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Caritas: “Oltre 5 milioni gli italiani in condizione di povertà assoluta”

«Oggi – afferma - vanno evitati errori che rischiano non solo di utilizzare in maniera non efficace le risorse, ma di compromettere l’idea stessa di lotta alla povertà, riconsegnando alla sfiducia, alla incredulità e alla diffidenza questo tema».

Emerge nel Rapporto 2018 sul tema su povertà e politiche di contrasto

La povertà è un tunnel  buio  senza via d’uscita, un limbo in cui sono intrappolati oltre 5 milioni di italiani (quasi uno su due è giovane o minore) che vivono in condizioni di indigenza assoluta. Sono questi i principali dati, a dir poco allarmanti, che emergono dal Rapporto 2018 della Caritas italiana su povertà e politiche di contrasto. Ma quali e quante sono le cause? Moltissime e non  quantificabili.

«Indubbiamente – sostiene il Rapporto – pesano disoccupazione e bassa istruzione, ma anche solitudine e rotture familiari».

Alla presentazione del Rapporto che si è tenuta ieri mattina a Roma nella sede della Fondazione Con il Sud, è intervenuto anche don Francesco Soddu, direttore della Caritas italiana.

don Francesco Soddu, direttore di Caritas Italiana

«Oggi – afferma – vanno evitati errori che rischiano non solo di utilizzare in maniera non efficace le risorse, ma di compromettere l’idea stessa di lotta alla povertà, riconsegnando alla sfiducia, alla incredulità e alla diffidenza questo tema».

«Nel nostro Paese – sottolinea  – c’è un processo in atto di rafforzamento del welfare territoriale, introdotto dal Reddito di inclusione, che a nostro modo di vedere non va interrotto, perché le nostre comunità locali hanno bisogno anche di servizi sociali territoriali in grado di ascoltare e in grado di accompagnare le famiglie in difficoltà fuori dal tunnel della povertà».

«Accanto a questo –  osserva ancora don Soddu – riferendosi evidentemente alla prospettiva del Reddito di cittadinanza, c’è certamente la necessità di servizi per l’impiego efficienti».

«Ma la povertà – avverte – non è solo mancanza di reddito o lavoro: è isolamento, fragilità, paura del futuro. Dare una risposta unidimensionale a un problema multidimensionale, sarebbe una semplificazione che rischierebbe di vanificare un impegno finanziario mai visto su questo tema».

Concretezza e realtà devono essere le basi da cui partire:  «Si parta – auspica – dai volti concreti delle persone in condizione di disagio senza ideologismi o semplificazioni, per trovare una strada realistica, concreta e incrementale, per lottare contro povertà ed esclusione».

«Come cristiani – conclude – abbiamo qualche difficoltà a pensare che si possa abolire la povertà, ma sappiamo che ogni storia riconsegnata alla sua dignità e alla sua libertà rende migliore il nostro Paese».