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Istruzione: “Nel mondo oltre 263 milioni di bambini e giovani non vanno a scuola”

«L’istruzione – afferma la nota - è un diritto umano fondamentale e un bene pubblico. Trasforma le vite guidando lo sviluppo sociale ed economico. Promuove la pace, la tolleranza e l’inclusione sociale. È fondamentale per eliminare la povertà; tuttavia in molti luoghi i bambini vengono privati del loro diritto all’istruzione a causa di una carenza a livello globale di insegnanti qualificati e con esperienza, in particolare le insegnanti donne in paesi a basso reddito».

Lo hanno affermato in una nota congiunta le più importanti associazioni umanitarie, in occasione della Giornata mondiale degli insegnanti

Studiare è un diritto di tutti, ma non per tutti in realtà. Basta nascere in un paese sottosviluppato e, un principio fondamentale ed inalienabile, sancito dalla Dichiarazione universale dei diritti umani dell’ONU, diventa di fatto una privazione.

È questo ciò che emerge dalla dichiarazione congiunta di Audrey Azoulay, direttrice generale Unesco; Guy Ryder, direttore generale Ilo; Henrietta H. Fore, direttore generale Unicef; Achim Steiner, amministratore Undp e David Edwards, segretario generale di Education International, in occasione della Giornata mondiale degli insegnanti celebrata venerdì scorso , che quest’anno ha avuto per tema ‘Il diritto all’istruzione significa diritto ad un insegnante qualificato’.

«L’istruzione – afferma la nota – è un diritto umano fondamentale e un bene pubblico. Trasforma le vite guidando lo sviluppo sociale ed economico. Promuove la pace, la tolleranza e l’inclusione sociale. È fondamentale per eliminare la povertà; tuttavia in molti luoghi i bambini vengono privati del loro diritto all’istruzione a causa di una carenza a livello globale di insegnanti qualificati e con esperienza, in particolare le insegnanti donne in paesi a basso reddito».

«Oltre 263 milioni di bambini e giovani nel mondo – sottolinea – non vanno a scuola; 617 milioni di bambini e adolescenti, circa il 60% a livello globale, non hanno appreso capacità di lettura e matematica di base. I bambini più poveri e marginalizzati, fra cui coloro che vivono in zone colpite dal conflitto, sono maggiormente a rischio sia di rimanere fuori dalla scuola, sia di frequentarla, ma imparare molto poco».

«L’Agenda 2030 – continua – su cui la comunità internazionale si è impegnata, chiede istruzione universale per la prima infanzia, primaria e secondaria per tutti».

Un grido del tutto legittimo per il quale bisogna necessariamente spendersi: « Per ottenere questo risultato – conclude – dobbiamo aumentare l’accesso ad un’istruzione di qualità per tutti i bambini e i giovani, porre fine alle discriminazioni nel sistema scolastico a tutti i livelli e aumentare fortemente la qualità dell’istruzione e i risultati dell’apprendimento. Questi obiettivi richiederanno una maggiore offerta a livello globale di insegnanti qualificati, circa 69 milioni in più».

Dunque, l’istruzione è un diritto di tutti, ma nei fatti, non per tutti. Privare i popoli di questo principio fondamentale, significa negare loro il futuro.