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“Facciamo nostra la compassione di Gesù, pieghiamo il cuore ai bisognosi”

"Il segreto dell’amore di Gesù, un amore compreso fino al dono della vita e fino al dono del sangue, che sarà versato come quello di Giovanni Battista – sottolinea l'arcivescovo Valentinetti -, necessita di una compassione che si piega sui malati, di una compassione che si piega sugli affamati"

È l’esortazione rivolta oggi dall’arcivescovo Valentinetti, celebrando la messa su Rai 1 da Castel Castagna

L'arcivescovo Valentinetti pronuncia l'omelia

L’arcivescovo di Pescara-Penne monsignor Tommaso Valentinetti anche oggi, nella diciottesima domenica del tempo ordinario (festa della Madonna degli angeli e del Perdono di Assisi), ha visitato un’altra delle parrocchie appartenenti ai territori più colpiti dalla pandemia di Coronavirus Covid-19, ovvero la parrocchia della Beata Vergine Maria di Ronzano a Castel Castagna, nel versante teramano dell’arcidiocesi di Pescara-Penne. Con l’occasione il presule ha presieduto la santa messa, trasmessa in diretta su Rai 1 (e in contemporanea su Radio 1, Radio Vaticana e Rai Italia) dalle telecamere della squadra Esterna 1 di Firenze dirette da don Simone Chiappetta con il commento liturgico di Simona De Santis, concelebrata dal parroco don Alexander Marquez.

Nell’omelia l’arcivescovo ha approfondito il brano biblico del giorno, che racconta la reazione di Gesù alla morte di Giovanni Battista: «Si ritira in un luogo deserto – ricostruisce monsignor Valentinetti – e comprende che quella fine potrebbe essere anche la sua fine. Una fine della vita data per amore e solo per amore. Ed ecco allora ciò che ne segue, che dimostra chiaramente qual è il senso dell’amore di Gesù per i suoi discepoli, ma anche per tutti coloro che lo seguono, per tutti gli uomini della terra. La folla capisce che si è ritirato in un silenzio orante e lo segue a piedi dalla città. Gesù scorge la folla e, sentendo compassione per loro, guarisce i loro malati. Li guarisce, forse con dei miracoli, ma probabilmente li cura, cioè si prende cura di loro, delle loro situazioni difficili. Così come aveva fatto tante volte nella sua vita, si è piegato sulle sofferenze e sulle piaghe dell’umanità».

La chiesa della Beata Vergine Maria di Ronzano

Ma in questo contesto emerge un’altra criticità, sia agli occhi dei discepoli che a quelli di Gesù: «I discepoli si avvicinano – ricorda l’arcivescovo Valentinetti – dicendogli “Il luogo è deserto, congeda la folla perché vada a comprarsi da mangiare”. Ma la risposta di Gesù segue la linea della compassione, cioè la linea del condividere, la linea dell’essere per gli altri. La risposta è perentoria “Non occorre che vadano, voi stessi date loro da mangiare”. Questa risposta non convince gli apostoli, che fanno i conti con la situazione difficile di quel momento “Non c’è altro che cinque pani e due pesci. Ma cos’è questo per tanta gente?”. Ma d’incanto, quel luogo che era deserto diventa una verdissima prateria, tanto è vero che Gesù ordina alla folla di sedersi, prende i cinque pani e due pesci, recita la benedizione e tutti sono saziati di quel cibo miracoloso».

Quindi l’arcivescovo di Pescara-Penne ha fatto notare come la simbologia eucaristica sia molto presente in questo testo: «Ma probabilmente – aggiunge – questa simbologia eucaristica, che dona pane e sazietà al mondo intero – a tutti coloro che di domenica in domenica si siedono alla mensa eucaristica e ne avanza sempre perché sempre è dono di pienezza, assume la dimensione dell’amore, di una compassione che riesce ad andare al di là di tutto e al di là di tutti. Riesce, cioè, ad andare oltre i calcoli più schematici dei discepoli. La Chiesa e le organizzazioni questi calcoli li possono fare, ma il segreto dell’amore di Gesù – un amore compreso fino al dono della vita e fino al dono del sangue, che sarà versato come quello di Giovanni Battista – necessita di una compassione che si piega sui malati, di una compassione che si piega sugli affamati».

I fedeli che hanno partecipato alla santa messa

Da qui un riferimento all’attualità: «Ora, cari fratelli e care sorelle – interroga monsignor Tommaso Valentinetti -, forse mai come in questo tempo in cui veniamo fuori o stiamo, speriamo, venendo fuori da una situazione difficilissima, dobbiamo fare nostra la compassione di Gesù. Dobbiamo cioè imitare tutto quello che Lui ci ha insegnato e piegare il nostro cuore su coloro che hanno fame, su coloro che hanno bisogno d’aiuto, su coloro che hanno bisogno di essere consolati, su coloro che in qualche modo hanno sperimentato le difficoltà della vita e dell’esistenza umana. Una difficoltà che sempre si presenta. Oggi si chiama Covid-19, ma in passato si è chiamata fame nel mondo, si è chiamata diffusione di tante malattie contagiose a cui non abbiamo mai pensato, perché non ha toccato così fortemente come oggi il nostro mondo opulento e il nostro mondo globalizzato solo dalla finanza e dal denaro. Ma Isaia che cosa chi ha detto questa mattina? “O voi tutti assetati venite all’acqua e perché comprate tutto ciò che non è pane? Perché spendete denaro per ciò che non è pane e il vostro guadagno per ciò che non sazia?”. Il mondo contemporaneo, coloro che hanno responsabilità nella storia e noi tutti, come Chiesa, abbiamo l’urgenza e il dovere di farci la grande domanda “Fino adesso per che cosa abbiamo speso il nostro denaro, le nostre risorse di ogni tipo? E abbiamo saputo guardare davvero a ciò di cui abbiamo davvero bisogno?” “Su, ascoltate – dice ancora Isaia – e mangerete cose buone e gusterete cibi succulenti”. La cosa buona e i cibi succulenti sono l’amore, la misericordia, la condivisione. “Porgete l’orecchio e venite a me, ascoltate e vivrete, io stabilirò per voi un’alleanza eterna – così dice ancora Isaia -, i favori assicurati a coloro che vi hanno preceduto”».

Infine, l’arcivescovo Valentinetti ha espresso una preghiera: «Signore – conclude -, dacci il Tuo pane eucaristico. Signore, insegnaci a condividere il pane che abbiamo e che il Tuo sangue, la Tua vita ci doni misericordia e ci faccia operatori di misericordia».   

About Davide De Amicis (3895 Articles)
Nato a Pescara il 9 novembre 1985, laureato in Scienze della Comunicazione all'Università degli Studi di Teramo, è giornalista professionista. Dal 2010 è redattore del portale La Porzione.it e dal 2020 è direttore responsabile di Radio Speranza, la radio della Chiesa di Pescara-Penne. Dal 2007 al 2020 ha collaborato con la redazione pescarese del quotidiano Il Messaggero. In passato è stato direttore responsabile della testata giornalistica online Jlive radio, ha collaborato con Radio Speranza, scritto sulla pagina pescarese del quotidiano "Avvenire" e sul quotidiano locale Abruzzo Oggi.
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