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Caritas: Nel mondo 378 conflitti dimenticati tra cui 20 guerre

«Il tipo di conflitto più diffuso – prosegue il sondaggio - nel mondo è la ‘crisi violenta: 186 situazioni, pari al 49,2% del totale dei conflitti mondiali. Sono soprattutto in Asia e Oceania (59 situazioni), e in Africa sub-sahariana, con 48 crisi. In seconda posizione si collocano le 'crisi non violente': 81 situazioni (21,4%), seguite dalle dispute (75 situazioni, pari al 19,8% del totale). Le guerre sono state 36, divise al loro interno in “guerre limitate” (16 guerre) e guerre vere e proprie in 20 fronti di conflitto, in riferimento a 15 Paesi coinvolti». 

Lo ha affermato un Rapporto presentato dalla Caritas italiana sul tema

Il 61,3% degli studenti intervistati, dunque la maggioranza, ritiene giusto accogliere, a certe condizioni, le persone che fuggono dalla propria terra, in fuga dalla guerra. Il 28,2% ritiene in ogni caso giusta l’accoglienza, a prescindere dalle capacità ricettive dei singoli Paesi. È quanto emerge dal sondaggio Swg condotto su su un campione di 1.782 studenti, frequentanti 58 classi di terza media inferiore, presso 45 istituti scolastici in tutto il territorio nazionale e un campione di scout dell’Agesci, presentato ieri a Roma, in occasione del 70° anniversario della Dichiarazione universale dei diritti umani.

«Nel corso del 2017 – afferma l’indagine – i conflitti nel mondo sono stati 378, tra cui la maggioranza dimenticati. Di questi, 20 sono guerre ad elevata intensità che coinvolgono 15 Paesi. Negli ultimi anni si è però verificato un decremento del 7,6% dei conflitti: erano 409 nel 2014».

«Il tipo di conflitto più diffuso – prosegue il sondaggio – nel mondo è la ‘crisi violenta: 186 situazioni, pari al 49,2% del totale dei conflitti mondiali. Sono soprattutto in Asia e Oceania (59 situazioni), e in Africa sub-sahariana, con 48 crisi. In seconda posizione si collocano le ‘crisi non violente’: 81 situazioni (21,4%), seguite dalle dispute (75 situazioni, pari al 19,8% del totale). Le guerre sono state 36, divise al loro interno in “guerre limitate” (16 guerre) e guerre vere e proprie in 20 fronti di conflitto, in riferimento a 15 Paesi coinvolti». 

Walter Nanni, responsabile Centro studi Caritas Italiana

«Il numero di guerre ad elevata intensità nel 2017 non coincide con il numero di Paesi in guerra – precisa Walter Nanni, di Caritas italiana, dato che presso uno stesso Paese possono essere presenti più fronti di guerra. Si pensi ai casi della Siria e di Nigeria, Sud-Sudan e Repubblica Democratica del Congo Sudan».  

Secondo l’Heidelberg Institute  3 guerre hanno visto un deciso incremento nel livello di violenza e conflittualità: Filippine e Myanmar e Corno d’Africa (Etiopia). Nel corso del 2017 sette conflitti hanno conosciuto una escalation, trasformandosi in guerre ad alta intensità (4 di questi in Africa sub-sahariana). Il decremento maggiore si è registrato nelle ‘dispute’, ossia quelle situazioni di conflitto che non sfociano in episodi di violenza armata: dal 2014 al 2017 sono diminuite di 22 unità. Anche le ‘crisi non violente’ e le ‘guerre limitate’ sono diminuite (-8 situazioni, in entrambi i casi). Adottando una prospettiva storica più ampia, le ‘crisi violente’ sono però aumentate: dalle 148 situazioni del 2011 si è infatti passati alle 186 situazioni del 2017 (+25,7%).

«I giovani scout- sostiene in conclusione il Rapporto – evidenziano invece ‘livelli simili di competenza rispetto ai coetanei ma un maggior livello di sensibilità al tema dei valori e dei comportamenti concreti’: in media il 61,9% degli scout evidenzia un alto livello di sensibilità e di coerenza etica sui gradi temi della guerra e della pace, dell’accoglienza e della solidarietà (contro il 55%). Sulla disponibilità ad accogliere nel nostro Paese, in modo incondizionato, i profughi e i richiedenti asilo gli scout evidenziano un maggiore livello di disponibilità e apertura: il 43,5% di loro si dichiara a favore di questo tipo di apertura (28,2% tra i ragazzi delle scuole medie)».