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Vocazioni: “Calate del 18% in 10 anni, ma c’è la chiamata alla vita”

"Non dobbiamo cercare le vocazioni solo tra i giovani che ci sono affidati – ammonisce l’arcivescovo del Lussemburgo Hollerich -, ma dobbiamo diventare una Chiesa missionaria, dove possiamo incontrare i ragazzi che non conoscono la religione. Andare da loro e aiutarli a discernere che Dio li chiama. E forse anche tra loro ci saranno i futuri santi e sante"

Lo ha affermato il direttore dell’Ufficio nazionale Vocazioni Cei don Michele Gianola al Convegno nazionale vocazionale

Si è concluso oggi a Roma il Convegno nazionale vocazionale, a cui hanno preso parte religiose e sacerdoti ma anche coppie impegnate nella pastorale familiare, aperto venerdì dall’introduzione del direttore dell’Ufficio nazionale per la pastorale delle vocazioni della Cei don Michele Gianola: «Le parole della fede – esordisce -, in questo tempo hanno bisogno di un’opera di restauro capace di coniugare uno splendore antico e nuovo. Spesso annunciamo la vocazione alla vita nuova come una vita felice. Il rischio, però, è di pensare ad essa come un’esistenza “altra”, luminosa, senza difficoltà. La felicità del Vangelo è, invece, la presenza del Signore che attraversa il quotidiano e che è fatta di esperienze buone, faticose, che sono ciò che sostiene tutta l’armonia della vita».

Don Michele Gianola, direttore Ufficio Pastorale vocazionale Cei

Il tema di questa edizione è stato “Datevi al meglio della vita! (Christus vivit, 143)”, tratto dall’esortazione post sinodale di Papa Francesco sui giovani, in cui: «Li esorta – continua don Gianola – a non essere ragazzi da divano, a prendersi il rischio di vivere. Il presbitero, nel soffermarsi su come la “chiamata” interroghi non solo i giovani ma anche gli adulti «perché ha a che fare con la fecondità», ha parlato del calo numerico di chi decide di entrare in seminario, in noviziato: «Le vocazioni – illustra – sono calate negli ultimi dieci anni del 18%, contro un calo della popolazione giovanile dell’8%. Però, se intrecciamo vocazione e felicità forse nel cuore di ciascuno, c’è una sorta di vocazione che è la chiamata alla vita, a spenderla insieme a qualcuno, per amore di qualcuno. E questo è ciò che dice il Santo Padre nell’Evangelii Gaudium “Io sono una missione in questo mondo”. Ciascuno di noi ha uno spazio, qualcosa di buono da fare, una vita bella da spendere. In questo senso ciascuno ha quindi una vocazione».

Successivamente ha condiviso la sua testimonianza, sul tema “Cosa ti manca per essere felice?”, la pittrice e ballerina Simona Atzori: «La scoperta più bella che possiamo fare – afferma – è capire che ognuno di noi ha qualcosa di speciale da raccontare. Le nostre diversità ci rendono ciò che siamo. Perché è dall’incontro con l’altro che noi esistiamo. Io non sono un corpo, io ho un corpo. La forma del mio cuore è uguale a quello degli altri. E le mie “mani in basso” mi hanno permesso di girare il mondo con la danza, la pittura».

Simon Atzori, pittrice e ballerina

La Atzori, nel ripercorrere la sua storia, ha anche parlato del rapporto con la fede: «Fin da piccola – racconta – ho sempre pensato che Dio fosse un grande pittore che aveva fatto un disegno per me. Su come doveva essere Simona. No, non si era distratto. Mi aveva voluta così. Perché per Lui ero perfetta così, anche senza braccia. Unica. Come lo siamo tutti. Mi ha fatto però un dono speciale, il sorriso. Lo strumento che mi ha permesso di rispondere a tutte quelle persone che mi guardavano come nessuno avrebbe mai voluto. Nel tempo ho capito che la vera felicità risiede semplicemente nel fatto di essere vivi. Perché se abbiamo la vita, abbiamo tutto ciò che serve per esserlo. Dobbiamo imparare ad amarci e ad amare incondizionatamente. Ed è solo conoscendo l’altro che possiamo farlo».

Quindi ha preso la parola il cardinale Jean Claude Hollerich, arcivescovo di Lussemburgo, responsabile della Commissione Giovani del Consiglio delle Conferenze episcopali d’Europa e presidente della Commissione delle conferenze episcopali della Comunità Europea: «I giovani – sottolinea il porporato – hanno bisogno di qualcosa di concreto, di autentico. Di uomini e donne che si sforzano di vivere la vita cristiana. Di una comunità in cui riconoscersi, fatta di ragazzi come loro. A Lussemburgo non vanno infatti più in parrocchia, perché la gente che trovano a messa è anziana. E poi non capiscono il linguaggio, spesso intriso di troppa morale».

Monsignor Jean-Claude Hollerich, arcivescovo di Lussemburgo

Il cardinale Hollerich, intervenendo sul tema “Una Chiesa dinamica, perché i giovani possano abitarla”, ha poi aggiunto: «I ragazzi – afferma – non conoscono più la Chiesa. Se nel passato c’era una generazione contraria, oggi non sanno neanche più cos’è. Per questo dobbiamo essere noi ad uscire, ad entrare nel loro mondo, per cercare di creare uno spazio nel loro cuore per Cristo. Il mondo sta cambiando e come Chiesa siamo tenuti a vivere nel presente. Se, infatti, i giovani capiranno che abbiamo qualcosa da proporre, ci ascolteranno. Questo è il nostro compito. Portare il Vangelo. Essere una Chiesa dinamica e non statica».

Quindi essere una Chiesa in uscita anche per la ricerca di vocazioni: «Non dobbiamo cercarle solo tra i giovani che ci sono affidati – ammonisce l’arcivescovo del Lussemburgo -, ma dobbiamo diventare una Chiesa missionaria, dove possiamo incontrare i ragazzi che non conoscono la religione. Andare da loro e aiutarli a discernere che Dio li chiama. E forse anche tra loro ci saranno i futuri santi e sante».

Un appello che giunge proprio alle comunità parrocchiali: «Tornino ad essere sempre più in uscita – auspica il cardinale Jean Claude Hollerich -. Il dinamismo non viene da noi o dai ragazzi, ma da Dio stesso, Colui che è veramente giovane, che non guarda al passato ma al presente e apre possibilità. Nella Chiesa vedo segnali di speranza che lo Spirito Santo sta preparando per l’avvenire».

About Davide De Amicis (3854 Articles)
Nato a Pescara il 9 novembre 1985, laureato in Scienze della Comunicazione all'Università degli Studi di Teramo, è giornalista professionista. Dal 2010 è redattore del portale La Porzione.it e dal 2020 è direttore responsabile di Radio Speranza, la radio della Chiesa di Pescara-Penne. Dal 2007 al 2020 ha collaborato con la redazione pescarese del quotidiano Il Messaggero. In passato è stato direttore responsabile della testata giornalistica online Jlive radio, ha collaborato con Radio Speranza, scritto sulla pagina pescarese del quotidiano "Avvenire" e sul quotidiano locale Abruzzo Oggi.
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