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Lavoro: “Azzerare l’irregolarità significa dare sicurezza a tutti”

"Chiediamo a chi ha il compito di promuovere il bene comune - sottolinea il cardinale Bassetti, presidente Cei - di non dimenticare queste persone, questi nostri fratelli e sorelle, e di indicare le vie per una loro regolarizzazione, non solo di quelli che possono esserci “utili”, ma di tutti coloro che sono nel nostro Paese, come premessa indispensabile alla tutela della salute di tutti e al ripristino della legalità"

Lo ha affermato Oliviero Forti, responsabile Area immigrazione di Caritas italiana

«Azzerare l’irregolarità nel nostro Paese significa dare sicurezza a tutti». Lo ha affermato Oliviero Forti, responsabile dell’area immigrazione di Caritas italiana, in riferimento al dibattito sulla regolarizzazione di 600 mila lavoratori stranieri irregolari da inserire nel “Decreto maggio”, come proposto dalla ministra delle Politiche agricole Teresa Bellanova, in discussione dal Consiglio dei ministri: «Sarebbe un bel contributo per combattere la criminalità e le altre forme di sfruttamento e abusi – commenta all’agenzia di stampa Sir –, perché sappiamo che la criminalità si muove sempre nel torbido. Fino a quando non garantiamo trasparenza, sicurezza e regolarità la criminalità spadroneggia. È lo stesso meccanismo utilizzato dai trafficanti di esseri umani, finché non creiamo vie legali e sicure per venire in Italia le persone si affideranno ai trafficanti e saranno merce su cui lucrare».

Oliviero Forti, responsabile area immigrazione Caritas Italiana

Accade lo stesso per i lavoratori agricoli: «Quando i lavoratori migranti avranno un contratto e una abitazione dignitosa, il ruolo del caporale quasi automaticamente verrà meno – sottolinea -. Non scomparirà del tutto perché è una figura fortemente radicata in certi contesti, però sarà molto meno importante e condizionante rispetto alla vita di queste persone. Perché chi non ha poteri contrattuali non può rivendicare i propri diritti. Ora, ad esempio, non si può affittare una casa senza il permesso di soggiorno. Con la regolarizzazione bisognerà fare in modo di creare un mercato abitativo e riavviare un processo che porti al superamento della situazione attuale, oggi complicatissima».

Caritas italiana è attiva in diverse regioni italiane a fianco dei braccianti stranieri con il Progetto Presidio: «I nostri operatori sui territori – riporta il responsabile dell’area immigrazione di Caritas italiana – ci riferiscono che gli stessi lavoratori sono stati coscienziosi e si sono chiusi in auto quarantena. Per fortuna non si sono registrati, all’interno di queste realtà, casi gravi di contagio da Covid-19 come si temeva».

Dunque, a detta della Caritas, la regolarizzazione dovrebbe coinvolgere i lavoratori di tutti gli ambiti: «Sarebbe auspicabile – suggerisce Oliviero Forti – una regolarizzazione di tutti i lavoratori stranieri nell’immediato. Ma anche iniziare dall’agricoltura e dalla collaborazione domestica e poi finire in autunno con il resto del sommerso, sarebbe comunque una operazione di grande civiltà, di cui il nostro Paese ha enorme bisogno».

Secondo la ministra dell’Interno Luciana Lamorgese la priorità andrebbe ai braccianti agricoli (circa 200 mila) e poi alle colf e alle badanti (altre 200 mila): «Vista la situazione complicata dal coronavirus – propone Forti –, chiediamo di permettere almeno a chi è impegnato nell’agricoltura di regolarizzare la propria posizione. Questo può andare a beneficio della filiera alimentare e può avviare un processo che sia maggiormente compreso dall’opinione pubblica. Altrimenti, il rischio è che i lavoratori che vivono da anni in quelle condizioni paghino un prezzo altissimo, mentre i consumatori potrebbero affrontare costi ancora più elevati e meno disponibilità di prodotti sul mercato. È chiaro che non abbandoneremo l’idea di una regolarizzazione su più ampia scala, che però richiede il coinvolgimento di altri attori in tema di orientamento, formazione, accompagnamento per le pratiche».

Questo perché la procedura di regolarizzazione non avviene in un giorno: «Servono anche una serie di misure a sostegno, a partire dal superamento dei ghetti – aggiunge il funzionario di Caritas italiana -. La regolarizzazione, sarebbe solo un primo passo di una serie di azioni che andranno fatte per sistemare un settore abbandonato a sé stesso, come politiche abitative territoriali e altre misure di sostegno per dare a queste persone una dignità a 360°. Creare le condizioni per un confronto ad ampio spettro sarebbe davvero una ripartenza con il piede giusto».

Card. Gualtiero Bassetti, presidente della Conferenza episcopale italiana

Un appello alla regolarizzazione che in questi giorni è stato rilanciato anche dal presidente della Conferenza episcopale italiana: «Non possiamo dimenticare che in questo momento – ricorda il cardinale Gualtiero Bassetti -, tra i tanti che sono in grave difficoltà nel nostro Paese e ai quali come Chiesa siamo vicini ci sono almeno 600 mila persone, molte delle quali lavorano nei campi o nei servizi di cura e assistenza ai nostri anziani e alle nostre famiglie, prive di ogni diritto e di ogni sussidio. Queste persone sono gravemente esposte non solo allo sfruttamento lavorativo, ma anche per la loro stessa salute, rischiando di diventare, loro malgrado, fonte di contagio per tutti».

Il cardinale ha poi citato le parole espresse, in questi giorni, da Papa Francesco: «Crediamo davvero – conclude il porporato – che siamo sulla stessa barca, partecipi delle stesse preoccupazioni e delle stesse attese. Ognuno, qualunque sia la sua provenienza, la sua età o condizione, è degno di rispetto ed è amato da Dio in modo unico. Chiediamo dunque a chi ha il compito di promuovere il bene comune di non dimenticare queste persone, questi nostri fratelli e sorelle, e di indicare le vie per una loro regolarizzazione, non solo di quelli che possono esserci “utili”, ma di tutti coloro che sono nel nostro Paese, come premessa indispensabile alla tutela della salute di tutti e al ripristino della legalità».

About Davide De Amicis (3831 Articles)
Nato a Pescara il 9 novembre 1985, laureato in Scienze della Comunicazione all'Università degli Studi di Teramo, è giornalista professionista. Dal 2010 è redattore del portale La Porzione.it e dal 2020 è direttore responsabile di Radio Speranza, la radio della Chiesa di Pescara-Penne. Dal 2007 al 2020 ha collaborato con la redazione pescarese del quotidiano Il Messaggero. In passato è stato direttore responsabile della testata giornalistica online Jlive radio, ha collaborato con Radio Speranza, scritto sulla pagina pescarese del quotidiano "Avvenire" e sul quotidiano locale Abruzzo Oggi.
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