trafficanti di esseri umani. Nessuno lo farebbe se fosse libero di restare nel proprio Paese. In un mondo in cui il numero di sfollati a causa di guerre e ingiustizie aumenta, occorre aumentare anche l’impegno per rimuovere le cause che generano questi sfollati».

A detta della Caritas la comunità internazionale è chiamata a risolvere, o quanto meno intervenire in maniera concreta su guerre, carestie, povertà, calamità e ridurre la forbice delle diseguaglianze: «Nel contempo – prosegue – i governi dei Paesi di arrivo di migranti e rifugiati sono chiamati a impegnarsi su politiche capaci di sviluppare integrazione, un processo non breve né tantomeno facile. Inoltre il ritorno dei rifugiati dovrebbe idealmente diventare parte di una più ampia strategia per lo sviluppo e la ricostruzione postbellica, che favorisca processi di riconciliazione e protezione dei più vulnerabili. Ma invece che investire su questi processi, i leader dei Paesi più ricchi del mondo sembrano sempre più interessati a investire sulla paura e sulle fortificazioni».

don Francesco Soddu, direttore di Caritas Italiana

Il dossier, inoltre, evidenzia le drammatiche situazioni in cui vivono le persone in fuga dalle loro terre e, al tempo stesso, il peso reale che l’accoglienza porta con sé: «Un peso che, – sottolineano i vertici di Caritas italiana – se lasciato sulle spalle di pochi, oltre a rivelare una profonda ingiustizia strutturale, è in grado, a livello globale, di condurre a conseguenze ancora più gravi, allargando la crisi a macchia d’olio».

Il documento traccia in particolare un quadro della situazione in Giordania, Paese in cui il peso oggettivo della presenza di rifugiati, in particolare a causa della guerra in Siria, è altissimo: «Secondo i dati del ministero della Pianificazione e della Cooperazione – afferma la Caritas –, i siriani residenti in Giordania sarebbero in totale 1,3 milioni, il doppio di quanti sono riusciti a registrarsi ufficialmente presso l’Unhcr. Questo significa che la crisi siriana ha portato un incremento nella popolazione superiore al 10%: come se in Italia si fossero riversati più di 6 milioni di rifugiati siriani».

La Caritas è presente in tutti i paesi colpiti dalla crisi siriana e dal movimento enorme di profughi, in aiuto ai tantissimi rifugiati ma anche alla popolazione locale. In particolare Caritas Giordania sta portando avanti un vasto piano triennale, che comprende aiuti umanitari e progetti di sviluppo, per un totale di 5.834.000 euro. Nel corso del 2017 gli aiuti di Caritas Giordania hanno raggiunto 11.334 beneficiari, rifugiati siriani, iracheni e famiglie giordane, che hanno ricevuto un sostegno mensile al reddito, la necessaria assistenza medica di base e specialistica, supporto educativo e psicosociale. Caritas Italiana è stato nel corso del 2017 il principale finanziatore dell’appello di emergenza di Caritas Giordania.

About Davide De Amicis (4175 Articles)
Nato a Pescara il 9 novembre 1985, laureato in Scienze della Comunicazione all'Università degli Studi di Teramo, è giornalista professionista. Dal 2010 è redattore del portale La Porzione.it e dal 2020 è direttore responsabile di Radio Speranza, la radio della Chiesa di Pescara-Penne. Dal 2007 al 2020 ha collaborato con la redazione pescarese del quotidiano Il Messaggero. In passato è stato direttore responsabile della testata giornalistica online Jlive radio, ha collaborato con Radio Speranza, scritto sulla pagina pescarese del quotidiano "Avvenire" e sul quotidiano locale Abruzzo Oggi.
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