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Covid-19, Caritas: in Italia 179 positivi e 20 morti tra operatori e volontari

Il 34% delle persone che si sono rivolte alle Caritas diocesane durante il lockdown sono stati “nuovi poveri”. 92 mila famiglie in difficoltà hanno avuto accesso a fondi diocesani, oltre 3 mila famiglie hanno usufruito di attività di supporto per la didattica a distanza e lo smart working, 537 piccole imprese hanno ricevuto un sostegno

È emerso dalla seconda rilevazione nazionale, condotta dal 3 al 23 giugno, da Caritas italiana

Un volontario Caritas consegna un pacco viveri

Il 34% delle persone che si sono rivolte alle Caritas diocesane durante il lockdown sono “nuovi poveri”, ovvero persone che si sono rivolte per la prima volta alle strutture ecclesiali. Ma con la riapertura si è registrato un piccolo segnale positivo: nel 28,4% delle 169 Caritas diocesane interpellate, pari al 77,5% del totale (sono 218 le Caritas in Italia), si è registrato un calo delle domande di aiuto. Sono alcuni dei dati che emergono dalla seconda rilevazione nazionale condotta dal 3 al 23 giugno da Caritas italiana, mediante un questionario strutturato rivolto ai direttori e responsabili delle Caritas diocesane. Non tutte le Caritas interpellate hanno calcolato con esattezza le persone  accompagnate e sostenute da marzo a maggio che comunque, in base alle risposte parziali pervenute, risultano quasi 450 mila, di cui il 61,6% italiane. Inoltre, 92 mila famiglie in difficoltà hanno avuto accesso a fondi diocesani, oltre 3 mila famiglie hanno usufruito di attività di supporto per la didattica a distanza e lo smart working, 537 piccole imprese hanno ricevuto un sostegno.

Nel complesso, grazie al fiorire di iniziative di solidarietà e al contributo che la Conferenza episcopale italiana ha messo a disposizione dai fondi dell’otto per mille, i servizi forniti sono stati: dispositivi di protezione individuale/fornitura igienizzanti, pasti da asporto/consegne a domicilio, servizi di ascolto e accompagnamento telefonico, acquisto farmaci e prodotti sanitari, ascolti in presenza su appuntamento, supporto/orientamento rispetto alle misure messe in atto dalle amministrazioni/governo, assistenza domiciliare, attività di sostegno per nomadi, giostrai e circensi, servizi di supporto psicologico, rimodulazione dei servizi per senza dimora, accompagnamento alla dimensione del lutto, sportelli medici telefonici, aiuto per lo studio/doposcuola, alloggio per quarantena/isolamento, presenza in ospedale/Rsa, accoglienza infermieri e medici.

E dopo il lockdown, nella fase della riapertura, il 95,9% delle 169 Caritas diocesane che hanno partecipato all’indagine (su 218) ha segnalato, da parte degli utenti, un aumento delle criticità legate alla perdita del lavoro e delle fonti di reddito. Oltre la metà delle Caritas hanno indicato, invece, difficoltà nel pagamento di affitto o mutuo, disagio psicologico-relazionale, difficoltà scolastiche, solitudine, depressione, rinuncia/rinvio di cure e assistenza sanitaria.

L’indagine ha quindi preso in esame anche le condizioni occupazionali di chi si è rivolto ai centri Caritas: sono soprattutto disoccupati in cerca di nuova occupazione, persone con impiego irregolare fermo a causa della pandemia, lavoratori precari o saltuari che non godono di ammortizzatori sociali, lavoratori dipendenti in attesa della cassa integrazione ordinaria o cassa integrazione in deroga, lavoratori autonomi o stagionali in attesa del bonus 600/800 euro, pensionati, inoccupati in cerca di prima occupazione, persone con impiego irregolare, casalinghe. E tra le altre problematiche manifestate dagli utenti dei centri Caritas, ci sono problemi burocratici e amministrativi, difficoltà delle persone in situazione di disabilità, mancanza di alloggio in particolare per i senza dimora, diffusione dell’usura e dell’indebitamento, violenza e maltrattamenti in famiglia, difficoltà a visitare o mantenere un contatto con parenti e congiunti in carcere, diffusione del gioco d’azzardo.

Ma anche le Caritas diocesane hanno pagato un prezzo altissimo, durante la pandemia di Coronavirus Covid-19. Infatti, tra operatori e volontari, sono stati 179 quelli positivi al Covid-19, di cui 95 ricoverati e 20 deceduti. In questa fase, infatti, è stato infatti fondamentale – accanto all’impegno degli operatori – l’apporto di migliaia di volontari tra cui molti, giovani che nella fase acuta della pandemia, hanno garantito la prosecuzione dei servizi sostituendo molti over 65 che in via precauzionale rimanevano a casa.

About Davide De Amicis (4380 Articles)
Nato a Pescara il 9 novembre 1985, laureato in Scienze della Comunicazione all'Università degli Studi di Teramo, è giornalista professionista. Dal 2010 è redattore del portale La Porzione.it e dal 2020 è direttore responsabile di Radio Speranza, la radio della Chiesa di Pescara-Penne. Dal 2007 al 2020 ha collaborato con la redazione pescarese del quotidiano Il Messaggero. In passato è stato direttore responsabile della testata giornalistica online Jlive radio, ha collaborato con Radio Speranza, scritto sulla pagina pescarese del quotidiano "Avvenire" e sul quotidiano locale Abruzzo Oggi.
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