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“Abbiamo bisogno che Gesù venga tra le mani dell’umanità per santificarla”

"Quante volte - sottolinea l'arcivescovo Valentinetti - Maria e quante volte Gesù sono venuti fra le nostre mani, perché non avevamo niente da offrire, a riempirle con la loro ricchezza! Sono le mani dei poveri del mondo, degli affamati ed assetati di giustizia, degli operatori di pace. Sono le mani di coloro che stanno lavorando per creare un mondo nuovo, un mondo più bello, un mondo sano e finalmente libero di ogni deturpazione della natura"

Lo ha affermato stanotte l’arcivescovo Valentinetti, presiedendo la veglia di Natale

Monsignor Tommaso Valentinetti, arcivescovo di Pescara-Penne, presiede la veglia di Natale

Come da tradizione anche ieri sera l’arcivescovo di Pescara-Penne monsignor Tommaso Valentinetti ha presieduto il rito solenne della veglia di Natale all’interno della chiesa dello Spirito Santo a Pescara, incensando l’effige del Bambinello e soffermandosi ad approfondire il brano biblico, scritto dall’evangelista Luca, che narra della nascita di Gesù: «La narrazione – spiega il presule –, pur svolgendosi in un contesto in un contesto in cui si dice dei potenti della terra (Cesare Augusto, che ordina un censimento, e Quirinio governatore della Siria), parla invece di un bambino, di una famigliola che non aveva trovato posto in un albergo e che riesce a vivere il mistero della nascita di quel bambino, grazie al fatto di essersi ricoverata dentro una stalla. Sì, il testo evangelico ci parla di un angelo del Signore che si presenta ad alcuni pastori ed anche di una miriade di angeli che lodava Dio dicendo “Gloria a Dio nel più alto dei cieli”, ma di quella forza, di quella potenza, di quel regno non c’è più traccia. C’è solo una grande umanità, la grande condivisione di un Dio che non tiene per sé un tesoro geloso, l’essere Dio, ma spoglia se stesso ed entra in punta di piedi nella storia dell’umanità. E tutto questo per un mistero d’amore che l’evangelista Giovanni, nella messa di oggi, ha spiegato con forza affermando “Dio nessuno lo ha mai visto, ma il Figlio unigenito che è nel seno del Padre, Lui è venuto a farcene una narrazione”».

L’arcivescovo Valentinetti benedice Gesù bambino

E la prima narrazione di Dio è la povertà di una grotta: «La prima narrazione di Dio – sottolinea l’arcivescovo di Pescara-Penne – è la semplicità di una famiglia che assume tutta la sua dimensione umana e niente e niente di umano lascia perdere o discrimina, ma porta con sé tutta la ricchezza di un’umanità per mescolare la realtà divina dentro questa umanità e farle capire che può assurgere a questa stessa divinità. San Paolo ce lo ha riferito in maniera molto chiara “Egli ha dato se stesso per noi, per riscattarsi da ogni iniquità e formare per sé un popolo puro che gli appartenga, pieno di zelo per le opere buone, perché finalmente arriverà la manifestazione della gloria del nostro grande Dio e salvatore Gesù Cristo”. E allora, forse, anche noi vogliamo correre alla grotta di Betlemme, ancora una volta, per lasciarci rapire da questa luce dell’umanità di Cristo, da questa luce che brilla nelle tenebre. Il popolo che cammina nelle tenebre ha visto una grande luce, non una luce abbagliante, una luce che acceca, ma una luce discreta, una luce semplice, una luce che riesce ad entrare nel cuore di tutti. Una luce che è portatrice di pace, amore, gloria, serenità, condivisione e accoglienza. Ecco la luce di Dio, che vuole entrare dentro la storia dell’umanità».

I fedeli che hanno gremito la chiesa dello Spirito Santo

Una luce la cui importanza è stata ribadita dall’arcivescovo Valentinetti, attraverso la riproposizione di una fiaba: «I pastori – riporta – andarono alla grotta, ognuno dopo l’annuncio dell’Angelo, portando qualche dono a quella famigliola, a quel bambino. Chi un pezzo di formaggio, chi un po’ di latte, chi un po’ di carne, chi un po’ di pane. Perché i pastori, uomini molto concreti e sapienti, sapevano che quando c’era un bambino appena nato, c’era bisogno di tante cose. In quel gruppo di pastori, è sempre la fiaba che lo narra, ce n’era uno che purtroppo arriva alla grotta a mani vuote. Non aveva nulla, non aveva niente da offrire, era povero tra i poveri. Forse i pastori non erano grandemente ricchi, ma quel pastore era ancora più povero degli altri pastori. Maria guarda i tanti doni portati, ma guarda anche quel pastore che non aveva nulla in mano. E nella sua sapienza, essendo sempre attenta e vigilante, è stata attenta anche a quel pastorello. Si alza, prende Gesù bambino e glielo mette tra le mani. Quante volte Maria e quante volte Gesù sono venuti fra le nostre mani, perché non avevamo niente da offrire, a riempirle con la loro ricchezza! Sono le mani dei poveri del mondo, degli affamati ed assetati di giustizia, degli operatori di pace. Sono le mani di coloro che stanno lavorando per creare un mondo nuovo, un mondo più bello, un mondo sano e finalmente libero di ogni deturpazione della natura».

Da qui un auspicio: «Abbiamo bisogno – conclude il presule – che Gesù, ancora una volta, venga tra le mani di questa umanità per santificarla, per renderla veramente pura e buona, perché quel mondo nuovo e quel  Regno nuovo, che Lui è venuto a portarci, possa presto venire in mezzo a noi».

About Davide De Amicis (4359 Articles)
Nato a Pescara il 9 novembre 1985, laureato in Scienze della Comunicazione all'Università degli Studi di Teramo, è giornalista professionista. Dal 2010 è redattore del portale La Porzione.it e dal 2020 è direttore responsabile di Radio Speranza, la radio della Chiesa di Pescara-Penne. Dal 2007 al 2020 ha collaborato con la redazione pescarese del quotidiano Il Messaggero. In passato è stato direttore responsabile della testata giornalistica online Jlive radio, ha collaborato con Radio Speranza, scritto sulla pagina pescarese del quotidiano "Avvenire" e sul quotidiano locale Abruzzo Oggi.
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