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San Nunzio: “Canonizzato per ultimo, è stato umile anche in questo”

"Per Nunzio i suoi soli 19 anni – riflette Luciani – sono bastati a far capire che lui era un santo. Io, a quasi 50 anni, non sono ancora riuscito a recepire tutti i suoi insegnamenti. Mi devo inchinare davanti ad una persona che ha sofferto e, nonostante tutto, ha aiutato molto. È questo l’esempio da seguire, non solo da parte mia"

Lo ha affermato Roberto Luciani, figlio del pronipote di San Nunzio Sulprizio

Roberto Luciani, figlio del pronipote di San Nunzio Sulprizio

Non è da tutti essere discendenti di un santo. Lo sa bene l’avvocato pescarese quarantanovenne Roberto Luciani, figlio del pronipote di San Nunzio Sulprizio: il giovane e umile operaio di Pescosansonesco che in soli 19 anni vissuti, dal 1817 al 1836, anche se emarginato e sofferente, ha saputo vivere e trasmettere una fede autentica, fino ad arrivare alla canonizzazione proclamata da Papa Francesco.

C’era anche lui, domenica in piazza San Pietro, fra i 3 mila pellegrini pescaresi che hanno assistito al rito solenne: «Ho provato un’emozione che io e la mia famiglia aspettavamo da sempre – racconta Luciani -. Mio padre Ottavio si è speso per il riconoscimento dell’ultimo miracolo, prima di lasciarci nel 2013 senza poter provare questa gioia».

Di proprietà della famiglia Luciani era proprio l’antica casa, situata nel centro storico di Pescosansonesco, al cui pian terreno era ubicata la bottega dello zio fabbro di San Nunzio: «Nei primi anni ’70 – ricorda – i miei nonni l’hanno donata al Santuario, ma ricordo quando da piccolo andavo a trovare mia nonna Lucia e lei accoglieva con molta disponibilità i pellegrini che venivano a visitare la bottega il sabato e la domenica, offrendo loro bocconotti e altri dolci. Poi quando dalla chiesa veniva diffuso l’inno dedicato a San Nunzio, alle 6 e alle 17, mia nonna andava a messa. Era umile, buona e intelligente. Finché vivrò porterò con me questo patrimonio, perché l’ho vissuto sulla mia pelle».

Il drappo con l’immagine di San Nunzio Sulprizio sulla loggia maggiore di San Pietro

Un patrimonio di affetti, fede e ricordi che solo domenica hanno trovato un senso definitivo: «Da piccolo non mi rendevo conto di tutto questo – ammette il figlio del pronipote di San Nunzio -, e nemmeno anni fa, solo domenica ho avuto l’emozione e la percezione che l’Abruzzo verrà rappresentato da un altro santo, che è un mio ascendente».

Un giovanotto di 19 anni che seppur timidamente, partendo dal suo piccolo quotidiano a Pescosansonesco, è salito agli onori degli altari: «Anche domenica – osserva Roberto Luciani –, durante la cerimonia di canonizzazione, il suo drappo appeso era l’ultimo e anche il Papa l’ha proclamato per ultimo, come se volesse passare inosservato coerentemente con le sue doti più grandi dell’umiltà e di soffrire in silenzio».

Doti difficili da imitare: «Per Nunzio i suoi soli 19 anni – riflette Luciani – sono bastati a far capire che lui era un santo. Io, a quasi 50 anni, non sono ancora riuscito a recepire tutti i suoi insegnamenti. Mi devo inchinare davanti ad una persona che ha sofferto e, nonostante tutto, ha aiutato molto. È questo l’esempio da seguire, non solo da parte mia».

Del resto, la discendenza da un santo è un’eredità difficile da coltivare nel quotidiano: «È una grossa responsabilità – confida il discendente di San Nunzio -, perché quando fai una cosa contro la tua coscienza senti sempre una presenza che ti dice “Guarda che stai sbagliando”. È come se ti sentissi controllato e così, oltre all’Atto di dolore a Dio, chiedo scusa anche a San Nunzio».

About Davide De Amicis (4175 Articles)
Nato a Pescara il 9 novembre 1985, laureato in Scienze della Comunicazione all'Università degli Studi di Teramo, è giornalista professionista. Dal 2010 è redattore del portale La Porzione.it e dal 2020 è direttore responsabile di Radio Speranza, la radio della Chiesa di Pescara-Penne. Dal 2007 al 2020 ha collaborato con la redazione pescarese del quotidiano Il Messaggero. In passato è stato direttore responsabile della testata giornalistica online Jlive radio, ha collaborato con Radio Speranza, scritto sulla pagina pescarese del quotidiano "Avvenire" e sul quotidiano locale Abruzzo Oggi.
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