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Covid-19: “Si lascia dietro una generazione perduta di bambini”

"Occorre – esorta Daniela Fatarella, direttrice generale di Save the children - intensificare gli sforzi per cancellare il debito dei Paesi a basso reddito e degli Stati più fragili, in modo che possano investire più facilmente nelle vite e nel futuro dei loro bambini, i cui bisogni e le cui opinioni devono essere al centro di qualsiasi piano per ricostruire ciò che il mondo ha perso negli ultimi mesi"

È l’allarme lanciato da Save the Children, attraverso il rapporto “Protect a generation”

Dopo sei mesi trascorsi dalla dichiarazione da parte dell’Organizzazione mondiale della sanità (Oms) della pandemia di Coronavirus-Covid-19, «l’impatto del virus sta assumendo dimensioni catastrofiche, esacerbando ulteriormente le disuguaglianze esistenti e lasciandosi dietro una generazione perduta di bambini. Sempre più lontano il raggiungimento degli obiettivi di sviluppo sostenibile. E gravi conseguenze sui bambini che non risparmiano neanche il nostro Paese: entro la fine dell’anno, in Italia, 1 milione di minori in più potrebbero scivolare nella povertà assoluta, il doppio rispetto a quelli del 2019».

È l’allarme lanciato da Save the Children, attraverso il nuovo rapporto “Protect a generation” che contiene i risultati di una grande indagine globale condotta dall’organizzazione in 37 Paesi nel mondo, raccogliendo voci ed esperienze dirette di oltre 25 mila bambini e adulti coinvolti nei propri programmi di intervento: «Tre famiglie su quattro – sottolinea il rapporto – hanno dichiarato di aver perso parte del proprio reddito, 2 su 3 non riescono a sfamare adeguatamente i propri figli e 9 su 10 non possono accedere alle cure mediche. Sono stati soprattutto i nuclei già in povertà prima della pandemia ad essere maggiormente colpiti: tra questi l’82% ha subito diminuzioni del reddito rispetto al 70% delle famiglie non povere. Sono molto gravi anche le conseguenze sul fronte dell’educazione, con 8 bambini su 10 che con la chiusura delle scuole hanno interrotto completamente ogni forma di apprendimento, e solo meno dell’1% dei minori più poveri che ha accesso a internet e alla didattica a distanza. E in Italia 1 genitore su 10 ritiene di non potersi permettere l’acquisto di tutti i libri scolastici, e 2 su 10 temono di non poter più sostenere il costo della mensa scolastica».

Non solo: «Bambine e bambini privati, nel mondo – aggiunge lo studio -, della possibilità di studiare e sempre più esposti al rischio di subire violenze, anche in casa, e di essere costretti ad andare a lavorare per aiutare le famiglie. Una condizione che incrementa ancora di più i gender gap, facendo pagare il prezzo più alto alle ragazze e alle bambine, che con la pandemia hanno dovuto occuparsi sempre più delle faccende domestiche (nel 63% dei casi, contro il 43% per i maschi), rinunciando così allo studio e rischiando di doversi sposare prematuramente spesso con uomini molto più grandi di loro».

Ma già prima della pandemia da Covid-19, «5,3 milioni di bambini morivano in un solo anno prima di aver compiuto i 5 anni di età, di cui più della metà per cause facilmente curabili e prevenibili, come malaria, diarrea o polmoniti. E ad essere penalizzati erano soprattutto i bambini delle famiglie più povere, con più del doppio delle probabilità di perdere la vita prima del quinto anno di età rispetto ai coetanei dei nuclei più benestanti. Numeri che con la pandemia e il collasso dei sistemi sanitari, in contesti già di per sé fragili, rischiano di aggravarsi drasticamente».

In base a stime recenti stime, contenute nel nuovo rapporto di Save the Children, «80 milioni di bambini al mondo rischiano di non avere accesso ai normali vaccini». Dati che vengono confermati dalla nuova indagine condotta dall’organizzazione non governativa: «Quasi 9 famiglie su 10 tra quelle intervistate (89%) – si legge ancora nello studio – sta incontrando notevoli ostacoli nell’accesso a cure mediche e medicinali, percentuale che sale al 95% tra le famiglie con bambini con problemi di salute cronici e al 96% tra quelle con minori con disabilità, a causa della chiusura delle strutture o della sospensione di molti servizi. In moltissimi casi, il principale ostacolo all’accesso alle cure è di natura economica: il 93% delle famiglie che a causa del Covid ha perso più della metà del proprio reddito non riesce ad accedere ai servizi sanitari, mentre quasi la metà delle famiglie in condizioni economiche disagiate (45%) non ha i soldi per pagare le medicine».

Daniela Fatarella, direttrice generale Save the children

Fin dalle fasi primordiali dell’emergenza sanitaria, Save the Children ha varato un vasto piano globale di risposta al Covid per proteggere i bambini, e le loro famiglie, dalle gravi conseguenze della crisi. Fino a questo momento, con i suoi interventi in 88 Paesi al mondo, Save the children ha già raggiunto 9,1 milioni di persone, di cui 4,3 milioni di bambini. In particolare, per arginare il rischio di mortalità infantile amplificato dagli effetti del Covid, la nota ong ha dotato di trattamenti contro la malnutrizione acuta a 175 mila bambini sotto i 5 anni di età, ha garantito l’accesso all’acqua pulita a circa 482 mila famiglie e ha formato 73 mila operatori sanitari nelle comunità. Allo stesso modo, per contrastare l’aumento della malnutrizione e dell’insicurezza alimentare ha fornito aiuti materiali a 236 mila famiglie. Save the children si è inoltre attivata per garantire il diritto allo studio dei bambini colpiti dalla chiusura delle scuole, raggiungendo 2,1 milioni di bambini con interventi di supporto alla didattica a distanza ed erogando un supporto specifico ai Ministeri dell’educazione di 50 Paesi, ma anche ai piani nazionali di risposta al Covid di 25 Paesi al fine di includere in essi le voci e i bisogni dei bambini. Infine, 99 mila bambini e 213 mila adulti hanno ricevuto supporto mentale e psicosociale: «Questa pandemia – osserva Daniela Fatarella, direttrice generale di Save the children – non ha guardato in faccia nessuno, non è stata fermata dalle frontiere e ha colpito persone e comunità in ogni parte del mondo, con conseguenze gravi soprattutto sul futuro di tanti bambini. Il Covid ha aumentato ovunque le diseguaglianze, in Italia ma ancor di più nelle aree fragili del pianeta. Non siamo ancora fuori dal rischio sanitario, ma tra le priorità per ripartire deve esserci quella di proteggere i bambini. Non possiamo rischiare che rimangano indietro, perché altrimenti rimarremo indietro tutti».

Una delle conseguenze peggiori, secondo la Fatarella, è che molti bambini non torneranno più a scuola «perché – spiega – la povertà estrema nella quale sono cadute le famiglie li esporrà al lavoro minorile e al rischio di abusi e violenze. Un rischio ancora maggiore per le ragazze più giovani, la cui unica possibilità rischia di essere quella di sposare un uomo molto più grande di loro e fare dei bambini quando loro stesse sono ancora delle bambine».

Da qui l’impegno rilanciato dall’organizzazione: «Proteggere i bambini – ricorda la direttrice generale di Save the children – è stato il nostro imperativo in questi mesi in tutto il mondo. Abbiamo formato operatori sanitari, supportato le famiglie nei momenti di difficoltà fornendo loro aiuti materiali per contrastare la malnutrizione. Abbiamo lavorato per portare acqua pulita nei villaggi più dimenticati per evitare il diffondersi di contagio e ulteriori malattie. Ma soprattutto non abbiamo mai smesso di ascoltare la voce dei bambini, troppo spesso dimenticati in questa crisi, supportandoli nelle difficoltà della didattica a distanza ma anche aiutando coloro che a scuola non potevano più andare, cercando anche di alleviare le conseguenze psicologiche che questa situazione ha avuto sui più piccoli. Proteggere i bambini ora significa proteggere una generazione che rischia di perdersi, una generazione che è il nostro futuro. Il mondo deve agire in fretta per proteggere un’intera generazione di bambini dalla perdita di un futuro sano e stabile».

Partendo da questo presupposto, l’ong ha rivolto un appello per raggiungere l’obiettivo: «Occorre – conclude Daniela Fatarella – intensificare gli sforzi per cancellare il debito dei Paesi a basso reddito e degli Stati più fragili, in modo che possano investire più facilmente nelle vite e nel futuro dei loro bambini, i cui bisogni e le cui opinioni devono essere al centro di qualsiasi piano per ricostruire ciò che il mondo ha perso negli ultimi mesi».

About Davide De Amicis (3855 Articles)
Nato a Pescara il 9 novembre 1985, laureato in Scienze della Comunicazione all'Università degli Studi di Teramo, è giornalista professionista. Dal 2010 è redattore del portale La Porzione.it e dal 2020 è direttore responsabile di Radio Speranza, la radio della Chiesa di Pescara-Penne. Dal 2007 al 2020 ha collaborato con la redazione pescarese del quotidiano Il Messaggero. In passato è stato direttore responsabile della testata giornalistica online Jlive radio, ha collaborato con Radio Speranza, scritto sulla pagina pescarese del quotidiano "Avvenire" e sul quotidiano locale Abruzzo Oggi.
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